MONACO YACHT SHOW
Le barche italiane e il trionfo del lusso
Spettacolare e sempre più esclusivo, il Monaco Yacht Show 2021 si riconferma il primo palcoscenico mondiale dei superyachts che per circa la metà sono Made in Italy.
Donatella Zucca
A conclusione dei saloni nautici mediterranei, quest’anno più che mai, il Monaco Yacht Show ha regalato sogni, bellezza e novità. Dalle barche, di una lunghezza media di 54m, a tutto ciò che si lega al grande yachting e un particolare sapore di Italia palpabile un po’ ovunque. A partire dal Quai l’Hirondelle, lungo la nuova area espositiva della vela, allo Yacht Design & Innovation Hub, che quest’anno si è aggiunto alla Design Gallery, dove i designer presentano i progetti a visitatori, clienti attuali e potenziali che possono incontrare e con cui interagire. Poi su Quai Antoine 1er, nell’area dei toys e dei tender, tra le auto iconiche del Car Deck, gli stand della tecnologia, delle attrezzature nautiche e degli accessori di lusso nella grande tenda del Parvis Piscine. Causa Covid-19, l’organizzazione ha messo in atto ogni tipo di protezione e prudentemente limitato gli spazi occupati, attraverso una selezione di barche, espositori, ospiti e giornalisti. Nonostante tutto, erano presenti 440 espositori e 101 superyachts. Lo stesso è valso per i visitatori, il cui biglietto giornaliero, di € 500,00 a persona, ha fatto da deterrente, con grande piacere degli espositori che hanno potuto dialogare serenamente e nella giusta atmosfera col loro mondo di riferimento. Niente focaccine o breack alimentari consumati qua e là, solo qualche bar e ristorante di ottimo livello, con tavoli distanziati, personale gentile ed efficiente, in pratica un salotto per chi è veramente interessato al settore. Nell’Upper Deck Lounge, un ristorante d’alto livello e lo Champagne bar sono un classico, circondato da brands del lusso, dell’aviazione privata e dell’alta orologeria, come Ulysse Nardin, sponsor ufficiale del MYS.
Lungo i moli, il C&C Lounge, qualche altro bar e il ristorante della pescheria, un’oasi di buon pesce tra le barche. Se non fosse stato per la selva di superyachts ormeggiati, l’impressione era di muoversi nel marina di una località turistica d’alto livello. Fatta eccezione per gli yacht esposti da società di charter o broker come Burgess, Camper & Nicholsons International, Edmiston, Fraser etc, agli ormeggi i superyachts più belli del mondo varati nel 2021, dai 15mt dei tender ai 108 dell’ammiraglia, un gigayacht di Benetti, barche messaggere di una skillness nautica capace di coniugare, in un solo prodotto, estetica e tecnologia, efficienza e comfort, come nelle più attuali architetture o forme di design.Tra loro, gli stand dei produttori, marchi iconici come Abeking & Rasmussen, Feadship, Lürssen, Royal Huisman, Damen Yachting, Delta Marine, Nobiskrug, Heesen Yachts, Oceanco, Vitters Shipyard, Nautor’s Swan, ormai da anni di gestione e proprietà italiana, Baltic Yachts, gli italiani del Gruppo Ferretti CRN, Pershing, Riva, Custom Line e Wally che quest’anno include di nuovo la vela, Azimut-Benetti, AB Yachts, Baglietto, Sanlorenzo, Cantiere delle Marche, Rossinavi, Tankoa, il gruppo Palumbo, Overmarine, Fincantieri, Arcadia Yacht e tanti altri. La nostra leadership mondiale per lunghezza, numero e qualità delle barche prodotte ogni anno è risaputa e qui confermata con 46 superyacht su 101, una presenza notevole nella vela e un numero consistente di tender. A questo si aggiungono importanti marchi della tecnologia applicata agli yachts, attrezzature, accessori, arredi e oggetti di lusso che abbelliscono non solo le nostre imbarcazioni. Da anni un classico del MYS. Giuseppe Palumbo, Ceo di Palumbo Superyachts, parla di spettacolo rinnovato, capace di regalare ai clienti un’esperienza unica grazie alle novità esposte, il livello dei servizi e la location esclusiva. Lo conferma il successo del Monaco Yacht Summit, un evento riservato a società di charter, armatori, potenziali clienti finali e rappresentanti o gestori patrimoniali privati.
