DENARO, PASSIONE E MARKETING
I mecenati dell’arte contemporanea
Millennial, creativi, imprenditori, industriali, commercianti, governanti, fondazioni, super ricchi, aristocratici, aziende, banche, finanza. Tutti pazzi per l’arte contemporanea, una moda “cool” che crea immagine, rafforza i brand e riflette i temi e le sfide del mondo di oggi.
Donatella Zucca
Negli ultimi anni, si sta osservando un crescente interesse per il mecenatismo sia in Italia che nel resto del mondo. Sempre più aziende si stanno impegnando nell’ambito del mecenatismo artistico, riconoscendo il valore strategico della cultura e dell’arte come strumento di comunicazione e coinvolgimento della comunità. Ma non solo le aziende, anche le banche, i Millennial creatori e investitori, gli attori etici, gli industriali, i commercianti e le amministrazioni, tutti sono sempre più interessati al mondo dell’arte contemporanea e digitale. Si è assistito ad un aumento delle collaborazioni internazionali e delle partnership tra istituzioni culturali, gallerie e collezionisti privati, con l’obiettivo di promuovere lo scambio di opere d’arte, artisti e progetti tra diversi paesi. Inoltre, lo sviluppo delle nuove tecnologie ha contribuito a sostenere progetti online come il crowdfunding per l’arte o piattaforme di finanziamento collettivo.
In Italia, negli ultimi tempi si è assistito a un notevole aumento del coinvolgimento del settore privato nel mecenatismo artistico, soprattutto grazie alle recenti leggi che promuovono le donazioni al patrimonio culturale. Tra queste misure spiccano l’Art Bonus e la Sponsor Art, che incentivano i mecenati a sostenere la cultura e l’arte, offrendo benefici fiscali e agevolazioni fiscali. Tali politiche hanno avuto un impatto significativo nel favorire l’incremento del mecenatismo artistico nel paese. Per promuovere il patrimonio artistico e culturale, Borsa Italiana ha avviato il progetto “Finance for Fine Arts”, che mira a recuperare ed esporre opere d’arte, restaurare e preservare edifici di grande valore storico, facendo uso delle più moderne tecnologie digitali. Data l’ampia offerta nazionale e l’importanza di suscitare un interesse internazionale, è fondamentale attirare l’attenzione di una comunità informata e connessa.In collaborazione con la Fondazione Cassa Depositi e Prestiti, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, è stato lanciato il progetto di mecenatismo culturale “We Love Art” per sostenere i giovani artisti italiani. Il progetto ha coinvolto le partecipate Open Fiber, Terna, Eni, Webuild, CDP Immobiliare, Snam, TIM e Ansaldo Energia. Ma vediamo chi sono alcuni tra i grandi mecenati dell’arte contemporanea negli Stati Uniti, in Francia e in Italia.
IL MECENATISMO NEGLI USA In Usa vige un mecenatismo essenzialmente frutto degli incentivi fiscali: alle organizzazioni no profit di qualunque entità giuridica iscritte all’albo col codice 501c3, si abbonano il 100% delle tasse da versare. Questo spiega il fiorire nei vari stati di gallerie d’arte e musei unici al mondo, alcuni dei quali che celebrano in gran parte l’arte italiana. Un esempio il Getty Museum a Los Angeles, dove si possono ammirare opere del Tiziano, Pontormo, Andrea Mantegna, Masaccio e la Getty Villa, dedicata all’arte antica, in cui è ricreata la Villa dei Papiri di Ercolano. Un mecenatismo sempre attivo, che ha reagito alla crisi post Covid, destinando un fondo di $ 10mln, creato da J.Paul Getty e amministrato dalla California Community Foundation, a sostegno di organizzazioni no-profit e musei delle Arti visive di Los Angeles . In prima serata, la raccolta per attività filantropiche dell’asta di Christie’s ha superato il miliardo e mezzo di $, con circa 150 opere della collezione di Paul Allen e Bill Gates, segnando un primato storico di incassi.
