MONACO YACHT SHOW
Arte, design, eleganza e confort nella sfida eco friendly della nautica italiana
All’insegna della sostenibilità, del design e dell’innovazione tecnologica si è concluso il Monaco Yacht Show. Che quest’anno ha celebrato la grande nautica, di cui l’Italia è primo player mondiale, coniugando in un unico discorso ambiente e design. Con barche che, oltre ad essere dotate di tecnologia d’avanguardia, sono anche capolavori di design.
Donatella Zucca
Come di rito, il Monaco Yacht Show si è chiuso celebrando la grande nautica, di cui l’Italia è primo player mondiale, questa volta coniugando in un discorso unico ambiente e design, parole espressione di un’attenzione che, oltre a far bene all’immagine, possono tradursi in azioni concrete di sostenibilità ambientale. Un esempio eclatante è quello del Principato, pioniere della difesa della bellezza, che sostiene la salvaguardia dell’ambiente naturale e il riciclo delle risorse con politiche e attività mirate, anche in settori demonizzati come il grande yachting. Il nascente Sustainability Hub è un incubatore per aziende e start up che forniscono e lavorano su soluzioni verdi o alternative sostenibili, adattabili al mondo dello yachting. Un approccio eco-friendly avviato dal Monaco Yacht Show nel 2005 col programma Carbon Neutral e rafforzatosi nel 2010 col suo ingresso nella Fondazione Principe Alberto II di Monaco a sostegno di progetti eco-compatibili.
Lanciato lo scorso anno e sponsorizzato da VBH, lo Yacht Design & Innovation Hub integra in un’unica mostra anche gli espositori della Design Gallery, uno spazio di 200mq. dove 25 yacht designer hanno presentato progetti, approfondimenti sulle tendenze e soluzioni innovative nel design declinato con la sostenibilità. In quattro giorni si sono tenute una ventina di conferenze che hanno catturato l’interesse di giovani visitatori, neofiti di questo particolare segmento della nautica. Particolare perché dai 45mt in su, la taglia media delle barche esposte al Salone, un’imbarcazione non affronta solo le problematiche dell’essere un mezzo di trasporto sulle acque non sempre tranquille di mari e oceani, ma anche le criticità legate al fatto di essere una residenza con logistiche e logiche simili a una piccola città.
Per diversi architetti, designer, technologists, ambientalisti e armatori, il super-yacht è un parco giochi su cui sperimentare soluzioni e idee adattabili a contesti più grandi e diversi, senza i rischi che questo comporterebbe. E se fino a pochi anni fa si sfoggiavano più che altro accattivanti linee esterne firmate da architetti e designer, prevalentemente nautici, che esaltavano le performances in termini di velocità, con un’attenzione trascurabile alla salvaguardia del mare, oggi molto è cambiato. I progettisti delle più sportive sostenevano che, tanto più la barca è veloce quanto meno impatta sulla salute dell’atmosfera, perché a differenza di quelle più lente, arriva prima a destinazione permettendo di non usare elicotteri o aerei, molto inquinanti. Tutti, inclusi loro stessi, oggi sono orientati a puntare su un’efficienza intesa anche come efficacia nella diminuzione della propria carbon foot-print. Se prima uno scafo era un elemento chiave per poter volare sul mare, oggi si è iniziato ad apprezzare la sua nauticità come fattore che incide positivamente sulla sostenibilità, senza contare il piacere di entrare in una baia nel silenzio della modalità elettrica. Che la barca sia grande o piccola, come il nuovo motoscafo full-electric Riva El – Iseo appena presentato, sfido chiunque a dire che non sia bello navigare accompagnati solo dallo sciabordio dell’acqua.