A bordo delle italiane tra magiche armonie ed equilibri di ingegneria e bellezza. Sotto lo Yacht Club Monaco, tra le vele del Quai l’Hirondelle, colpisce il total flush deck di Nahita, il cruiser-racer presentato da Wally quest’anno, in cui il pozzetto centrale quasi non si vede e sembra essere a filo. Un 28 m con una superficie velica di 503 mq e linee di carena di ultima generazione, capace di offrire alte prestazioni, realizzato con tecnologie avanzate di costruzione in carbonio. All’interno, il salone, le cabine dei 6 ospiti e quella dell’equipaggio si articolano in modo pulito ed elegante, dal dettaglio all’insieme, in un comfort incredibile, tra luce artificiale e naturale. Allo stesso molo, sapore nostrano negli interni firmati da Loro Piana Interiors (Misa Poggi) del 36,55m Audry the First e del 30m Alix II di Nautor Swan, ormai da anni cantieri di proprietà e management italiano. Poi Mindfulness di Advanced Yachts, con la sua tuga filante e la grande luminosità naturale degli interni e i 34m di performance e comfort di Solaris Cefea, costruito in fibra di carbonio e con accessori di coperta in titanio. Indirettamente c’è del nostro anche nel 32,27m Taniwha di Southern Wind, il cantiere di Cap Town creato da Willy Persico, un grande italiano, esperto di mare e di vela che ci ha lasciato nel 2018.
Tra i motor yachts, solo l’imbarazzo della scelta. Al Quai Chicane, salire a bordo del 40m in alluminio Club M di Baglietto è come respirare aria fresca in una calda d’estate. Subito si è affascinati dalle qualità stilistiche e si percepiscono quelle tecnologiche. Tra queste, il comfort acustico, un pescaggio adatto ad acque poco profonde, una velocità massima di 18 nodi, inusuale per un semidislocante di queste dimensioni. Il ponte superiore, che dal bar di poppa si collega al salone di prua, è forse tra le sue caratteristiche più spettacolari, come la cabina a tutto baglio dell’armatore con la sua doppia apertura, parziale per far entrare l’aria e totale sulla sua terrazza privata. All’interno e in molti arredi di coperta, tutta la maestria del design di Achille Salvagni che accompagna in spazi accoglienti, tra pareti di pelle chiara, i luccichii bronzei di finiture e arredi, la pergamena che riveste i mobili, i contrasti tra toni scuri d’eucalipto e rovere sbiancato, pavimenti in quercia naturale e moquette di seta intrecciata a mano. Un insieme dalle linee morbide, curve e avvolgenti, di colori chiari, di oggetti di design e opere d’arte, realizzato su misura persino nei minimi particolari. Dai lavelli in marmo rosa portoghese scolpiti a mano in forme ispirate ai crateri lunari, agli oblò studiati per conferire maggior luce naturale e massimizzare l’angolo di visuale, ogni dettaglio è taylor made e spesso frutto dell’alto artigianato italiani. Anelli di un insieme, di un progetto unico di architettura, design e ingegneria. Sempre lungo questo molo, non si può restare indifferenti alla vista del 50m Bintador di Tankoa. Un perfetto esempio di sinergia tra cantiere, armatore e il designer Francesco Paszkowski che ha curato linee esterne, insieme a Margherita Casprini per quelle interne. Sul main deck, colpiscono le terrazze laterali del salone, che aggiungono ulteriore spazio vivibile all’aperto, al ponte di poppa con enormi sun-bed, i divani a U, i coffe-tables e un immancabile bar. Il suo scafo e la sua sovrastruttura in alluminio racchiudono un mondo invaso dalla luce, dove legni di rovere spazzolato sabbiato, vetro, cuoio, tessuti naturali e marmi, sono giocati in un raffinato equilibrio di toni chiari e finiture scure, come il color miele del marmo Botticino e il grigio lucido del Persian nei bagni. Elementi complementari d’arredo, spesso taylor made, firmati da Minotti, Giorgetti e altri noti brand nazionali.In navigazione, il suo sistema ibrido di motorizzazione permette una velocità di 16,5 nodi in modalità tradizionale e un’autonomia di 4000 miglia nautiche a 12 nodi in quella ibrida, in Booster Mode, con entrambi i motori principali e i generatori in funzione, un massimo di 18 nodi.
