MUSEI E CONOSCENZA
Il mondo visto come un museo diffuso
Grazie all’innovazione tecnologica e al digitale si allarga sempre di più in Italia e nel mondo il concetto di museo diffuso dove storia, mestieri, personaggi, luoghi, avvenimenti, vengono uniti in un’area geografica attraverso itinerari tematici. I musei tradizionali si aprono così sempre di più al territorio
Donatella Zucca
Il concetto di museo diffuso prende le mosse dai museologi francesi Georges Henry Rivière e Hugues de Varine che, nei primi anni Settanta, concettualizzarono una nuova idea museale, intesa come multipolarità di valori sociali, artistici e culturali. Polmone di conoscenza e cultura al cui respiro contribuisce il coinvolgimento del territorio, la sua comunità e i visitatori. Un museo di tutti per tutti, aperto a spazi, attività e dialoghi fuori dal proprio edificio, che facilitino la conoscenza dei tesori custoditi e di nuovi altri. Una svolta nell’approccio alla cultura e all’arte, distante da quello elitario di una volta, pur mantenendo alto il livello dei contenuti. Una sorta di happening culturale che può prendere le mosse sia dal museo o la galleria d’arte, che da edifici, piazze, abitazioni, angoli cittadini o rurali legati a mestieri, avvenimenti e personaggi, capaci di trasmettere valori e offrire esperienze da vivere. Visite e attività che seguono percorsi strutturati, volti a valorizzare patrimoni culturali classici ed elevarne altri, formatisi fuori dai sacrari della cultura, in cui visitatori e contesto locale diventano attori della loro riscoperta.
Negli stessi anni, l’architetto italiano Fredi Drugman è stato tra i primi a teorizzare il pensiero di museo diffuso nel nostro paese, forse spinto dall’enorme offerta e da un momento molto favorevole. Protagoniste di una svolta epocale, arte e cultura guidavano una rivoluzione economico/sociale, figlia della controcultura hippy, di Herbert Marcuse e la contestazione studentesca, di Andy Warhol, del pop e del rock. Per fare della cultura un bene comune, nel 1973 nasce a Roma l’idea di un decentramento teatrale che si traduce nel Teatro Tenda, All’inizio itinerante e con spettacoli leggeri, poi palcoscenico di grandi classici teatrali e attori come Dario Fo, Vittorio Gassman, Gigi Proietti, Roberto Benigni e molti altri.In sintonia con le idee museali odierne, per cui, attraverso l’arte, il sapere deve uscire da realtà immobili o circoscritte e nei suoi vari modi portare bellezza, avvicinare alla cultura e aprire le menti a visioni più ampie della vita, oltre a rappresentare una non trascurabile linfa economica.

Frédéric Jousset, mecenate, collezionista e imprenditore, co-fondatore di WebHelp e fondatore di Art Explora
In sintonia con l’idea di museo diffuso, il pensiero guida della fondazione Art Explora, nel promuovere ogni aspetto della cultura con progetti volti a raggiungere tutti e ad aiutare gli artisti. «Quando mi sono occupato del settore per il Ministero della Cultura della Repubblica, ci siamo chiesti se considerare ogni attività umana portatrice di cultura», spiega il cinquantaduenne Frédéric Jousset, mecenate, collezionista e imprenditore, co-fondatore del big globale dell’outsursing WebHelp, fondatore di Art Explora nel 2019 e da allora consacrato unicamente alla cultura. “Una cultura esigente da cui deriva un approccio dell’arte senza tempo, frontiere o barriere, che porta ad aprire dialoghi, favorire incontri tra hip hop e balletto classico, arte rinascimentale e contemporanea, artisti di ieri e di oggi». Un approccio all’intero mondo della creazione, finalizzato a migliorare la vita, in linea col motto della fondazione «L’arte ci fa bene». A sostegno di tale visione, nel 2020 Jousset istituisce il fondo d’investimento ArtNova, finanziato dal suo patrimonio personale con 100 mln di euro. Tra le iniziative della fondazione, lo «Art Explora-Académie des Beaux Arts », primo premio europeo per musei innovativi in materia di inclusione, sensibilizzazione e azioni per ampliare il loro pubblico, per cui stanzia 150.000 €. Nel 2021 assegnato al Musée d’Ixelles a Bruxelles col progetto “Musée comme chez soi” (Museo come a casa), alla Monnaie de Paris con “Les sens de la mémoire” (Il senso della memoria), al Victoria and Albert Museum di Londra con “V&A Innovate” ed infine il premio del pubblico al Louvre Lens in Francia con il