Da questo slancio verso il bene comune e proprio, non è estraneo neppure il mondo della vela che per gli spostamenti a motore adotta sempre più propulsioni elettriche o a basso impatto ambientale. Tra queste, Café Racer di Baltic Yachts prodotto in semiserie, costruito con materiali eco-compatibili e dotato di un gruppo propulsivo a basse emissioni grazie a un’unità di propulsione elettrica da 30kW. Grazie al sistema Torqeedo, il daysailer Domani S30 naviga a motore in modalità elettrica. La linea di catamarani Windelo ha una propulsione ibrida ed è realizzata con un misto di fibre naturali derivate dal basalto. Tornando al motore e alle mega taglie, il più grande yacht eco-friendly del mondo sarà il 183mt Rev Ocean, costruito da Fincantieri e in consegna nel 2024, tra i più tecnologici laboratori galleggianti sullo studio della salute degli oceani e yacht charter i cui proventi finanzieranno la ricerca. Il proprietario norvegese Kjell Inge Røkke, fondatore dell’associazione REV-Ocean, che raccoglie informazioni sulle maggiori fonti d’inquinamento del mare, ha investito 2,7 mld per la sua costruzione. Ovviamente lo yacht non era al Monaco Yacht Show, ma c’era invece il suo designer, l’architetto navale Espen Øeino, insieme ad altri nomi illustri di questo settore, con il suo appena nato minisommergibile, un mezzo subacqueo sempre più comune a bordo dei grandi yacht, nel suo concept avveniristico in linea con gli yachts di nuova generazione. I designer di Nautor Swan si sono incontrati alla Maxi Swan Conference dove hanno parlato anche del progetto Swan 128, tra loro c’erano Germàn Frers, Misa Poggi e Lucio Micheletti, autori dei blu-cruiser ad alte prestazioni, oltre a Juan K, esperto di unità da crociera e competizione e Mario Pedol, progettista di pietre miliari della vela e del motore. Per i tender Swan Shadow e Swan Overshadow, Jarkko Jamsen, yacht designer partner fondatore di Aivan Ltd, Navia Design Ltd e Jamsen Sarl Monaco.
Tornando al motore, i cantieri tedeschi Lürseen hanno presentato il gigayacht Ahpo, un 115mt con splendidi interni ed esterni firmati dallo studio italiano Nuvolari-Lenard e dotato di generatori con un sistema di recupero del calore per riscaldare l’acqua della piscina, che si traduce in minor consumo d’energia elettrica e di emissioni, oltre a un sistema d’ancoraggio elettronico che non danneggia il fondale e permette un ormeggio sicuro a qualsiasi profondità. L’impegno verde di Lürseen però non si ferma qui, con Rolls-Royce sta lavorando su progetti di sviluppo dell’uso del metanolo come carburante verde per i superyacht, concentranosi su yacht oltre 75 mt, ritenuti i più adatti a questo tipo di alimentazione. Il metanolo è un combustibile sintetico prodotto prelevando anidride carbonica dall’atmosfera e convertendola utilizzando elettricità generata da fonti rinnovabile come solare ed eolico. La quantità di anidride carbonica emessa dai motori che funzionano con metanolo dovrebbe essere pari a quella estratta dall’aria, quindi permetterebbe un’impronta di carbonio net-zero.