Alla Jetée Lucciana, uno degli esempi più eclatanti di sinergia tra performance e comfort, ingegneria ed estetica, il 43,30m in alluminio Pershing 140. Un altro capolavoro dell’architetto e design Fulvio De Simoni e dell’engineering del Gruppo Ferretti. Un superyacht planante, massima espressione del brand, capace di raggiungere i 38nodi e tenere i 35 di crociera, grazie a 4 motori MTU 16 V 2000 M96L da 2600 hp ciascuno e la propulsione a idrogetto. A bordo, spazi e coccole per più di dieci ospiti e sette persone d’equipaggio, un’intera area per l’armatore e un enorme beach club apribile su tre lati. Caratteristiche inusuali per una barca così sportiva e veloce, rese ancora più uniche da una combinazione di domotica, sistemi elettronici dedicati e tre stabilizzatori Seakeeper 35 per la riduzione del rollio. Sempre qui, tra i protagonisti del Gruppo Ferretti, il fly bridge Riva 110 Dolcevita, proprio per gli equilibri tra tecnologia e bellezza, un oggetto che si avvicina all’opera d’arte e al moode del celebre film di Fellini cui si ispira. Il più grande in vetroresina realizzato da Officina Italiana Design e il Dipartimento Engineering. Un 34m che colpisce per la lunga finestratura che corre attorno al salone del main bridge esaltando il suo profilo dinamico, i 32mq della suite armatoriale e il suo fly bridge cui si accede da una scenografica scalinata in acciaio e teak. Da poppa a prua 34mq di vivibilità, dove persino le linee dell’hard top sono particolari e arricchite da sky ligth in cristallo e lucidi inserti in acciaio inox. Una barca stabile e robusta dall’aspetto agile, in grado di superare i 26 nodi e fare i 23 di crociera, grazie alla sua ingegneria, le sue linee e una coppia di MTU 16V Serie 2000 M 96 L della potenza di 2638 mhp ciascuno, o arrivare a 17,7 navigando da dislocante, quindi in modalità più economica. Lungo il Quai des États-Unis catturano lo sguardo i tre ponti del 38,2m in vetroresina e fibra di carbonio Azimut Grande Trideck. Un degradare di grandi spazi all’aperto, che dal ponte alto scendono verso il mare, declinati nei colori chiari del legno, del pesca, il bianco e il grigio perla dove, dalle poltroncine ai sofà e persino le scale, tutto è design. Un design avvolgente che comunica serenità firmato da Alberto Mancini. All’interno è lo studio di Achille Salvagni a dare forma e valore artistico a questo senso di benessere, a partire dalle linee a spirale della scala, avvolta su una colonna, che diventa oggetto di puro design. Poi dettagli come le cassettiere, simili a volant bianchi su pareti rosate, nei contrasti tra elementi lucidi di metallo e superfici chiarissime. Ovunque forme e linee curve invitano lo sguardo a non fermarsi, dando senso di grande spazio, come nel saloni dell’upper deck e del main deck, nei cielini e gli arredi delle cabine. A tanta bellezza si aggiunge una carena speciale che permette di godere del comfort di un dislocante e le performance di un planante. Continuando su questa banchina, incontriamo il 65m Benetti Zazou anche lui entrato in mare quest’anno, ma è più lontano, tra i gigayacht del Quai Ranier 1er, che Benetti domina col suo 108m IJE. Una nave da diporto in grado di fare crociere oceaniche di migliaia di miglia senza fare rifornimento di carburane, con più di 1000mq di spazi esterni vivibili, tutto un ponte dedicato all’armatore e persino una stazione di rifornimento benzina da 1.500 litri per i toys. Per visitarla però richiederebbe un’intera mattina, perciò ci spostiamo al Quai Jarlan, di fronte al motor yacht Wally Why 200. Per dimensioni e utilizzo un’imbarcazione più umana, perfetta per una famiglia, una ricca famiglia. Seconda grande novità del marchio, sviluppata dal team Wally guidato dal fondatore Luca Bassani e dall’Engineering del Gruppo Feretti, in collaborazione con lo studio Laurent Giles per l’architettura navale e A. Vallicelli & C per l’interior design. Come tutti gli Wally, rivoluzionario, nei suoi 27mt, il full body Why si pone in modo diverso dagli altri yacht. A prima vista attrae per il calore dei legni e l’ampiezza degli spazi esterni dei suoi tre ponti collegati da una scala in carbonio e per la sua prua a perpendicolo nel mare, che permette più spazio all’interno e una cabina armatore da favola. Poi un enorme salone con un’area open space di 61mq e gli ambienti interni dell’upper deck e del main deck che misurano rispettivamente 22mq e 100mq. Nel ponte inferiore da tre a quattro cabine doppie e un’area di 32mq dedicata alle 4 persone dell’equipaggio. Non ci sono parole per descrivere la suite padronale a prua del ponte principale, le cui finestrature corrono ininterrotte lungo tutto il perimetro della prua, permettendo una vista mozza fiato del mare dal proprio letto. Primo Wally Hybrid Yacht, Why può navigare a 20 nodi in modalità “hyper displacement” o adottarne una più contenuta in termini di velocità e consumi.