progetto « L’exposition participative » (La mostra partecipativa). In collaborazione col Centre Pompidou e il MuMo – Musée Mobile, nato per facilitare l’accessibilità all’arte di oggi, Art Explora sostiene un nuovo progetto di camion museo che coinvolge oltre 400 volontari e offre programmi d’incontri e workshop dedicati. Disegnato da Hérault Arnod Architectures, il camion fa il primo tour quest’anno in Francia, con la mostra gli “Animali escono dalla loro riserva”, 25 opere della collezione del Centre Pompidou, ad ogni tappa abbinata a esposizioni e laboratori partecipati da studenti, genitori e residenti. Un tipo di divulgazione culturale a cui s’aggiunge ARTEXPLORER, il catamarano a vela di 46 m più grande al mondo, destinato a democratizzare l’arte nelle sue toccate marinare e in navigazione. Un’idea che venne a Frédéric veleggiando in Italia, concretizzata nei cantieri toscani The Italian Sea Group. L’imbarcazione sarà per due mesi l’anno in charter o uso privato, uno in manutenzione e per il resto galleria d’arte/museo, capace d’offrire ogni giorno a 2.000 persone esperienze culturali. “Sarà pronto nel 2023 e farà il giro del Mediterraneo, fermandosi ogni 10 giorni in un porto diverso », ci spiega Jousset, « accompagnato da festival culturali con eventi a bordo e sul posto, e realtà virtuali per dialogare coi più giovani. Credo molto nella tecnologia come moltiplicatore e complemento per seguire l’evoluzione culturale, ma non in sostituzione della creatività umana». L’arte è nel suo Dna, con la madre Conservateur Générale al Beaubourg, passa l’infanzia nei musei, a 36 anni è Grand Mécène al Museo del Louvre e a 42 membro del board dell’École Nationale Supérieure des Beaux Arts di Parigi e presidente del consiglio d’amministrazione. Nel 2016 acquista Beaux Arts Magazine, è nominato amministratore del Museo del Louvre dal Ministero della Cultura e guida un gruppo di lavoro rivolto ai giovani. Attore di una nouvelle vague per cui persino la bellezza assume nuovi ruoli e valori. “Una bellezza allargata a quella della vita e della società, nata dal credere agli agenti di cambiamento di cui l’artista è portavoce».
Dai fondali marini alle campagne e le città, l’Italia è un museo diffuso senza eguali. Iniziando dal mare, la rete di siti archeologici subacquei “Mediterranean Underwater Cultural Heritage” include la Campania, coi percorsi acquatici dei siti di Baia Sommersa dei Campi Flegrei e il Parco Sommerso di Gaiola; la Sicilia con quelli delle isole Egadi, Pantelleria, Plemmirio e Ustica; la Puglia con Egnazia, isole Tremiti, San Pietro in Bevagna; la Calabria con Capo Rizzuto. Legati da una storia comune, ai nostri se ne aggiungono altri in Grecia, Egitto, Israele e Turchia. Dall’altra parte del mondo, persino la Grande Barriera corallina dell’Australia diventa museo diffuso. Sulla terra, percorsi che nascono dai musei e si estendono ai loro legami con la città, il territorio e il paese, oppure da realtà produttive, mestieri o forme di artigianato locale, che sposano l’arte e la cultura entrando loro stessi a farne parte. Un esempio lo troviamo nel mondo viti-vinicolo, tra realtà che raccontano il territorio, ospitano opere di artisti di fama internazionale, istituiscono premi, organizzano eventi ed esposizioni, persino tra i filari dell’uva. Cantine firmate da Archistar, con architetture che celebrano l’arte della vinificazione e della viticoltura, la loro collocazione nella storia del territorio e spesso del paese. Tra i percorsi più noti, quelli delle Strade del Vino, lungo tutta l’Italia dall’Alto Adige alle isole, la Francia però non è certo da meno e neppure le aree vinicole degli States. Altri invece sono a sfondo sociale, il museo diffuso dei luoghi abbandonati In Loco in Romagna, oppure quelli della Resistenza a Torino e del terrorismo di Milano, dei luoghi della Grande Guerra in Lusiana, sull’altopiano dei Sette Comuni in Veneto.Tornando all’arte e alla natura, se la pandemia non remerà ancora contro, un esempio bellissimo sarà Procida Capitale della Cultura 2022, con presenze e siti espositivi di opere iconiche di ogni tempo disseminati in ordine sparso dal porto, al borgo fortificato di Terra Murata e il Palazzo d’Avalos. Passando ad altre isole meritano attenzione il progetto di Sant’Antioco in Sardegna e il Museo dei Cinque Sensi a Sciacca in Sicilia.
