ROBOTICA
Dagli automi agli androidi, un lungo viaggio nel tempo
Si conclude in agosto la mostra allestita al MUDEC di Milano incentrata sul tema dei robot che racconta l’evoluzione temporale del rapporto tra l’uomo e la riproposizione di se stesso in forma artificiale
Termina ad agosto la mostra allestita nelle spaziose sale del MUDEC di Milano incentrata sul tema dei robot.
ROBOT The Human Project racconta, nel susseguirsi dell’allestimento, l’evoluzione temporale del rapporto tra l’uomo e la riproposizione di se stesso in forma artificiale. La presenza di figure umanizzate che interagiscono con il visitatore rendono la mostra più stimolante e rappresentativa di realtà spesso solo immaginarie. Il robottino Sanbot Elf, qui esposto, ha servito efficientemente l’ospedale di Circolo a Varese ma è anche in grado di aiutare, informando i viaggiatori negli aeroporti o di insegnare nelle scuole divertendo. Video e simulazioni contribuiscono a loro volta a divenire parte integrante di un mondo oggi sempre più presente tra noi e sicuramente preponderante nel nostro più prossimo futuro.
Il percorso storico della mostra parte dagli automi creati già in epoca ellenistica coi matematici alessandrini e capaci di imitare l’uomo sia nelle sembianze che in alcune funzioni o azioni. Il loro scopo però non era quello di essere utili, ma sorprendenti se non addirittura spaventosi. Nel III secolo lo scienziato Filone di Bisanzio crea l’Ancella automatica capace di mescere il vino agli ospiti perché guidata ingegnosamente dalla personalizzazione non visibile del principio dei vasi comunicanti. Naturalmente ogni epoca trasferisce le sue peculiarità in ogni sua creazione e così nel periodo barocco-rinascimentale i sofisticati sistemi ingegneristici consentono risultati sempre più sorprendenti e quando il progetto passa tra le mani di Leonardo da Vinci non resta che compiacersene. Le mode vengono alimentate con facilità dall’impiego di sistemi sempre più nuovi e suggestivi capaci di divertire, sorprendere o come elemento espositivo all’interno delle abitazioni private. Gli automi, all’origine dei moderni robot, sono quindi frutto di diverse discipline, matematica, scienza, ingegneria, arte e oreficeria, che sono state in grado di creare macchine sofisticate e straordinariamente rappresentate fino a divenire delle vere e proprie opere d’arte.
Nel XVIII secolo, con il perfezionamento di queste ideazioni, avviene il passaggio evolutivo dagli automi agli androidi che presentano più funzioni per consentire azioni diverse. L’obiettivo è sempre più la ricerca della massima somiglianza all’uomo che viene replicato persino nella voce. Il progetto Geminoid diHiroshi Ishiguro, iniziato negli anni 2000 con il suo clone ed arrivato oggi a diverse versioni aggiornate al suo invecchiamento, si concentra sull’osservare le reazione dell’uomo davanti ad una copia umana e le possibilità di sfruttare queste reazioni per scopi pratici. Il passaggio dal concetto di robot (dal dramma R.U.R. del ceco Karel Capek dove “robota” significa lavoro servile, nato con l’idea di liberare l’uomo dalla fatica fisica e quindi dalla schiavitù) all’androide, impiegato ad esempio come attore protagonista dove volto e gestualità sono stati creati in laboratorio come riproduzione esatta dello scrittore Melle (Rimini Protokoll di Berlino), è stato quindi consentito da un salto tecnologico.
Col ventesimo secolo il cambiamento è ancor più radicale anche perché naturale conseguenza dei progressi scientifici e dell’elettronica in particolare. In questo periodo si sviluppano le solide basi meccaniche e di calcolo dell’antichità per passare dall’elaborazione di informazioni alfanumeriche alla creazione dei personal computer di cui Olivetti fu tra le prime a produrre calcolatori su base elettronica. Le capacità fisiche ed intellettive tendono ad espandersi consentendo e facilitando l’integrazione del mondo artificiale nella vita dell’uomo. Da qui il passaggio alla bionica porta a risultati sorprendenti in campo biomedico grazie allo sviluppo delle neuroscienze che permettono l’integrazione funzionale di parti corpore artificiali, soprattutto di arti, con il sistema nervoso centrale. Numerose ed entusiasmanti i progetti applicati al mondo paralimpico (ad esempio la Cheetah Xtend, una lamina in fibra di carbonio dotata di prestazioni particolarmente utili nella corsa a medie e lunghe distanze). Si arriva oggi anche alla biomimetica dove l’applicazione delle più recenti tecnologie produce non più semplici copie bensì riproduzioni che si ispirano fedelmente alla natura e ai meccanismi biologici e fisiologici che la regolano applicandoli ad esempio a robot ecosostenibili capaci di aiutare l’uomo in diversi settori partendo da modelli animali ideali per la riproduzione di robot. Esemplificativi sono lo Snake robot che dopo il 2011 entrò come visitatore e informatore di dati preziosi nella centrale nucleare di Fukushima oppure il soft robot Octopus, risultato dello studio dei movimenti del polipo, il primo robot morbido composto da siliconi e materiali intelligenti quindi in grado di rispondere a stimoli esterni.
Non mancano spunti di riflessione che riportano l’entusiasmo e l’adrenalina di chi si avvicina a questo interessantissimo mondo a porsi domande su eventuali effetti negativi o rischi che questi progetti possano portare con sé. I droni, per esempio, dei veri e propri robot volanti apparentemente piccoli, discreti e silenziosi rappresentano un caso piuttosto unico perché, basandosi sul concetto del machine learning in grado di assorbire dati sensibili e numerose varie informazioni, possono essere utilizzati come armi ed essere parte attiva in contesti bellici anche dove gli attacchi non vengono dichiarati o avvengono addirittura da continenti differenti e il controllo del numero delle vittime civili si perde. Il potere decisionale dell’uomo potrebbe perdere controllo ed efficacia rispetto ad alcune azioni militari. Da qui la lotta di numerosi esperti e scienziati per vietare armi automatiche e lo sviluppo della roboetica.Naturalmente gli enormi vantaggi del loro impiego non mancano soprattutto in campo umanitario come è successo ad Haiti dove i droni sono stati d’aiuto per migliorare le condizioni di vita degli abitanti dopo aver individuato tende e campi in seguito al terremoto trasportando beni leggeri in modo facilmente direzionabile e sicuro.La capacità dell’uomo nel tempo di creare grazie al proprio ingegno macchine meravigliose, capaci di replicarne alcune funzioni, potranno arrivare a risultati sempre più sofisticati e sorprendenti ma mai alla reale sostituzione, proprio per la natura stessa dell’individuo dotato di anima in una corpo vivente dove non esiste il pulsante on e off e dove le sue finalità sono in continua evoluzione.