ARCHITETTURA ICONICA
GIANFRANCO FRATTINI Architetto, artista e designer senza tempo
Rinomato architetto e designer italiano Gianfranco Frattini (1926-2004) è stato uno dei progettisti più influenti del suo tempo per la sua capacità di unire funzionalità, estetica e artigianato di alta qualità. Le sue creazioni hanno influenzato generazioni successive di designer e continuano a essere apprezzate per la loro bellezza senza tempo e la loro qualità intrinseca.
Oggi, lasciare Milano in treno o in auto e in pochi minuti arrivare a Cesano Maderno, ci permette di renderci conto di come la nostra metropoli sia così vicina ad una Brianza intensamente costruita ma ancora autentica.Parlando del design italiano è impossibile, infatti, non parlare di Milano e della Brianza, storica culla della produzione del furnishing design made in Italy, dove la forza artigianale e manifatturiera non si è mai risparmiata ed ha sempre puntato alla qualità del prodotto. In occasione del Fuorisalone è stata inaugurata nelle splendide sale affrescate del settecentesco Palazzo Arese Borromeo la mostra personale “Gianfranco Frattini: ieri, oggi e domani” che si è conclusa il 21 maggio scorso. L’impatto dalla piazza è stupefacente perché consente al visitatore di abbandonare istantaneamente la frenesia cittadina e immergersi in un contesto d’altri tempi. Il palazzo, oggi di proprietà comunale, ha origini cinquecentesche ma venne trasformato e valorizzato nella metà del Seicento dal conte Bartolomeo III Arese benefattore di numerose altre opere, tra le quali Palazzo Litta a Milano. Lo stile predominante è il tardo barocco anche se la struttura è semplice e soave e quasi contrasta con gli interni arricchiti dai numerosissimi affreschi recentemente restaurati opera di artisti di rilievo del Seicento milanese.Dalla loggia alla genovese che sovrasta l’ingresso al palazzo si può ammirare il ninfeo e la vastità del giardino all’ italiana che si sviluppa verso l’intero parco Borromeo. Una cornice ideale per ammirare le opere di Gianfranco Frattini (1926-2004), rinomato architetto e designer italiano, diventato uno dei progettisti più influenti del suo tempo. E, proprio per l’impatto duraturo che il suo lavoro ha avuto nel design italiano, vale la pena, anche a mostra conclusa, ripercorrere quello che è stato il perorso espositivo dedicato a lui a Palazzo Arese Borromeo. Ma prima partiamo dalla vita di Frattini e da quello che ha rappresentato nel suo tempo
Nato a Padova nel 1926, Gianfranco Frattini era in realtà milanese e frequenterà la scuola razionalista di Architettura del Politecnico di Milano con Portaluppi e Ponti che lo accolse nel suo studio già da studente consentendogli di sviluppare un’esperienza significativa per la sua vita professionale. Era un uomo riservato e dedito al lavoro e alla famiglia con la quale aveva un rapporto speciale. I figli, Marco ed Emanuela, architetto e designer, ricordano il modo di vivere del padre, il mondo circostante ed il suo rapporto con gli oggetti a tutto tondo. Insegnò loro un rispetto naturale per le cose e, come ricorda la figlia, “un senso del bello che derivava da una coerenza intellettuale che ho capito solo più tardi. Non aveva niente a che vedere col lusso: fra le memorie più indelebili sono i ritorni dai suoi viaggi, che erano sempre fonte di nuove idee…In casa nostra coesistevano oggetti di provenienza e materiali disparati, che lo interessavano perché ne stimolavano la creatività.” Frattini diceva “come progettista nasco in bottega” e infatti il lavoro nasceva dalle collaborazioni dirette tra l’architetto e l’artigiano esecutore dei suoi progetti. Qualsiasi materiale usasse ne rispettava sempre l’essenza ed entrava nel vivo della materia.Dapprima con l’ebanista Pierluigi Ghianda nasce una profonda amicizia quasi fraterna poi con Cesare Cassina, conosciuto nello studio di Gio Ponti, suo professore al Politecnico di Milano, al quale rimase legato fin da subito e col quale collaborò dopo la laurea nel 1953 e numerosi anni a seguire. Cresciuto in una tradizione famigliare di mobili di antiquariato ben selezionato spesso lega i suoi ricordi a pezzi dell’infanzia e mantiene il legame agli oggetti realizzati in legno ed alle sue potenzialità duttili ed espressive. L’eccellenza dell’ebanisteria italiana ha creato un connubio con l’architetto Frattini cultore e attento ed esigente della lavorazione del legno e di qualsiasi altro materiale avesse impiegato per i suoi progetti. Lo stretto rapporto di lavoro e di amicizia con Ghianda permisero la creazione di numerosi oggetti che restano nell’archivio del design italiano. Con lui intraprende diversi viaggi di ricerca tra i quali il Giappone dove la lavorazione del legno solidificò il legame con questa terra e instaurò collaborazioni durature alle quali prese parte la ditta Cassina. Cassina gli diede numerosi incarichi già da giovanissimo che ancor oggi restano icone di un periodo milanese unico. Numerosissimi arredi sono visibili nelle sale della mostra, soprattutto divani, poltrone, pouf e tavolini. Tacchini, Acerbis, Arteluce, Lumina, Artemide, Bernini, Poliform, Poltrona Frau, Ceccotti, Gubi, CB2 e molte altre furono le aziende che produssero secondo i suoi disegni pezzi di successo. Alla fine degli anni ’50 fu tra i fondatori dell’ADI Associazione per il Disegno Industriale e negli anni Ottanta entrò nel comitato direttivo della Triennale di Milano. Aveva sempre creduto all’importanza del rapporto tra progettazione ed industria ed al “rapporto diretto fra il progettista e l’autorità con il potere decisionale, senza mediazioni. Il suo amore per l’artigianato e la manualità della bottega nella quale si realizzavano I prototipi era pari al suo interesse per I processi industriali, che, come diceva, “richiedevano prodotti diversi che facessero uso intelligente della macchina”. Scomparve a Milano il 6 aprile del 2004 e le sue opere, presenti in diverse esposizioni permanenti italiane ed estere, ne mantengono vivo il ricordo e aumentano la nostalgia di un grande uomo ed artista.
