DESIGN E SOSTENIBILITÀ
Quando l’arte del paesaggio si fonde con l’architettura
Nel cuore di Lanzarote, l’architetto paesaggista genovese Caterina Mandirola ha trasformato una vecchia proprietà in un rifugio che armonizza l’arte del paesaggio con elementi architettonici innovativi. E ha creato un’oasi che non solo rispetta ma esalta la biodiversità locale attraverso una selezione meticolosa di flora autoctona e tecniche di sostenibilità. Il progetto, ispirato all’eredità di César Manrique, pioniere dell’integrazione ambientale, riflette un connubio perfetto tra estetica e funzionalità, offrendo un esempio luminoso di come l’architettura possa convivere in simbiosi con il suo ambiente naturale.
Caterina Mandirola, noto architetto paesaggista genovese, nel 2021, ha acquistato una vecchia proprietà a Tiàs, a dieci minuti dall’aeroporto di Arrecife – Lanzarote e la sta trasformando in un buen ritiro. L’isola di Lanzarote, nonostante sia stata fatta oggetto di uno sviluppo urbanistico notevole, a seguito dell’esplosione turistica di questi ultimi anni, è riuscita a conservare in gran parte del suo territorio un paesaggio integro che la rende unica al mondo. Emersa 25 milioni di anni fa dai fondali marini, è un’isola vulcanica che conta sul suo piccolo territorio oltre 120 vulcani. È una terra dalla natura forte ed estrema dove il nero e il rosso del fuoco dei vulcani sono temperati dagli alisei che soffiano costanti tutto l’anno e da un oceano smeraldino. Spiagge di basalto nero, di sabbie nere vulcaniche illuminate da finissima olivina si alternano a lunghe spiagge dorate o bianche; ogni tratto di costa riserva una sorpresa e su tutto dominano i profili e i colori dei vulcani. Buona parte del territorio è occupato dalla riserva naturale del Timanfaya, il gruppo di vulcani che, dal 1730, cambiò per sempre il volto dell’isola con eruzioni che durarono oltre 6 anni; ne modificarono la morfologia ma anche le caratteristiche del terreno, che ora è in gran parte vulcanico e nero, ottimo per la coltivazione della vite, della frutta e di molti ortaggi.
La casa di Caterina si trova su uno di questi territori vulcanici e da lontano si affaccia sull’oceano con vista su Fuerteventura. Chiusa all’interno di mura, lascia aperto il lato che guarda verso il mare con un piccolo ma significativo giardino dove un bel esemplare di Dracaena draco, detta il Drago, apre il percorso associato ad un gruppo di piante della flora locale: Aeonium lancerottense, Euphorbia canariensis, Euphorbia Balsamifera , Echium decaisnei. Il giardino è caratterizzato dal picon nero, i millimetrici pietrini porosi di lava vulcanica nera che la notte assorbono l’acqua e di giorno la rilasciano, consentendo alle piante di sopravvivere in un ambiente reso arido dal sole e dai venti. Nel giardino di nero lucente fanno bella mostra di sé le yucche: la rostrata, le attenuate e l’aloe vera dalle proprietà curative ma anche scultorei cactus come un esemplare di Pachycereus pringlei, alto oltre 2,5 mt, Aloe africana e tre magnifici esemplari di Echinocatus grusonii accostati a una delle più note varietà di euforbia che caratterizzano l’isola; l’‘Euforbia milii, comunemente detta ‘Spina di Cristo’, che con la sua ricchissima fioritura di un rosso vivace spicca accanto al giallo dell’echinocactus, entrambi messi in risalto dal muro di pietre vulcaniche che dal nero virano alla terra bruciata, al rosso. Il giardino progettato da Caterina è in fase di realizzazione; a Lanzarote tutto richiede tempo, soprattutto la manodopera, ma piano piano sta prendendo forma. Caterina ha pensato al giardino, come un luogo dove i colori delle piante ornamentali si associano agli alberi da frutto: l’arancio e il fico, riparati dai venti grazie al caratteristico muretto a forma di mezzaluna di pietra vulcanica; la pitaya, la papaya, il mango, l’avocado e i banani, addossati al muro vulcanico della villa. Bellissimi gli esemplari di Thevetia peruviana dal portamento scapigliato con le gialle campanule ricadenti che ben dialogano con i 2 esemplari di ‘falso pepe’, lo Schinus molle che, insieme alle 2 palme ‘Washingtonia robusta’ sono gli elementi caratterizzanti il paesaggio della villa. Il primo albero di pepe orna il bel ingresso della casa, ingentilito da esemplari di Aeonium lancerottense, che si apre sul suggestivo patio della villa, al cui interno il secondo maestoso esemplare, forgiato dal vento degli alisei che soffiano quasi ininterrottamente prende gran parte del cielo, ombreggia buona parte di questo suggestivo spazio interno. Il patio è una delle caratteristiche architettoniche delle vecchie case di Lanzarote, oggi non più così consueto perché gran parte degli edifici antichi sono stati completamente rinnovati dall’estetica moderna. Anticamente il patio era il luogo dove la natura era al riparo dai forti venti; qui i componenti delle famiglie trovavano quiete dove rilassarsi al riparo da una natura intensa. Molte sono le testimonianze degli antichi viaggiatori che raccontano come qui si trovassero gerani, fucsie pendule, felci ricadenti, asparagina creando una sorta di giungla verde. Caterina ha ricreato questo clima mettendo a dimora nella sabbia rossa vulcanica un gruppo di Agave attenuata, un grande esemplare di Strelitzia, l’uccello del paradiso molto coltivato a Lanzarote e l’onnipresente Bougainvillea fucsia. Questo è anche il luogo di lavoro in cui Caterina realizza talee di svariate piante da introdurre nel giardino che sta prendendo giorno dopo giorno forma. Sul patio si aprono gli ambienti abitativi, il grande salone, le camere da letto, la cucina, la sala da pranzo e la grande veranda che si affaccia al giardino aprendosi in una terrazza verso il mare. Nel patio di Caterina si respira un’autentica atmosfera canaria, Caterina qui ha lasciato che la natura prenda il sopravvento con vari tipi di felci e di photus che scendono dall’alto vanno ad occupare tutti gli spazi visivi. Dal patio si accede a un nuovo scenografico spazio: gli occhi sotto il sole di Lanzarote vengono colpiti dal bianco e dal turchese della piscina.
