ARTE & LUSSO
La bellezza senza tempo dei gioielli Made in Italy
Artigianato, tecnica, materiali naturali,design su misura e in sintonia con l’ambiente, rilanciano il settore orafo italiano. Che punta su una creatività non legata alla moda ma orientata a piacere a lungo
Donatella Zucca
Nonostante il 2020 sia stato per l’industria orafa-argentiera-gioielliera un annus horribilis, con l’oreficeria che ha perso un terzo del giro di affari, secondo l’indagine del Centro Studi di Confindustria Moda, il trend del settore a gennaio-marzo 2021 è positivo. Ma c’è di più, nonostante il rallentamento di molti paesi emergenti, entro l’anno le esportazioni italiane di oreficeria-gioielleria verso i nuovi mercati cresceranno. Assieme a tutto il comparto del lusso, uno dei settori più reattivi, che ha saputo aprire un dialogo tra negozi e presidi digitali, far interagire i clienti con i brand, regalare emozioni ed esperienze, senza mai smettere di cercare nuovi sbocchi. Alla base, un successo del Bello e Ben Fatto italiano, le cui radici fondano su una grande tradizione artistica e artigianale, oggi accompagnata da nuovi savoir faire.“Durante questo difficile periodo le nostre aziende, stimolate dall’epidemia, hanno fatto grandi investimenti per stare al passo con i tempi”, ha detto Guglielmo Miani, Presidente di MonteNapoleone District, “dimostrando resilienza e responsabilità sociale nella ricerca di modi e spazi di connessione con i propri clienti, inimmaginabili prima. Oggi, più che mai, è necessario ripensare la propria identità e il proprio heritageper conferire attualità e funzionalità pratica al lusso senza comprometterne l’esclusività».
Allargando lo sguardo al mondo, territorio di conquista della nostra migliore gioielleria, il rapporto Diamond Insight Flash di De Beers, indica, tra le tendenze dell’anno in corso: un maggior interesse per artigianato e design su misura; desiderio di design in sintonia con l’ambiente e di materiali naturali; gioielli non legati alle mode creati per piacere a lungo. In sintesi, il background dell’Italia, non a caso leader della gioielleria, con un insieme di piccole e micro imprese a vocazione artigiana, per lo più concentrate nelle province di Arezzo, Alessandria e Vicenza, pur non mancando anche nel resto d’Italia tradizione e creatori. Un Made in Italy destinato soprattutto a paesi extra-europei ed europei, sopiti durante la pandemia e ora in pieno risveglio. In particolar modo gli USA che hanno superato Svizzera, prima in testa, Francia ed Emirati Arabi, ma anche la Cina.
Secondo McKinsey & Company, l’Asia avrà un ruolo cruciale, legato a un aumento di consumi locali, meno shopping turistico e un’ulteriore crescita dell’e-commerce. Secondo uno studio di Vicenzaoro, a favore della nostra gioielleria è di essere una parte cruciale del settore lusso, che lo scorso anno ha goduto di una crescita della fascia più alta dei consumatori, il cui valore è raddoppiato rispetto al 2019. Una clientela che vuole l’alto di gamma, un alto di gamma sempre più virtuale, amato dai Millennial e la Gen Z, entro il 2025 il 60% del mercato, sistemi distributivi omni-channel, valori verdi nei brand. In Italia Arezzo si riconferma la prima provincia, seguita da Alessandria e Vicenza, i cui export hanno continuato a incidere su quello nazionale di oltre il 70%. Sulla scia del 2018, l’alta gioielleria ha continuato a godere della High Net Worth IndividualsStatunitense ed Europea, e dal crescente potere d’acquisto delle generazioni Y e Z.