La personale dell’architetto Gianfranco Frattini ha trovato in Palazzo Arese Borromeo l’ambientazione perfetta per apprezzare nelle splendide sale affrescate l’esposizione di numerosi oggetti e opere del maestro.
Il percorso è partito dall’esposizione di piccoli oggetti colorati in melamina e metallo smaltato disposti su una coppia dei tavoli Maestro (1997 per Acerbis) e di altri oggetti in legno, metallo e vetro, immediato esempio di design ricercato ed elegante dove la lavorazione dei diversi materiali è curata e valorizzata ai massimi livelli. La mostra ha proseguito in un clima rilassato dove lo spazio è dilatato ed ogni sala accoglie pezzi di design seguendo un percorso logico. La seconda sala ha ospitato arredi degli anni ’50, ’60 e ’70 edizioni di Cassina alcune rieditati da Tacchini come il divano e la poltrona Sesann (Cassina 1970- Tacchini 2015). Inoltrandosi sempre più nelle sale del palazzo ci si poteva accorgere di come Frattini, abile ideatore di oggetti del vivere quotidiano e sensibile alle qualità intrinseche di ogni materiale intendesse utilizzare, amasse studiare ogni dettaglio del progetto per garantire risultati eccellenti e sempre diversi. Le sue lampade dagli anni Cinquanta in avanti erano oggetti estremamente funzionali e piuttosto semplici ed al contempo eleganti e molto suggestive. La produzione, piuttosto contenuta, spaziava però da forme sobrie più classiche a oggetti estremamente sorprendenti. Per Arteluce disegna la lampada modello 597 (1961) ispirandosi alle frange delle classiche abat-jour di famiglia mentre per Artemide e con Livio Castiglioni nasce Boalum (1970) ispirata da un tubo in Pvc per le pulizie di una piscina che dove furono inserite le sorgenti luminose (oggi in versione Led). Sono presenti numerose sedute e poltrone come Giulia (Cassina 1957 – Tacchini 2016) con orecchioni e braccioli, riedizione assieme al tavolino Gio di pezzi storici di Gianfranco Frattini con le quali Tacchini intende rendere omaggio al grande Maestro Gio Ponti. Naturalmente presente il tavolo Kyoto nato in collaborazione con l’amico Ghianda (Pierluigi Ghianda 1974 – Poltrona Frau 2020) basato sul principio dell’incastro a nido d’ape. La poltrona modello 849 (Cassina 1956 – Compasso d’Oro) viene riproposta da Tacchini nel 2014 col nome di Agnese secondo il progetto originale. Denominatore comune restano sempre un’estetica elegante, l’uso sapiente dei materiali ed il rispetto imprescindibile dell’ergonomia e della funzionalità. I tavolini Gong (Acerbis 1987 – Menzione d’onore al XV Compasso d’Oro ADI) ancor oggi attualissimi rispecchiano lo stile pulito ed elegante ed un uso sapiente e aggiornato dei materiali. Erano visibili disegni e schizzi dell’architetto oltre a a testi e monografie a lui dedicati. Pezzo emblematico il casco protettivo in Pvc Giallo realizzato da Frattini nel 1963 per Montecatini, parte della collezione permanente della Triennale di Milano. Si tratta del suo primo lavoro con la plastica, un progetto in realtà difficile sia per l’impiego di un materiale nuovo che per i limiti delle normative sulla sicurezza legate ai criteri costruttivi che alle esigenze richieste. Numerosi sono gli oggetti e gli arredi conosciuti ed apprezzati e la visita alla mostra merita sicuramente il viaggio per cogliere il significato più intrinseco dello stile e della personalità di Gianfranco Frattini. Se poi si è avuta la fortuna di poter ascoltare le indicazioni ed i racconti del figlio Marco, l’immagine e il ricordo sono davvero esaustivi e appaganti.
Architetto