Tornando al nostro continente, la piattaforma di investimenti nell’arte tokenizzata ARTCELS che utilizza NFT, tecnologia blockchain e crittografia, sulla scia del successo avuto col portfolio iniziale, nel 2021 ha lanciato il bluechip Millennials, con opere di artisti come Banksy, Nina Chanel Abney, Jonas Wood, Yoshimoto Nara. Come il primo, sostenuto e guidato da pionieristici e ricchi collezionisti Millennials, rivolto a investitori in azioni su token non fungibili, supportato dalla criptovaluta ARTEM ed esposto alla HOFA – House of Fine Art Gallery di Londra. Un gruppo internazionale di gallerie d’arte contemporanea con sedi a Londra, Los Angeles e Mykonos. come ARTCELS, co-fondata dall’imprenditore Elio D’Anna. Millennials che, secondo Arts Economics e UBS Investor Watch, su oltre 1.300 collezionisti HNW di 7 diversi mercati, sono la generazione che spende di più in arte e pezzi da collezione: mediamente 3mln di $ in due anni, per soggetti con una frequenza di rivendita inferiore ai quattro. Acquistano online, possono spendere più di $ 50.000 a opera e arrivare a sorpassare il milione, ma c’è di più, buona parte dei loro autori appartengono alla loro stessa generazione o alla Z. Specialmente quest’ultima, ultratecnologica, impaziente, sempre connessa, incline al cambiamento, a una semplicità di linguaggio, ad ascoltare influencer e blogger, a passare dal virtuale al reale. Attori di un mercato dell’arte, che solo nel digitale potrebbe entro l’anno raggiungere gli 8,5 miliardi e quello dell’AI art 1,8 miliardi entro il 2026, con tutte le implicazioni che ne deriveranno. Dal 4 al 26 maggio, Hofa Gallery London metterà in scena Beyond the Screen, una mostra immersiva con 9 opere di artisti digitali ed emergenti AI, valutate 2 mln di $, tra cui XCOPY che con “A Coin for the Ferryman” in precedenza ha realizzato $ 6,02 milioni, una delle più alte vendite di arte digitale, poi Orkhan, OSF, DeeKay, Cath Simard, Alpha Centauri Kid e la lituana Ivona Tau, artista generativa AI che lavora con le reti neurali e il codice nella fotografia sperimentale e nel motion painting, il cui obiettivo è trovare ed evocare emozioni attraverso strumenti artificialmente intelligenti. Sul tavolo del mecenatismo tutti preziosi bluechip che s’affiancano a quelli tangibili, tuttora dominanti e di cui è il settore della moda a fare la parte del leone già da diversi anni.
I MECENATI DELLA MODA Nel 2013 Fendi ha rivolto la sua attenzione alle fontane di Roma dando il via al progetto “Fendi for Fountains” seguito nel 2016 dal restauro di Fontana di Trevi per cui ha investito € 2.180 000 e nell’estate 2019 altri 2,5mln per il restauro del Tempio di Venere. Nel 2013 Diego Della Valle, patron di Tod’s e Hogan, ha destinato 25mln per il restauro del Colosseo e non solo; nel 2014 Giorgio Armani 300.000€ alla Pinacoteca di Brera per una mostra sul Bramante. Più o meno nello stesso periodo, Prada ha contribuito al restauro dell’ultima cena del Vasari, a Firenze, con € 150.000, poi ai lavori della Galleria Vittorio Emanuele di Milano, insieme a Versace e Feltrinelli. Per Prada arte e cultura non rappresentano solo una strategia aziendale, ma anche un sentito desiderio di promuoverne ogni forma. Dal 1993, la Fondazione Prada è attiva sul fronte dell’architettura e il cinema, coinvolgendo artisti internazionali, la sua sede di palazzo Ca’ Corner della Regina a Venezia ospita attività e mostre dedicate a vari settori dell’arte, mentre quella di Milano è una vera città della cultura. Dal 2013 al 2016 Bulgari ha donato €3mln alla città di Roma per il restauro della scalinata di Trinità dei Monti, poi per un mosaico nelle Terme di Caracalla e di Largo Argentina.
Per gli stilisti Dolce & Gabbana, le stesse collezioni diventano portavoce di artisti e artigiani italiani di ogni epoca, inoltre è recente la firma di un accordo di collaborazione col Comune di Milano per una donazione di €109.000 per il restauro delle sale di Palazzo Reale. Orientata a rilanciare la manualità e a conferire maggior consapevolezza al sistema creativo, da più di dieci anni la maison forma nuovi artigiani nelle sue Botteghe di Mestiere e impiega giovanissimi ricamatori negli Atelier Dolce & Gabbana di Milano.
La Salvatore Ferragamo fa della cultura e dell’arte una mission, il museo Ferragamo ne è un’eloquente testimonianza con le sue attività, così come l’appartenza all’International Council of Museums, unica organizzazione globale dei musei e i professionisti museali. Già diversi anni fa Ferruccio Ferragamo donò € 600.000 per la ristrutturazione di otto sale all’inizio del terzo corridoio della Galleria degli Uffizi. Tramite Art Bonus, nel 2017 ha devoluto € 1,5mln al restauro della fontana del Nettuno in piazza della Signoria e più avanti € 1.093.750 ai gruppi scultorei di piazza della Signoria. A loro s’aggiungono Trussardi, Furla, Brunello Cucinelli con €1.3mln devoluti al restauro dell’Arco Etrusco di Perugia, Gucci con € 2mln per quello dei Giardini di Boboli e la loro valorizzazione botanica, fondazione OTB dello stilista Renzo Rosso, con € 5 mln per il Ponte di Rialto di Venezia e molti altri per molto altro.