Una base che i brand dell’alta moda hanno continuato a fidelizzare, premiare e intrattenere, se non nei negozi, sul web, facendosi accompagnare dal meglio della gioielleria, in gran parte Made in Italy. Già dagli inizi del secolo scorso, Damiani si distingue nel mondo come azienda orafa di altissimo livello, con 100 anni di storia, Buccellati è uno splendido esempio di artigianato orafo, che si riconferma nella nuova collezione Il Giardino di Buccellati, ispirata alla natura e lanciata a Parigi durante la settimana della Haute Couture. Non è da meno Bulgari, recentemente in scena a Milano con una sfilata evento per il lancio della collezione Magnifica. Tra i suoi pezzi unici, la collana Hypnotic Emerald, con una smeraldo di taglio cabochon da 93,83 carati, frutto di 1800 ore di lavoro artigianale. Sempre a Milano, i capolavori di Fulvio Scavia, prestigioso riferimento nel mondo italiano del lusso. Creata come bottega orafa nel 1911 da Domenico Scavia, oggi la gioielleria vanta una leadership internazionale. In ogni caso, un artigianato diventato arte che, unito a design d’alto livello, sempre più spesso aggiunge ulteriori note di prestigio all’alta moda. L’iconica borsa Kelly di Hermes, realizzata in formato micro e trasformata in un gioiello d’oro e diamanti da Pierre Hardy, ne è un esempio. Tornando all’Italia, la prima collezione di Alta Gioielleria Giorgio Armani, nei temi Borgonuovo, Sì, Firmamento e Circle, poi diversi altri che lo fanno ormai da anni. Diciamo che sia prima del Covid che dopo, gioielli e grandi maison viaggiano in coppia, un’ondata di gioie milionarie, cui si aggiungono altri canali, come la gioielleria indie, in crescita sia in Italia, che in Usa e in Europa. Un pensiero e una cultura nata nella musica, che esalta la personalità e l’unicità di chi crea, l’indipendenza da mode e influssi esterni. Una nouvelle vague di giovani jewelery designers con forte senso estetico, amanti dell’arte e spesso molto sensibili alla sostenibilità ambientale, che danno vita a propri brand. A Seattle, in USA, Faris Du Crafcon i suoi gioielli vuole trasmettere l’emozione dell’arte a chi li indossa, a Milano, nel laboratorio del viennese Juls, artisti e artigiani creano a mano pezzi unici e crescono insieme. Un altrosplendido esempio è Lucedeimieiocchi, di Daniela Garofalo, i cui gioielli fatti a mano, in oro, diamanti, smalti e altri materiali, s’ispirano alla luce e i colori di Capri, con un gusto e un design spesso degno della miglior gioielleria. Se nell’accezione comune Roma, Milano, New York, Parigi e Tokio sono considerate le capitali della gioielleria, è doveroso sottolineare che anche Valenza, Vicenza, Napoli, Torre del Greco, Arezzo e Firenze spiccano, anzi brillano, nel panorama mondiale. Per Firenze un’antica tradizione, Cosimo de’ Medici destinò le botteghe del Ponte Vecchio a gioiellieri, orafi e argentieri, tuttora attive, senza contare grandi artisti come Brunelleschi, Verrocchio, Pollaiolo, Cellini e persino Leonardo debuttarono nel mondo dell’arte come orafi.
Un grande passato e un grande presente, per questo settore del Made in Italy tra i più apprezzati nel mondo.Dalle isole alle Alpi, quasi ogni nostra regione ha giocato e gioca un ruolo di rilievo, attraverso nuovi e ormai classici distretti di settore. Forse il più conosciuto è quello di Valenza Po, situato tra Genova, Torino e Milano, con poche grandi realtà produttive e una miriade di bravissimi piccoli contoterzisti senza brand. Poi quello orafo/argentiero di Vicenza, caratterizzato da una minore concentrazione, da cui parte il 30% delle esportazioni verso Russia, Turchia ed Emirati Arabi, ogni anno sede degli appuntamenti internazionali Vicenzaoro First, Choice e Charm. Il più recente, quello di Arezzo, vanta centri avanzati di formazione e nella sua fiera annuale, Oro Arezzo, ospita il top della gioielleria. Con seicento anni di tradizione nella lavorazione di oro, argento, corallo e cammei e la presenza di laboratori orafi a partire dalla fine del 1100, il Distretto Orafo Campano è costituito da piccole e medie imprese, concentrate tra Napoli, Marcianise e Torre del Greco.Il suovalore si fonda su artigianalità, design di alto livello, innovazione di processo e di prodotto e grande flessibilità. Nonostantel’annus horribilis, nella gioielleria si respira un’aria effervescente. A pandemia non ancora finita, un pò da remoto o in presenza negli spazi aperti delle città, le grandi maison lanciano le loro collezioni di gioielli. In luglio, l’attesissima settimana parigina dell’Haute Couture ha celebrato l’alta gioielleria, Bulgari lo ha fatto già a giugno con la sfilata Magnifica sotto il cielo di Roma, Chanel e Cartier in altri luoghi e Pomellato da remoto. Tra le gioie che hanno illuminato Parigi, l’anello/bracciale di Dior, i bracciali di Armani, i gioielli in pietra di Stephane Rolland, l’orecchino/scultura in oro e bianco avorio di Kim Jones per Fendi e molto altro. Il settore è in pieno risveglio e gli investimenti fatti nel 2019, agli albori della pandemia, stanno dando i loro frutti. Tra questi, l’acquisto di Buccellati da parte di Richemont, delle gioiellerie Tiffany & Co da parte di LVNH, a oltre un miliardo di dollariin più rispetto alla prima offerta, quelli di Armani e Gucci nel lancio delle loro linee di gioielleria.