Tornando al Quai des États Unis, l’attenzione si posa sul 50m in alluminio di K2 Columbus Yacht del Gruppo Palumbo, al suo debutto ufficiale al MYS. Dalle linee dello scafo e la sovrastruttura agli interni, un insieme armonico di doti tecniche, estetiche e nautiche. Luca Dini, grande designer della nautica da diporto, è l’autore degli interni e degli esterni, a Palumbo va l’ingegneria navale in collaborazione con lo studio Hydro Tec di Sergio Cutolo. Grazie alle caratteristiche della sua carena e a due motori MTU da 2600 CV raggiunge i 21,5 nodi di velocità e 17 di crociera, che permettono una grande autonomia nelle traversate oceaniche.Gli 11 ospiti e gli 11 membri dell’equipaggio godono di interni gradevoli e senza orpelli, tra essenze di Zyricote e Tanganica Frisé, onice e marmi pregiati, spazi pensati per la convivialità, quindi adattabili facilmente a diverse esigenze. Le zone pranzo prendono posto all’interno e all’esterno dei suoi due ponti, la splendida area per l’intrattenimento e il gioco nello Skylounge. Nella zona dell’armatore un’area fitness e, a livello mare, l’immancabile beach club, il tutto in uno stile gradevole e deciso, destinato a piacere nel tempo.
Più avanti, è Cloud 9 dei cantieri Sanlorenzo che impone una sosta, anche se dal molo si perde la visione delle sue linee decise ed eleganti, valorizzate da lunghe vetrate. Di fronte ai quattro ponti di questo colosso in acciaio, lungo 62m e largo 12, non resta che rivolgere sguardo e pensiero verso l’alto. In primis al ponte che ospita i 215mq della suite dell’armatore, affacciata sui prendisole e la piscina di una zona esterna di prua di oltre 140mq. Parte di un intero ponte riservato a lui, che include uno studio, un living, uno Sky Lounge di 67mq per l’intrattenimento e una panoramica sala da pranzo all’aperto, oltre ai classici di ogni superyacht. A livello mare, i 92mq del beach club includono bar, palestra, hammam, terrazze abbattibili a filo d’acqua su tre lati che lo ampliano di 40mq, il tutto alla luce del sole e a quella proveniente dal fondo trasparente della piscina del ponte superiore. Tra i fiori all’occhiello, la vetrata con un sottile metal mesh tra il salone principale e il tavolo da 16 della sala da pranzo, che fa passare la luce del living mantenendo la privacy. Nel decor e l’arredamento degli interni, curati da Francesco Paszkowski e Margherita Casprini, materiali naturali come vetro, pelle, legni di rovere e Pietra di Gerusalemme, alternanze di colori chiari, talvolta in contrasto con le venature dell’ebano di alcuni arredi. Proseguendo incontriamo Polaris II il più grande del molo e l’ultimo nato di Rossinavi, un 70m in cui stile e funzionalità si fondono perfettamente. Un grande yacht con l’anima da explorer, commissionato da un cliente privato, in grado di navigare in condizioni estreme, tra i ghiacci dell’Artico, le acque calde dei Caraibi e il gelo dell’Antartide. Quindi proprio per queste sue peculiarità, capace di offrire un life style adeguato a tutte queste condizioni climatiche. Una peculiarità che si traduce in un design che risponde alle esigenze estetiche di un superyacht, a quelle di servizi diversi a seconda delle latitudini, alla tecnologia di bordo e di navigazione. Con scafo in acciaio Ice Class e sovrastruttura in alluminio, questa imbarcazione dispone delle ultime tecnologie di propulsione diesel-elettrica, che permettono efficienza energetica, ottime performances, diminuzione del consumo di carburante ed emissioni. La sua tecnologia di navigazione include un sistema che permette di mantenere la posizione e far fronte a onde e venti, nelle situazioni più estreme. All’estetica offre le linee pulite e tutta la ricchezza di un superyacht di gran lusso sia negli esterni che negli interni, come d’abitudine per Rossinavi curati da Enrico Gobbi – Team for Design. Perciò elementi preziosi, tessuti griffati, oggetti d’arte, pareti in onice retroilluminate e divisori in doghe di cristallo come nella sala del cinema, e dettagli di valore in ogni ambiente. All’interno e all’esterno vari giochi d’acqua e, naturalmente, un super centro benessere dotato di tutto e di più, nel garage spazio per sei moto d’acqua e i tender, tra cui un 10m full-custom. Queste barche sono una minima parte di quelle esposte, altrimenti avrei dovuto scrivere un libro, posso però assicurare che tutte hanno carattere, peculiarità e una qualità di base: essere foriere di un futuro “Bello e Ben Fatto”.
Giornalista e scenografa