La Francia non è certo da meno, Coco Chanel era una cultrice dell’arte e il brand dà continuità alla sua passione, non esitando a investire € 25mln per il restauro del Grand Palais a Parigi. I gruppi LVMH e Kering sono stati i primi a farsi avanti dopo l’incendio di Notre–Dame de Paris, offrendo centinaia di mln di € per il restauro. Bernard Arnault, fondatore, chairman e CEO di LVMH, e François Pinault, patron del gruppo Kering non hanno esitato, il primo destinando € 200 mln, il secondo 100, rinunciando alla detrazione fiscale. Senza contare le mostre e le attività di Fondation Cartier, Fondation Louis Vuitton e altre gemme dell’alta moda.
I MECENATI DEL BEVERAGE Il beverage non manca di fare la sua parte, Fernet Branca col concorso Arte Unico, Campari da mecenate sin dal 1860, liquore Strega dal 1947 col Premio Strega, Bacardi – Gin Bombay Sapphire con una campagna da $ 20mln attraverso la sua piattaforma Stir Creativity, che promuove la cultura. Nel panorama anche le tecnologie e le forme d’arte più avanzate, come Coca-Cola, prima azienda che combina le capacità d’implementazione digitale con gli strumenti di Open AI. Offerta agli artisti digitali e creata solo per Coca-Cola da Open AI e Bain & Company, Create Real Magic è la prima piattaforma che combina le capacità di GPT-4 e di DALL-E, rendendo possibile generare opere e giocare in un sandbox creato su misura. Nel settore però è il mondo vitivinicolo d’alto livello a distinguersi.
IL CONNUBIO VINO E ARTE Accostare la cura del vigneto e la produzione del vino ai processi creativi dell’arte, ha dato il via a una mission con ovvii ritorni d’immagine, un mix trasversale tra le due culture e l’arte, con ottimi esempi in Francia, Italia e in USA, sino ai confini col Canada. In Europa spesso guidata da grandi famiglie e un’insolita nobiltà che si rinobilita attraverso il lavoro. I marchesi Frescobaldi e Antinori ne sono un esempio, Tiziana Frescobaldi, presidente della Compagnia de Frescobaldi, è testimonial di 30 generazioni votate a queste tre culture e Alessia Antinori, nella foto di apertura dell’articolo, vicepresidente di Marchesi Antinori di 26. Risale al 1385 l’iscrizione di Giovanni di Pietro Antinori all’Arte dei Vinattieri e il legame di famiglia con la cultura non è meno antico: “Per noi l’arte è nel Dna, siamo sempre stati mecenati e vissuti a Firenze, la culla della cultura e del Rinascimento, quindi circondati dall’arte”, ci dice Alessia Antinori, ”mecenatismo, arte e tradizione rappresentano una continuità di famiglia. La nostra apertura però è internazionale, ma spesso nelle opere degli stranieri che vengono da noi c’è un mix d’italianità”. Fin dal Rinascimento i Frescobaldi si circondano di pittori e artisti, promuovono il premio Artisti per Frescobaldi ispirato alla tenuta Castel Giocondo, nota per il Brunello, che ospita la Galleria d’Arte Frescobaldi. A loro potremmo aggiungere i Baroni Ricasoli che tramandano simili tradizioni, Castello Brolio è toccato da “Art of theTreasure Hunt” che porta artisti internazionali nelle vigne del Chianti Classico. Una rassegna organizzata dalla collezionista d’arte Luziah Hennessy, moglie di Gilles Hennessy vice-presidente di Moet Hennessy Wine & Spirits. A dimostrazione di come l’alleanza tra arte e vino sia anche una grande tradizione francese.
In Italia altri esempi si possono trovare nelle terre del Barolo, in Franciacorta, in Umbria, in Campania e non solo. Tra i nobili che nel mecenatismo e la tutela dei patrimonmi artistici rinnovano una tradizione di famiglia, lavorando in prima persona, la Contessa e avvocato Chiara Modica Donà dalle Rose. Presidente della Fondazione Donà Dalle Rose, della BIAS Biennale Internazionale di Arte Sacra e della Fondazione World International Sicilian Heritage, promuove numerose attività orientate al lancio e la valorizzazione degli artisti. È dei primi giorni di maggio, un’insolita personale dello scultore siciliano Ezio Cicciarella realizzata nel giardino di Palazzo Donà dalle Rose, residenza della contessa. Unico palazzo di Venezia abitato e posseduto dalla stessa dinastia nobiliare sin dal 1600, cui si devono pagine di storia della città e d’Italia.