“I potenziali acquirenti di oggi degli yacht di domani stanno pensando sempre più a come rendere la gestione delle loro navi la più rispettosa del clima e dell’ambiente possibile”, afferma Peter Lürssen, Ceo e co-proprietario di Lürseen, “Stiamo registrando una crescente volontà tra i futuri clienti di investire in nuove tecnologie per la protezione del clima e di renderle disponibili nella nave”, dello stesso parere anche Massimo Perotti, presidente e Ceo dei cantieri Sanlorenzo, gruppo quotato in borsa che ad agosto ha firmato un accordo con Rolls Royce per l’installazione di sistemi di propulsione a idrogeno ottenuto dal metanolo, combinati con le fuel cell fornite da Siemens Energy, che si concretizzeranno in un prototipo di superyacht in consegna nel 2026. Sempre Sanlorenzo nel 2024 varerà uno yacht di 50 mt, che sarà la prima nave al mondo in grado di produrre, con l’idrogeno e l’ossigeno, l’energia elettrica per i servizi alberghieri di bordo. E non è tutto, col marchio Blue Game, il gruppo ha siglato un accordo con New York Yacht Club American Magic, challenger della Coppa America 2024, per la progettazione della prima chase-boat a idrogeno. Un’imbarcazione di 10 mt che dovrà raggiungere i 50 nodi e avere un’autonomia di 180 miglia, per la prima volta con propulsione a idrogeno abbinata ai foil, apripista di una serie di altri progetti verdi “Nel mondo finanziario c’è grande interesse su cosa stiamo facendo”, spiega Perotti, “i fondi e gli investitori ci chiedono continuamente cosa stiamo realizzando in materia di sostenibilità e ci avvisano che se una società non investe in innovazione green rischia di perdere appeal. Oggi c’è molta più attenzione all’ambiente, il carburante del futuro è l’idrogeno per barche fino a 24 metri e metanolo per quelle da 24 a 80 metri”.
Sempre al Monaco Yachts Show, le splendide linee del 49,99mt Kinda dei cantieri italiani Tankoa che, a propulsione ibrida come il suo predecessore Bintador, offre la possibilità di navigare in modalità diesel-meccanica, diesel-elettrico e full-electric, oltre al lancio del progetto del 68mt T680 Fenice, un capolavoro di ritmi e di bellezza disegnato dallo studio veneziano Team For Design, come altri eco-friendly made in Italy. Per le linee, cattura il 65mt Triumph di Benetti, non sono da meno i suoi magici interni accompagnati da elementi di green design, che celebrano l’arte in una serie di fotografie di grandi nomi internazionali disposte come in una galleria.
Nel suo insieme un’opera d’arte, il 62mt RIO dei cantieri Crn del Gruppo Ferretti, realizzato in collaborazione con Omega Architects e Pulina Exclusive Interiors, unisce alla bellezza, la certificazione IMO Tier III, che garantisce un -70% nelle emissioni nocive degli ossidi di azoto (NOx) contenuti nei gas di scarico dei motori. Un’attenzione all’ambiente riscontrabile anche nelle fasi di costruzione al Superyacht Yard di Ancona, dove gli impianti di rigenerazione e il fotovoltaico permettono una diminuzione dei consumi di energia elettrica del 79% e termica del 32%. Qui però entriamo in un mondo dove non è solo uno splendido scafo a parlare di art-design, ma anche la disposizione quasi urbanistica degli interni, delle aree dei servizi, della zona equipaggi, la stireria, la lavanderia, la sala macchine, il beach club, la SPA, la palestra, le stanze frigorifere e freezer, quelle del trattamento, compattamento e conservazione dei rifiuti. Senza contare gli arredi galleggianti, tra cui il floating bar e armchair di Trona, i floating mattreses di Fertini Casa, oppure toys impegnativi come mini sommergibili. Un sempio, Triton 660/9 AVA EO, frutto della collaborazione tra Triton Submarines, produttore di sommergibili civili, Dark Ocean Design, leader nella progettazione e ingegneria di sommergibili e il team Espen Øino autore di megayacht iconici. Naturalmente però è l’arredamento in ogni suo dettaglio a regalare magie e raggiungere i livelli più alti di arte e design, in breve, l’opera dell’interior yacht-designer, talvolta un grande maestro nel residenziale, negli arredi e oggetti, come Piero Lissoni, Patricia Urquiola, Lazzarini Pickering, Bonetti/Kozerski Architecture e altri.
L’architettura e il design nautico che fanno sognare
La sfida per i cantieri del lusso è quella di unire, grazie all’innovaziione tecnologica, le caratteristiche di sostenibilità ambientale alla bellezza e al confort. Con l’obiettivo di creare imbarcazioni iconiche che danno sfogo all’ immaginazione e corpo ai sogni.
