INTERVISTA
ARTURO GALANSINO “L’arte di fondere l’antico con il contemporaneo”
In questa intervista ad ArteCultura Magazine, Arturo Galansino racconta la sua visione innovativa per il mondo dell’arte che lo ha condotto a trasformare Palazzo Strozzi in un centro culturale di rilevanza globale, capace di intrecciare passato e presente. E rivela i prossimi programmi
“Ovviamente ammiro molte persone che lavorano nel mio mondo, nel mondo della cultura e della scienza, ma i veri eroi, per me, sono coloro che col loro lavoro quotidiano ci forniscono quei servizi che diamo per scontati, chi lavora nella sanità, nei trasporti, nelle forze dell’ordine, chi ogni mattina si sveglia presto e alza il bandone degli esercizi commerciali”. Arturo Galansino non è un uomo come tanti. Storico e critico d’arte, con un intuito che lo distingue nel panorama affollato del settore, vanta un percorso straordinario: prima al Louvre, poi alla National Gallery e alla Royal Academy di Londra. Ha curato mostre di rilevanza internazionale, firmato molti saggi e articoli, lasciando il segno per la capacità di unire rigore storico e visione contemporanea. Dal marzo 2015 è direttore generale della Fondazione Palazzo Strozzi di Firenze, dove ha trasformato l’istituzione in un punto di riferimento globale, facendo dialogare arte antica e contemporanea con risultati sorprendenti.
Galansino, quanto ha contato il suo passato nella sua formazione professionale?
“Certamente il mio background è stato molto importante sia dal punto di vista professionale che umano. Le esperienze che ho vissuto, i miei studi, mi hanno dato le basi su cui costruire la mia carriera. Credo di essere uno dei pochi professionisti in questo settore che lavora al contempo sul fronte dell’arte antica e su quello contemporaneo. La mia formazione mi permette di spaziare tra mondi diversi. Nell’arte e nella vita non si finisce mai di imparare e ho la fortuna di poter costantemente allargare i miei orizzonti e le mie conoscenze. In questo lavoro si deve essere attenti a ciò che accade nel mondo. D’altronde la mia carriera è cominciata in un momento storico particolare in cui i musei cominciavano un’espansione globale, a partire dal Louvre negli Emirati Arabi. Ho assistito a cambiamenti straordinari dei pubblici e delle pratiche museali”.
Cosa voleva fare da grande?
“Già da bambino mi affascinavano le materie umanistiche ed ero uno studente appassionato di storia, filosofia e letteratura. Mi piaceva tantissimo l’archeologia e leggevo libri sulle antiche civiltà. Anche se poi non ho studiato archeologia, quegli interessi hanno plasmato la mia sensibilità. Mi sono iscritto a Lettere perché all’epoca non esisteva il corso in Beni Culturali, ma gli insegnamenti erano sostanzialmente gli stessi”.
Qual è il tratto principale del suo carattere?
“Direi la curiosità. La voglia di scoprire nuove cose è ciò che mi spinge e rende questo mestiere congeniale. Curiosità per le cose, le persone, le relazioni umane. Se si perde la curiosità, vuol dire che è ora di cambiare e passare ad altro. È un tratto che mi ha accompagnato in tutte le fasi della mia vita”.
Qual è il suo peggior difetto?
“Credo sia legato alla precedente caratteristica. Tendo a mettere troppe cose nel mio piatto ed esagerare con le cose da fare, spinto dall’entusiasmo. Ma il tempo è limitato e non ho più vent’anni… e nel nostro lavoro dobbiamo dare spazio a momenti di riflessione e analisi.
Qual è il suo passatempo preferito?
“L’equitazione e in particolare il salto ostacoli, che pratico da quando ero bambino e che è ben più di un passatempo, ma una vera e propria seconda vita. Gareggio quasi ogni weekend in giro per l’Italia, è un grande impegno che richiede molta dedizione. I cavalli mi insegnano molto: il rapporto con un animale è fatto di empatia e sensibilità, un dialogo non verbale che ti insegna a gestire le emozioni. Il momento in cui mi sento più a mio agio è quando sono in sella”.
Il suo colore preferito?
“Il blu”.
È considerato il “Re Mida” dell’arte: le piace questa definizione?
” Non credo di avere poteri trasformativi … Sono semplicemente attento nel ricercare la qualità nel mio lavoro. È importante avere le proprie propensioni e interessi ma ricordo sempre il consiglio di un vecchio collega londinese: nonostante facciamo un lavoro che ci piace non devono essere i nostri gusti a guidarci ma il bene dell’istituzione. Bisogna sempre pensare al contesto in cui si opera: ogni città e ogni museo sono un caso a sé. A Palazzo Strozzi ad esempio ogni mostra deve coniugare rilevanza culturale e sostenibilità economica”.
Palazzo Strozzi è cresciuto molto sotto la sua direzione, facendo convivere arte antica e contemporanea. Come l’ha pensata?
“Le grandi mostre contemporanee, da Ai Weiwei a Anselm Kiefer, sono state chiavi per portare un cambiamento. Firenze era una città d’arte che si pensava schiacciata dal peso del suo passato, ma abbiamo dimostrato che quel passato non era un limite, bensì un trampolino per riflessioni nuove. Rispettando il contesto storico abbiamo chiesto agli artisti di dialogare con il luogo e la sua storia e espandere la loro pratica”.
Che riguardi ha verso il pubblico?
“Come storico dell’arte, noto una crescente difficoltà del pubblico a connettersi con il passato. È fondamentale mantenere un equilibrio: grazie all’arte contemporanea possiamo aiutare a comprendere meglio il passato, rispettandolo e valorizzandolo”.
Quali mostre ci aspettano nel 2025?
“Le grandi mostre saranno Tracey Emin e Beato Angelico. Emin porterà una mostra biografica senza filtri, passando dalla pittura alla scultura e al neon, affrontando temi profondamente personali. La mostra su Angelico, invece, offrirà una ricostruzione straordinaria delle sue pale d’altare disperse nel mondo, mostrando la rivoluzione e la modernità di un artista erroneamente considerato arcaico. Sarà un’occasione unica ed irripetibile per studiosi e pubblico”.
“La voglia di scoprire nuove cose è ciò che mi spinge e rende questo mestiere congeniale. Curiosità per le cose, le persone, le relazioni umane. Se si perde la curiosità, vuol dire che è ora di cambiare e passare ad altro”
Giornalista