ANTIQUARIATO
Dall’antico al moderno, il lungo cammino di un’arte che si rinnova nel tempo
Appuntamento a Firenze alla 32° edizione della Biennale internazionale dell’antiquariato di Firenze (BIAF), un viaggio tra bellezza tangibile e fantasia d’epoca, con uno sguardo ai giovani e un pensiero al futuro
“Sarò la Chiara Ferragni della Biaf in risposta alla sua visita di qualche mese fa agli Uffizi. Ho tagliato finalmente un nastro dopo aver tagliato tanti capelli. Amo l’arte, amo questa città e ammirare tanti capolavori in una volta sola è veramente una grande emozione”. Così Piero Chiambretti che si è detto “molto onorato di essere ‘madrina’ di “questa bellissima manifestazione”. Gran pubblico a Firenze prima a Palazzo Vecchio e poi, col taglio del nastro, a Palazzo Corsini, sul lungarno, per la 32/a edizione della Biennale Internazionale dell’Antiquariato (Biaf, appunto). La manifestazione è di fatto un confronto unico al mondo sul mercato antiquario, di certo la più importante in Italia, è tornata in presenza dopo essere slittata di un anno a causa della pandemia, è in programma fino al 2 ottobre: ospita circa 80 gallerie con un nuovo allestimento a cura dell’interior designer, scenografo e regista Matteo Corvino.
All’inaugurazione presenti, tra gli altri, il sindaco Dario Nardella, il segretario generale della Biaf Fabrizio Moretti, il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani e, ospite d’onore, appunto, Piero Chiambretti, che anni fa lanciò lo stesso Moretti come personaggio tv dalle sue trasmissioni facendolo conoscere al grande pubblico. “Una edizione della rinascita”, come più volte evidenziato da Moretti. Tra le iniziative che animeranno le giornate della Biennale proiezione di anteprima di ‘Eternal memories’, primo docu-game al mondo che intende raccontare alle giovani generazioni l’arte antica attraverso un momento ludico
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La Biaf è anche tradizione di mecenatismo con la donazione della pala d’altare di Durante Alberti, raffigurante la ‘Trinità e i santi Andrea, Maria Maddalena e Cristina’ da parte di Fabrizio Moretti e Eleonora e Bruno Botticelli, per commemorare la memoria dei loro rispettivi genitori, alla Cattedrale di Sansepolcro (Arezzo). Una Biennale dove l’arte classica incontra il moderno e guarda al contemporaneo, con opere che spaziano da Canaletto a Giovanni Boldini, da Francesco Hayez a Guido Balla, passando per rarità e pezzi straordinari “che meriterebbero di essere acquistati da musei”, come ha sottolineato l’onnipresente Vittorio Sgarbi.
Di certo con questa mostra – nata nel 1959 – Firenze si conferma uno dei più importanti eventi dedicati all’arte italiana del panorama internazionale, con oltre 28mila visitatori per la XXXI edizione ed un ricco programma culturale che coinvolge, anche con la Florence Art Week, non solo l’intera città, alimentando un ingente indotto di cui beneficiano numerose realtà del territorio.
Da segnalare alcune opere proprio da vedere, allo spazio Al Fine Art Antonacci Lappiccirella è esposto un Autoritratto di Giorgione, Antonio Canova: opera che racconta la storia di una beffa attraverso un dipinto a olio su tavola, commissionato a Canova dal senatore di Roma il principe Abbondio Rezzonico. Proprio quest’ultimo fu complice nella singolare vicenda dello scherzo ordito dallo scultore nei confronti dei maggiori artisti e intellettuali allora presenti a Roma.
Una mostra pazzesca, un viaggio tra bellezza tangibile e fantasia d’epoca, che guarda anche ai giovani e passa dall’antico al moderno, con l’ambizione di portare questa 32° edizione addirittura nel famoso Metaverso – da oggi parola più usata che mai dopo distopico – che può ricreare gallerie virtuali, spaziare nel mondo degli Nft. Tra le altre opere in mostra la “Madonna con Bambino in trono tra San Giovanni Battista, San Francesco, angeli e donatrice”, che costituisce una rara testimonianza, della produzione di Alesso di Benozzo, figlio di Benozzo Gozzoli; o la “Scena galante nel Parco di Versailles”, della galleria Bottegantica di Milano, Bologna,e firmato e datato 1877, esempio della prima produzione parigina di Giovanni Boldini e risale agli anni in cui il maestro ferrarese lavorava a Parigi per la famosa Maison del mercante Adolphe Goupil con ricostruzione dei costumi. O come da Butterfly di Lugano che propone nel suo spazio un dipinto di Artemisia Gentileschi, “Santa Maria Maddalena in meditazione”,datato 1640 con il teschio, il libro delle scritture, il flagello e il vaso degli unguenti usati per la composizione del corpo di Cristo. O l’importante esposizione di Carlo Orsi di Milano che con Autore ignoto (fiammingo?), fa vedere le “Tentazioni di Sant’Antonio” del XVI secolo. Trattasi di una tavola preziosa che consente di evocare un episodio risalente all’adolescenza se non addirittura all’infanzia di Michelangelo, durante il suo apprendistato di pittore, nella bottega del Ghirlandaio. Il tutto ben contestualizzato a Firenze a Palazzo Corsini.
“Possiamo dire senza dubbio che Firenze ha inventato il sistema del mercato dell’arte come oggi lo conosciamo “, ha ammesso Fabrizio Moretti. E almeno fino al 3 ottobre – è già affluenza record alla mostra – nessuno lo potrà smentire.
Giornalista