Sempre a Monaco, i cantieri Rossinavi hanno lanciato due concept di catamarani ad energia solare: il SeaCat e il 44mt Oneiric con esterni e interni progettati da Zaha Hadid Architects, insieme al cantiere apripista di una nuova era di sostenibilità per le imbarcazioni, in cui il grande design veste funzionalià e tecnologie avanzate. Tre livelli di pannelli solari perfettamente integrati nell’estetica del catamarano, caricano il set di batterie, il cui stato e consumo energetico sono monitorati da un’intelligenza artificiale che consiglia i comportamenti più sostenibili. In un giorno, Oneiric può navigare per il 100% del tempo in modalità full-electric e nelle traversate transatlantiche, il 70%, con un risparmio di circa 40 tonnellate di CO2 rispetto a una nave convenzionale. Inoltre, se ormeggiato e non in uso, i suoi pannelli possono alimentare una villetta famigliare a terra. Il design riprende la fluidità delle onde senza interruzioni o confini tra mare e barca, interni ed esterni.
Pininfarina Nautical invece ha presentato un rivoluzionario progetto di ricerca sviluppato insieme a Fulvio De Simoni, con cui sta già lavorando a un altrettanto rivoluzionario catamarano. La chicca però è il 90mt Kairos, il cui modello ha attirato l’attenzione, frutto della prima collaborazione di Pininfarina coi cantieri olandesi Oceanco e Lateral Naval Architects. Un’imbarcazione dalle linee avveniristiche, dotato di un sistema di propulsione E-Hybrid, in linea con l’iniziativa MXT di Oceanco sulla sostenibilità e l’innovazione. Testimonial di come oggi la tecnologia e il design possano aprire la strada a un futuro sostenibile per lo yachting, non a caso Kairos in greco significa “momento giusto, momento opportuno”. Del resto, la passione di Pininfarina per la nautica nasce molto prima della divisione dedicata e l’accompagna sin dai suoi primi anni di vita, dando concretezza a pietre miliari del settore. Tra le ultime, il progetto del megayacht Ottantacinque per Fincantieri presentato al Monaco Yachts Show 2015 e nell’edizione 2020, i progetti Wally 100 Tango e il 70m Aurea di Rossinavi, cantiere con cui condivide gli stessi valori. “La cosa che mi piace di più è la sfida, ognuno di noi esprime il suo mood artistico in modo diverso”, dice Daniele Mazzon, 33 anni, Chief Transportation Designer di Pininfarina e dal 2019 a capo del team di Pininfarina Nautical, “studiare e cercare qualcosa di nuovo o non convenzionale ci diverte e questo è molto importante”. Un altro esempio di big fuori settore che si è innamorato della nautica è Lamborghini, che quest’anno ha presentato Tecnomar for Lamborghini 63, un motoryacht di 20mt capace di correre a 60nodi, con un occhio particolare al suo design da performances, la leggerezza dei materiali scelti, gli aspetti tecnici delle eliche e dello scafo i cui pattini deflettono il flusso dell’acqua dando maggior dinamicità alla carena, che insieme concorrono a migliorarne l’efficienza, con qualche vantaggio anche per l’ambiente.
Arte, eleganza e unicità nell’interior yacht design
Per Achille Salvagni, tra i più eminenti e premiati creatori di interni nel mondo della nautica, “La sfida è creare ambienti essenziali, mai poveri, che coinvolgono dalla gamma cromatica delle superfici, a come le forme s’incontrano e si evolvono”. Ma anche…
Riguardo agli interni dei maxiyachts, in cui il design diventa in ogni minimo particolare un’opera d’arte, lasciamo la parola ad Achille Salvagni, creatore d’interni di grande eleganza, su cui spiccano pezzi unici in marmo, bronzo, legni esotici, pietre preziose, tessuti, pergamene e altri materiali di altissimo livello, realizzati per lui dai migliori laboratori artigianali italiani. Oggetti che collezionisti e colleghi si contendono e possiamo veder esposti alla Maison Gerard di New York e all’Achille Salvagni Atelier di Londra, in un’alternanza di mostre tematiche. Nel mondo delle barche, uno dei più eminenti e premiati interior yacht-designer, un modernista dei nostri tempi, che quando racconta il passato lo fa attraverso una narrativa stratificata. Le sue forme ellittiche riconducono alle architetture Romane, cardini a forma di freccia e i bronzi dorati ne rievocano l’Impero, altri pezzi riprendono grandi italiani del Novecento come Gio’ Ponti, Paolo Buffa e Tomaso Buzzi.