I MECENATI DELLA FINANZA C’è però anche chi dopo una brillante carriera da imprenditore ha scelto d’investire sull’arte, ridando vita a un mood di cui si è nutrito a partire dalla prima infanzia, come Frédéric Jousset. Mecenate, collezionista, co-fondatore del big dell’outsoursing WebHelp, nel 2019 creatore della fondazione Art Explora, svolta a partire da cui si è consacrato solo alla cultura. Come ci disse anni fa: “Una cultura da cui deriva un approccio all’arte senza frontiere, barriere e tempo, che porta ad aprire dialoghi, favorire incontri tra artisti di ieri e di oggi». Finanziato da lui stesso, nel 2020 istituisce il fondo d’investimento ArtNova, poi crea il premio «Art Explora-Académie des beaux-arts», per cui stanzia € 150.000. Primo premio europeo per i musei distintisi nell’innovazione in materia di inclusione, sensibilizzazione alla cultura e azioni per ampliare il loro pubblico. A tutto questo s’aggiunge il catamarano a vela ARTEXPLORER, pare il più grande del mondo e al varo quest’anno, che navigherà per il Mediterraneo fermandosi ogni 10 giorni in un porto diverso, allo scopo di democratizzare l’arte. Per 9 mesi galleria d’arte e museo in grado d’offrire ogni giorno a 2000 persone esperienze culturali. Coincidenza vuole che il suo costruttore sia The Italian Sea Group a Marina di Carrara, gruppo quotato in borsa che riunisce cinque storici cantieri italiani produttori di grandi imbarcazioni da diporto, fortemente impegnato nel promuovere l’arte, coinvolgendo artisti, investendo e allestendo, in una parte dedicata della sua sede, mostre di contemporanei.
I MECENATI DELLA NAUTICA Nel settore pero non è l’unico, I cantieri Sanlorenzo, da tempo sponsor e attivatori artistici attraverso collaborazioni con note gallerie a istituzioni internazionali, nel 2021 lanciano Sanlorenzo Arts, una piattaforma interattiva per progetti legati al mondo dell’arte. Un esempio, lo sitespecific “The lady Vanished” di Anna Franceschini, presentato nel 2022 in collaborazione con la Galleria Campoli, nella Partner Area di Paris + par Art Basel del Grand Palais Éphémère, sito a Champ de Mars. Sempre quell’anno, è main sponsor del Padiglione Italia alla Biennale Arte di Venezia e nell’ambito di Art Basel, a Basilea, presenta l’opera “Tempo Piegato” di Arcangelo Sassolino, importante artista italiano contemporaneo, etc. Nel mondo della nautica da diporto, arte e cultura sono ormai una passione che direttamente e trasversalmente ha contagiato il settore.
“Nell’arte vedo un bilanciamento e un equilibrio che traspongo nelle barche, per me è un momento di grande riflessione e uno stimolo intellettuale, oltre che sensoriale”, afferma Mauro Micheli, Chief designer e, insieme all’amico Sergio Beretta, cofondatore di Officina Italiana Design. Studio che progetta in esclusiva imbarcazioni Riva e altre protagoniste dello yachting mondiale, recentemente sostenitore dell’artista Davide Allieri, con l’acquisto della materia prima per le sue opere esposte alla mostra Holder di Palazzo Monti a Brescia. Ma c’è di più, Sergio e Mauro sono collezionisti e sostenitori del lavoro di giovani artisti, tra le loro attività votate alla cultura, la collezione fotografica d’autore B&CxR nei cantieri Riva di Sarnico.
Se nel loro caso si tratta di una élite, come dice il financial advisor Adam Levy, collaboratore della società finanziaria The Motley Foll: “Il collezionismo e gli investimenti nell’arte non sono più patrimonio di una ricca élite. Inoltre, chi vi diversifica, oltre al vantaggio di aver fatto una buona scelta, potrà ammirare qualcosa di più piacevole di un certificato azionario. Nonostante gli alti costi spesso associati, l’investimento nell’arte merita un posto nel proprio portafoglio”. Sottolineando poi l’importanza del fatto che il suo mercato non sia fortemente correlato a quelli azionari o obbligazionari e facendo notare che nella prima metà del 2022 azioni e obbligazioni erano in calo ma le aste d’arte stabilivano nuovi prezzi da record.
In un’epoca di connessione globale e progresso tecnologico come quella attuale si sta assistendo a un risveglio senza confini del mecenatismo artistico e culturale, con aziende, istituzioni e individui che si uniscono per preservare e promuovere la cultura, l’arte e il patrimonio storico
Donatella Zucca
Giornalista e scenografa