Alto artigianato, design e gemme di alta qualità, la condicio sine qua nonper i player, poi le tematiche e quest’anno tanti colori.Una splendida espressione di tutto questo, sono le creazioni di Scavia, come l’anello Blue Opal e il Clochette, per non parlare dei capolavori de Il Giardino di Buccellati, giusto per fare qualche esempio. Tra tutti un tripudio di lucentezze, linee e colori che non ha smesso mai di splendere e, rinforzato da una parentesi di calma, riprende ad affascinare con ancor maggiore energia. Parlano di questo gli spettacolosi gioielli dell’asta Magnificent Jewels 2021 di Sotheby, tenutasi in giugno a New York, un rendez-vous per grandi brands e i più facoltosi acquirenti del mondo. Palcoscenico di gemme straordinarie, tra cui si sono distinti il diamante giallo dell’anello The Sienna Star del gioielliere e designer Glenn Spiro, venduto per 3.408,000 Usd, l’anello con zaffiro e diamanti di Bulgari, e capolavori di gioielleria come il braccialetto d’oro e diamanti di Cartier e quello di diamanti e smeraldi di Tiffany. Insieme alle aste di Christie’s appuntamenti che nemmeno nel 2020, in piena pandemia, sono mai calati di tono o di interesse. In una grotta dei monti Bashelaksky, in Siberia, è stato ritrovato un bracciale di 40 mila anni fa, testimonianza di come antico sia il desiderio di abbellire e valorizzare il proprio corpo con oggetti di valore, per bellezza, materiali e fattura. Secondo gli studiosi il taglio, la lucidatura e la pietra di questo monile hanno dell’incredibile. Al momento della scoperta brillava ancora, quel tipo di pietra si trova a 25 km di distanza e la sua forma è puro design.Allora come oggi, passione, abilità, creatività e tantissimo lavoro sono a monte di monili di qualsiasi tipo, da quelli poveri ai più preziosi. In casa conservo un bracciale di mia nonna, fatto da un soldato orafo ferito in una trincea della 14/18, che lavorò un pezzo di granata ancora caldo pensando a lei. Malcom Stevenson Forbes dice: “I diamantinon sono altro che pezzi di carbone che hanno continuato a fare il loro lavoro” e poi quello di molti altri. A partire da chi, come con l’oro, li raccoglie nei siti estrattivi, sino a chi li lavora. I primi per disperazione ormai solo nelle miniere non certificate, big come Tiffany & Co e DeBeers tracciano i diamanti per far fronte al problema dei “blood diamonds”, i secondi sempre e più di ogni cosa per passione.La conferma, in queste parole di Andrea Buccellati: “Artigianato, design e tecnica s’intersecano fra loro creando un connubio unico e fondamentale per realizzare oggetti che esaltano l’arte orafa e la portano ai livelli più alti. Sono tre elementi irrinunciabili per creare gioielli di una bellezza senza tempo”.
Giornalista e scenografa