Ambienti che affronta come fossero un dipinto, con colori vibranti e decisi su base neutra. In un appartamento sulla Fifth Avenue, il rosso di un quadro di Lucio Fontana diventa un punto focale che riecheggia nella pelle delle sedie e nell’arancione dei cuscini. In tutti i suoi interni, domina l’elemento di rottura, la simmetria imperfetta, l’accidente che dà vita, ma l’approccio alla creazione di uno yacht è per lui qualcosa di diverso: “La barca è più simile a un aeroplano che a una casa, è un grande pesce sempre in movimento, non un loft galleggiante. Deve adattarsi ai cambiamenti, a mari e oceani con latitudini, climi, coste e panorami differenti, ad alti e bassi di temperatura, ad acque che da calme possono diventare tempestose”. Un po’ come la sua vita di continuo in volo da una parte all’altra del mondo per seguire clienti, barche, residenze, l’headquarter di Roma, gli atelier di New York e di Londra dove vive con la famiglia. Alla domanda se il suo design si avvicina più all’arte che all’architettura risponde: “Cerco di trovare una sintesi delle due cose. Negli anni, il mio più grande impegno è stato quello nel design d’autore, non perché sono io a disegnare, ma perché le mie opere non sono replicate dall’industria. Che un oggetto sia griffato non basta a renderlo più prezioso, la vera unicità sta nel fatto che il mobile o l’arredo sia stato appositamente creato, non mi piace comprare cose già fatte, preferisco andare dagli artigiani, cui faccio fare persino le cerniere delle porte e con loro sporcarmi le mani. Io non riesco a rientrare in un ambito, devo vedere il quadro tutto insieme, per questo non ci possono essere parti irrisolte o prospettive banali, in un oggetto come lo yacht devi poter essere attratto anche dal dettaglio, il focal-point gioca una parte importante. L’equilibrio è nei contrasti, senza superfici ruvide e lisce, cose simmetriche e asimmetriche, non si riesce a raggiungere quello perfetto. Tutto nasce da tensioni differenti che trovano armonia tra loro, la sfida è creare ambienti essenziali, ma mai poveri, che coinvolgono dalla gamma cromatica delle superfici, a come le forme s’incontrano e si evolvono.”
Tra i suoi lavori, il 70mt Numptia, 50mt Endeavour e il 49mt Aurora di Rossinavi, quest’ultimo uno scafo sportivo progettato da Fulvio De Simoni , dove la dolcezza dei suoi interni sposa le linee aggressive della barca, poi il 40mt Club M di Baglietto, nonostante ricercatezze come la copertura in pergamena degli armadi, in grado d’affrontare ogni latitudine e condizione meteo, come gli altri pluripremiato. Prima ancora, le serie di Canados, due super progetti per Perini Navi e poi l’era di Azimut, per cui ha disegnato la gamma Azimut Grande dai 52 piedi al 38mt.
“La barca è più simile a un aeroplano che a una casa, è un grande pesce sempre in movimento, non un loft galleggiante. Deve adattarsi ai cambiamenti, a mari e oceani con latitudini, climi, coste e panorami differenti, ad alti e bassi di temperatura, ad acque che da calme possono diventare tempestose”
Donatella Zucca
Giornalista e scenografa