INTERVISTA
MILENA VUKOTIC “Il mio viaggio affascinante dalla danza al cuore del cinema”
Dall’eleganza della danza classica con Roland Petit alla sua trasformazione in un’icona cinematografica. Un percorso artistico quello di Milena Vukotic, passato attraverso l’emozione di un incontro con Fellini e una profonda connessione con la musica. Lo racconta lei stessa in questa intervista ad ArteCultura Magazine dove svela anche i suoi progetti futuri.
Tre anni di danza classica professionale non si dimenticano, ero una ragazzina e viaggiavo per il mondo in tournée, e lavorai per la compagnia di Roland Petit. Poi, dopo un po’ di tempo, ho individuato cosa volevo veramente fare: l’attrice. Ed è iniziata così nel 1963, recitando ne “I quattro moschettieri”, è ancora un bellissimo ricordo perché collegato al grande Paolo Poli. Un film che abbiamo fatto per la televisione dove facevamo tutti i personaggi e c’era anche Lucia Poli”. Così Milena Vukotic, nata a Roma nel 1935, vera figlia d’arte, riesce a sorprendere e non solo a teatro. Conosciuta dal grande pubblico soprattutto per i suoi famosi personaggi televisivi e cinematografici, è una signora carica di energia contagiosa. Anni luce lontana nella realtà dalla frustrata Pina inventata da Paolo Villaggio
Tra la danza classica e un film di Fellini, cosa è successo signora Vukotic?
“Successe che vidi “La Strada” ed ero al di fuori del mondo del cinema, anche se avevo studiato recitazione, teatro. Come si fa a descrivere lo sconvolgimento che avviene nel nostro animo? Questo film ha avuto il potere di risvegliare in me delle sensibilità che evidentemente volevano essere rivelate. Allora ho deciso di lasciare la compagnia di danza e sono tornata a Roma, città dove sono nata ma dove non avevo mai vissuto, perché i miei studi sono sempre stati fuori. E qui finalmente riesco a incontrare Fellini in via della Croce, dove stava preparando il film”.
Come si era preparata quell’appuntamento?
“Con grande emozione, così grande che mi aveva tolto la parola: ricordo ancora che ero vestita con un tailleur scuro e che ero troppo emozionata per essere molto cosciente. Ricordo che Fellini mi mise una mano in testa per farmi una carezza e mi mandò un fotografo per delle foto di faccia, di profilo. Dopo qualche tempo, mi chiamò per fare una parte in un film a episodi, “Boccaccio 70”, e una piccola apparizione con una sola battuta ne “Le tentazioni del dottor Antonio”. Poi mi scelse per lavorare in “Giulietta degli Spiriti”.
In questo momento sta girando l’Italia con la lettura di una lettera legata a “I Péchés de vieillesse” di Rossini.
“Sono stati composti da Rossini tra il 1857 e il 1868, per voce e pianoforte, o pianoforte solo, e raccolti in 14 album che non riflettono la data di composizione, perché in larga misura considerati musica salottiera. Questa lettera che leggo è inedita, e non ha niente di particolare. Ma è la lettera che Rossini scrive a un amico. In essa parla delle sue cose, fa i saluti alla famiglia di questo amico ed è raccolta in un libriccino. Io mi limito a leggere varie lettere di Rossini che sono intercalate da canti e pezzi suonati. Siamo già stati a Venezia e Roma”.
Lei è artista di grande sensibilità: quando è iniziato il suo rapporto con la musica?
“Sono figlia d’arte: mia nonna era una celeberrima pianista di Pisa, Gemma Luziani, tanto che esiste anche una piazzetta dedicata a lei a Pisa: è stata una vera enfant prodige con una carriera folgorante. Carriera che purtroppo si è interrotta quando è morta a soli 27 anni, dopo aver messo al mondo la mia mamma. Anche lei stessa pianista, allieva di Ottorino Respighi. Anche mia mamma era diplomata al Conservatorio di Roma ed è stata testimone di nozze di Respighi che si sposò con un’allieva, Elsa, che era amica di mia madre”.
Signora Vukotic dopo aver trionfato con Il Medico in Famiglia anche nelle repliche, ha abbandonato la televisione?
“Per ora sì. Ma non il cinema né il teatro: ho fatto dei cortometraggi quest’estate con giovani registi. L’ultimo è il progetto Cocci, ma deve essere ancora montato, è di Agnese Fallongo che è un’attrice e cantante di grandissimo talento. Mi piace molto avventurarmi in cose nuove, mettermi sempre alla prova. L’amore per quello che faccio mi mantiene positiva, e di conseguenza sono piena di energia. È la chiave della mia vita”.
Teatro sì, vero?
“A febbraio debutterò a Firenze al Teatro della Pergol e ne sono molto felice perché portiamo in scena un grande testo, “Così è se vi pare” di Pirandello: Geppy Gleijeses dirige me, Pino Micol e Gianluca Ferrato. È un bel testo scritto nel 1917 di un’attualità sconcertante, purtroppo oggi le tappe nei teatri non superano la settimana, ma questo spettacolo è veramente da vedere, siamo molto uniti per un risultato armonioso e grandioso. L’avevo già fatto con Rina Morelli e Paolo Stoppa, ma il risultato è questo: lo puoi fare in mille modi, Pirandello, ma resta un capolavoro assoluto che dà solo arricchimento. Sarà un tour molto tosto: dopo Firenze, una settimana a Milano, un’altra a Bologna, e ancora in Puglia, poi al Nord un’altra volta e in Sicilia. Il teatro è così come spiega Pirandello dell’inconoscibilità del reale, di cui ognuno può dare una propria interpretazione, che può non coincidere con quella degli altri. Dimmi cosa c’è di più reale”.
“L’amore per quello che faccio mi mantiene positiva, e di conseguenza sono piena di energia. È la chiave della mia vita”
Giornalista