Qui la lezione di Cèsar Manrique si ritrova netta. Caterina ha studiato a lungo l’artista, architetto, paesaggista e ambientalista ante litteram che dagli anni ’60 ha intrapreso un’opera di valorizzazione della sua isola natia che lo ha portato a combattere per mantenere preservato il territorio isolano. Grande interprete della tradizione dell’isola è stato capace di creare un’architettura che entra nel paesaggio per valorizzarlo e sostenerlo, facendo sistematico riutilizzo degli oggetti, strumenti del passato, inventando per essi nuovi usi o sperimentano nuovi materiali, come il corten utilizzato per gli elementi di arredo, al tempo estremamente innovativo o le pavimentazioni bianche in clorocaucciù con cui Manrique ha plasmato pavimenti, passaggi, bolle vulcaniche, come si può vedere alla Fondazione a lui dedicata a Taiche o al Jameo de Agua o ancora alla villa di Lagomar. L’ambiente della piscina ricreato dall’architetto Mandirola è un tributo al maestro Manrique e trova negli elementi della tradizione sostegno. Il lato verso il mare della piscina è protetto dall’antico ricovero del cammello, dai colori vulcanici; l’ingresso di questo ambiente rimasto integro è valorizzato da 2 bellissimi esemplari di Yucca gloriosa. Sul lato opposto è invece l’edificio di pietra vulcanica che ospita due appartamenti per gli ospiti. Il lato meridionale è chiuso dal muro di cinta e dagli alberi di Thevezia peruviana e da Hibiscus. Anche i bagni della casa sono stati pensati dall’architetto Mandirola prendendo spunto da quelli che si trovano nelle maggiori opere del noto architetto di Lanzarote: il bianco dei pavimenti in resina, ed anche la presenza della monstera, pianta simbolica onnipresente che si ritrova in tutti gli ambienti di Manrique, si ritrova anche qui. Gli arredi della casa sono sobri e riprendono i colori dell’isola. Il bianco delle pareti e di gran parte dei pavimenti, il nero sono la dominante, elementi decorativi sono i vasi in terracotta realizzati da Caterina secondo la tecnica degli antichi abitanti dell’isola ed elementi in corten che riprendono i colori della pietra vulcanica.
Il risultato è una villa dall’impianto antico, con elementi della tradizione abitativa dell’isola che Caterina ha amalgamato rendendo omaggio al maestro Manrique, dando vita a uno spazio abitativo esteticamente bello e confortevole. L’architetto Mandirola, per natura rigorosa, sottolinea che la casa è ancora lontana dal risultato desiderato, soprattutto il giardino dove è in previsione di realizzare un camminamento e un’isola di bianca resina per valorizzare i colori del nero picon del terreno e le essenze arboree. Oltre al frutteto sta lavorando per inserire l’orto in tre riquadri rialzati posti lungo il muro della Casa del Cammello. Nuovi esemplari di cactus verranno inseriti e nella zona dell’ingresso Caterina sta istallando una vasca per il giardino d’acqua. A Lanzarote l’acqua è essenziale, le case di un tempo, come quelle di Caterina avevano una cisterna sotto il suolo, l’ aljibe e un sistema di raccolta della pioggia che prevedeva sul suolo pavimenti con fondo impermeabile inclinati per far scolare più acqua possibile nella cisterna. Nel patio di Caterina una fontana di pietra lavica e pietre da mulino è prossimo a rientrare in funzione per riportare l’acqua al centro della vita della casa.
Anticamente il patio era il luogo dove la natura era al riparo dai forti venti; qui i componenti delle famiglie trovavano quiete dove rilassarsi al riparo da una natura intensa.