INTERVISTA
CRISTINA MANETTI “La parità di genere passa dalla cultura”
Cristina Manetti, prima donna capo Gabinetto della Regione Toscana, illustra in questa intervista esclusiva ad ArteCultura Magazine, il progetto “Toscana delle Donne” che, attraverso un confronto aperto e una valorizzazione femminile nella cultura, promuove una società inclusiva. E un’azione politica concreta per raggiungere l’equità di genere.
È molto di più che un rumore di fondo, di quelli a cui siamo abituati e assuefatti: la verità è che se la società non fosse tanto maschilista, probabilmente questa idea sarebbe passata quasi inosservata. Ma Cristina Manetti, prima donna capo Gabinetto della Regione Toscana, è riuscita a mettere il suo tassello nella costruzione collettiva di una cultura, finalmente inclusiva e libertaria. È lei l’ideatrice della “Toscana delle donne”, progetto trasversale a tutte le politiche e le opportunità, praticamente un modo nuovo di affrontare il tema dei diritti e della parità di genere di pari passo con la cultura. Non prevede un cartellone di eventi fine a sé stesso, piuttosto una scelta di campo, un occhio diverso e anche una fonte di ispirazione dal quale nessuno è escluso.
La Toscana delle donne, primo esempio in Italia, come l’ha pensata?
“Che si dovesse fare qualcosa, è ovvio, sta nella realtà delle cose, è tutto ciò che non va nella nostra società a chiederlo. Piuttosto lo spartiacque, credo, sia stata la volontà di assumersi in prima persona la responsabilità del cambiamento, puntando su un modo nuovo di promuoverlo, senza paura di mettersi alla prova. Di sicuro non sono mancate le circostanze favorevoli, a partire da un governo regionale che, col presidente Eugenio Giani, fin dal primo istante ha manifestato molta sensibilità e disponibilità”.
Quanto conta il confronto aperto sulla questione femminile?
“Conta tantissimo, credo che non possa mancare in ogni sede in cui si affrontano le cose che riguardano la vita di tutti e di tutte. Credo che debba essere un confronto a tutto campo, senza timori e imbarazzi. E credo anche che non debba essere solo un confronto di donne sulle donne ma debba coinvolgere tutti”.
Donne protagoniste del cambiamento?
“Assolutamente sì, è la storia stessa che ci insegna. Niente è stato elargito, tutto è stato conquistato. Anche oggi il mondo è pieno di donne coraggiose e determinate alla testa di battaglie per i diritti, anche in situazioni assai difficili come in Iran. L’importante è che queste battaglie diventino sempre più corali e trasversali, nella consapevolezza, tra l’altro, che ovunque il diritto di una donna sia colpito quella violazione riguarda ognuno di noi”.
E la cultura che ruolo ha nelle sue iniziative?
“Un ruolo fondamentale, imprescindibile. La strada per la parità di genere è lunga ma presuppone prima ancora che leggi e atti di governo, un cambiamento nella testa delle persone. Degli uomini, certo, ma anche delle donne, che a volte sono le prime a non essere consapevoli dei loro diritti o a non essere convinte di poter essere soggetti attivi del cambiamento. La cultura è ciò che ci può permettere di vedere in un altro modo le cose e di piantare valori che potranno crescere e produrre scelte”.
Quanto la donna arricchisce il senso di civiltà di un Paese?
“Dico semplicemente che c’è civiltà nella misura in cui la donna è vero soggetto di diritto, senza discriminazioni e tanto meno violenze. Questa è la cartina tornasole della civiltà di un paese ed è una questione che non riguarda solo le donne”.
Qual è il suo progetto di inclusione?
“Più che un progetto specifico penso a un cambio di mentalità generale. Non ci devono essere più situazioni in cui la donna pesa meno solo perché donna. Certo un buon test sarà la composizione delle liste al prossimo voto per le Europee e per le comunali. Sono convinta che più donne nelle istituzioni faranno bene alle istituzioni stesse”.
Manetti, mi racconta un paio di esempi di valorizzazione al femminile nella cultura creati da lei?
“Gli esempi potrebbero essere molti, dalla mostra di un grande fotografo come Massimo Sestini che ci ha restituito i volti e le qualità di donne che eccellono nel loro lavoro, al modo con cui abbiamo voluto raccontare storie e protagoniste dello sport, nel calcio come la pallavolo. E mi piace ricordare come abbiamo voluto celebrare l’8 marzo, giorno non di festa ma di impegno per i diritti. Con un grande concerto in piazza del Duomo a Firenze. Con la consapevolezza che la musica è un linguaggio che arriva ovunque e muove le teste e i cuori. In passato è stata fondamentale in grandi battaglie civili, lo sarà anche per i diritti delle donne. E quel concerto sarà un appuntamento che ritornerà di anno in anno per spingere con sempre maggiore forza la nostra mobilitazione”
Un lavoro importante e unico in Italia per donne e uomini che si riconoscono in questo progetto della Regione Toscana che affronta il tema dei diritti e della parità di genere, in un modo nuovo, ambizioso e concreto.
“La cultura è ciò che ci può permettere di vedere in un altro modo le cose e di piantare valori che potranno crescere e produrre scelte”
Giornalista