I borghi, spesso provvisti di alberghi diffusi e in italia molto numerosi, giocano un ruolo interessante, un esempio quello di Sansepolcro, in provincia di Arezzo, dove nacque Piero della Francesca. Restando in Toscana e giusto per fare qualche altro esempio, il sistema museale MuDev (Museo Diffuso dell’Empolese Valdelsa) include 21 musei. Tra i classici identificabili come espressione del territorio, quelli veneti della Lusiana, dal Museo Palazzon e il Villaggio Preistorico del Monte Corgnon, ad altri dedicati alla fauna, flora e i mestieri del bosco. Beni culturali e naturali che collegano il presente al passato e insieme costituiscono un patrimonio nazionale. Sia in Italia che in altre parti del mondo, un elenco lungo e diversificato, ma con un denominatore comune unico: porre l’accento sulla natura e i valori umani della cultura e dell’arte. Il progetto Art4ART, realizzato al Policlinico Gemelli di Roma in collaborazione con l’Associazione Attilio Romanini, porta la bellezza dell’arte e della natura nel reparto di radiologia oncologica, a sostegno psicologico dei giovani degenti. La tecnologia entra ancora in campo con i Musei Digitali Diffusi coinvolgendo, tra reale e virtuale, istituzioni e persone che possono interagire attraverso social e App.
Restando in ambito tecnologico, un altro strumento che permette l’apertura della cultura e della conoscenza a un vasto pubblico è la realtà virtuale. Lo dimostra in modo molto interessante, la riproduzione in 3D della farmacia di Santa Maria della Scala a Roma, conosciuta come La Farmacia dei Papi, che custodisce strumenti e ricette risalenti al XVI secolo, e sostanze provenienti da ogni parte del mondo. Attiva come spezieria dalla fine del XVII sec alla metà del novecento, è ritenuta la più antica d’Europa. Sino a ogni contenuto, un progetto effettuato da esperti dell’ENEA, l’Università Ca’ Foscari di Venezia, il laboratorio Hercules dell’Università di Évora (Portogallo), EASD – Escola D’Art Superior Disseney de Valencia e l’Università di Valencia (Spagna).
Le case Museo. Il Comité International Demeures Historiques ha catalogato varie tipologie di case museo, a partire dalle dimore di figure celebri dell’arte, della cultura, della nobiltà e del business, a quelle di carattere etno-antropologico o loro stesse opere d’arte. Alcune visitabili anche in modalità virtuale, come la Dennis Severs’ House a Londra in tempi di pandemia. Quattro piani che raccontano i cambiamenti nei secoli di una casa familiare e dove si è invitati a risolvere il mistero che la avvolge, a lume di candela, guidati da suoni e odori. Nel centro storico di Norimberga, la casa e studio del pittore Albrecht Dürer testimonia gli stili di vita del XVI sec. e dal 1828 è casa museo. A Parigi sono famose quelle di Victor Hugo e Honoré de Balzac e, a Port Marly, quella di Alexandre Dumas; in Spagna la casa di Picasso a Malaga e di Gaudi a Barcellona. Nel nostro paese, valorizzate e messe in rete dall’Associazione Case Museo Italia, se ne contano tantissime. Nel Circuito Case Museo Milano, Casa Bagatti Valsecchi, Poldi Pezzoli, Villa Necchi Campiglio, Casa Manzoni e altre. A Torino il Palazzo Reale, a Bologna la Casa Studio di Giorgio Morandi, Villa Axel Munthe ad Anacapri, Palazzo Mirto in Sicilia, rappresentano solo un assaggio dell’offerta nostrana. Oltre oceano, stupisce Salem, in Massachusetts, con Jonathan Corwin House, meglio conosciuta come The Witch House e The House of the Seven Gables affacciata sul mare e costruita nel 1668 dal mercante, comandante e armatore John Turner. Una della case storiche più amate d’America, ispiratrice del libro di Nathal Hawthorne che porta il suo nome. A Los Angeles, lungo le coste del Pacifico, è lo Hearst Castle ad attrarre l’attenzione, fatto costruire dall’editore e politico William Randolph Hearst nel 1919, per molti anni punto di ritrovo delle star di Hollywood. A Malibu, sempre Los Angeles, la casa museo Getty Villa è un must tra le cose da vedere. Fatta costruire dal petroliere Paul Getty nel 1974 e immersa nell’area interna ed esterna del Getty Center, si ispira alla villa dei Papiri di Ercolano e custodisce più di 44mila opere di arte antica romana, greca ed etrusca. Sede originale della collezione di Paul Getty, poi trasferita nel Getty Center, il complesso di cui è punto focale insieme al Getty Museum. Un paradiso di storia, arte e cultura il cui ingresso, come la Villa, è gratuito per tutti, quindi accessibile a tutti. Nel contesto, si sviluppa un enorme giardino con fiori e piante rare, una grande attrazione unitamente ai 450 posti a sedere del Barbara and Lawrence Fleischman Theater. Nonostante il suo successo e la fama siano così fortemente legati agli Usa, la casa natale di Arnold Schwarzenegger è nel piccolo villaggio di Thal bei Graz in Austria. Un edificio del 1806 ex residenza di caccia dei conti Herberstein, oggi un museo che ripercorre, in modo a dir poco originale, le tappe della sua vita di bambino, ragazzo, attore e politico. Grazie alla creatività umana, nel nostro mondo ormai sempre più piccolo tutto si globalizza e, più spesso di quanto non sembri, moltissime cose positive, interessanti e belle, non solo i virus.

Donatella Zucca
Giornalista e scenografa