L’ARTE DEL BALLO
La lotta di Roberto Bolle per far vivere la bellezza della danza
“Nonostante ci sia una grande fetta di pubblico a prediligere e scegliere la danza come materia da seguire, da amare da condividere, continua in Italia ad essere considerata la Cenerentola delle arti”, parola del primo ballerino italiano che in questa intervista dice anche…
È stato al termine di una rappresentazione di Romeo e Giulietta nel 1996 che viene nominato primo ballerino e da quel momento gli impegni di Roberto Bolle da protagonista, sia in balletti classici che moderni, si moltiplicano: interpreta molti ruoli per diversi coreografi, collaborando per La bella addormentata, Cenerentola, Don Chisciotte e Il lago dei cigni. All’estero ha occasione di danzare con il Royal Ballet di Londra, il Balletto nazionale canadese, il Balletto di Stoccarda, lo Staatsoper di Berlino, il Teatro dell’opera di Vienna, il Teatro dell’opera di Monaco di Baviera, il Wiesbaden Festival, il Tokyo Ballet. Tra le ballerine classiche contemporanee italiane, ha danzato con Carla Fracci, Alessandra Ferri, Ambra Vallo ed Eleonora Abbagnato. Dunque un nome una garanzia: Roberto Bolle e la sua irresistibile ascesa che lo ha portato ad essere oggi una delle star. E un momento di grazia e di popolarità per il grande danzatore italiano, étoile della Scala e principale dell’American Ballet di New York, confermato dal successo del suo special televisivo “La mia danza libera”, che ha conquistato cinque milioni di spettatori. «È una bella serie di spettacoli, decisamente quasi una maratona: ma meglio di così non avrei mai pensato che potesse andare. In fondo è una formula ormai longeva che ha resistito nel tempo e poteva andare diversamente. E invece. Abbiamo visto negli anni crescere l’entusiasmo del pubblico, la sua risposta e l’interesse. Così abbiamo deciso di rinnovare programmi e artisti: e il pubblico risponde con entusiasmo».
Sarà proprio Roberto Bolle a inaugurare i grandi eventi di Musart Festival Firenze, rassegna tutta fiorentina, unica nel suo genere che lega buona musica, mostre, musei e cibo gourmet. È con l’étoile che tornano la serie degli spettacoli estivi sul palco di piazza della SS Annunziata da sabato 16 luglio ore 21.15: taglio del nastro con il rodato show di grande danza di «Roberto Bolle and Friends».
Formula vincente non si cambia, giusto Roberto?
«Esatto, anche perchè fin dall’inizio mi sono ispirato a Pavarotti e a Nureyev che portavano i loro friends in giro per il mondo: da lì sono partito. Poi ho avuto la fortuna di trovare giovani di grande talento, ragazzi bravi e belli in modo da proporre sul palcoscenico il meglio che c’è nel panorama della danza. È un messaggio importante, soprattutto in Italia».
Anche perchè la danza è considerata fanalino di coda delle arti…
«Purtroppo è proprio così: la danza italiana, nei teatri, è in agonia, questo va detto. Sono stato alla Camera a lanciare l’allarme per le condizioni in cui versa la danza: dalle compagnie chiuse a teatri, alludo a importanti istituzioni italiane, che neppure la considerano, nè la mettono nei loro programmi. Nonostante ci sia una grande fetta di pubblico a prediligere e scegliere la danza come materia da seguire, da amare da condividere, continua ad essere considerata la Cenerentola delle arti».
Era deprimente anche per Carla Fracci.
«Lo so purtroppo: a lei che era lei non hanno mai permesso di fondare un’accademia dedicata alla danza e ai giovani e questo l’ha fatta soffrire. Per la danza, negli ultimi anni le cose sono andate a peggiorare, comprese le opportunità per i ragazzi volenterosi. Oggi ci sono meno corpi di ballo, tanto che è una lotta quotidiana, anzi, una vera battaglia per cercare di tenere alta la danza e farla vivere il più possibile. Confido sul “tavolo della danza” per fare proposte in parlamento dove sono stato qualche mese fa, per aiutare questo cambiamento. Speriamo che avvenga. Io di sicuro ci provo in prima persona: anche il ministro Franceschini si è detto d’accordo e ha condiviso il mio pensiero dopo la nostra audizione».
Ma lo scandalo-danza sta anche nelle fondazioni degli enti lirici che la ignorano come materia e non la inseriscono nei programmi.
«Il problema è questo infatti: io ho fatto un calcolo a tavolino. Delle 14 fondazioni liriche italiane, solo 4 hanno mantenuto un loro balletto e non c’è neppure più un corpo di ballo all’Arena di Verona. Allora il problema è la ripartizione delle risorse del Fus che deve avere criteri più equi, mettendo sul tavolo, programmando un fondo mirato alla salvaguardia dei danzatori, ma anche prevedendo incentivi verso teatri che investono sulla danza, e nello stesso tempo preveda dei bei tagli agli enti che esternalizzano. Se adesso tra noi si parla di balletto classico, va anche detto che l’attenzione alla creatività contemporanea è proprio scarsa. Per esempio, si va oltre al classico. Oggi anche le compagnie di danza contemporanea non girano, i teatri non le mettono in programmazione, dimmi se le trovi. Io, no».
Cosa aspettarsi da Bolle & Friends che ha già trionfato a Milano e da Firenze girerà i palchi d’Italia in estate?
«Abbiamo messo insieme un programma che mescola il contemporaneo con il classico, il virtuosismo con la grande emozione. E io proporrò da solo quattro pezzi nuovi. Io vedo la danza un po’ come la pittura. Cioè una forma di comunicazione universale, istintiva, in grado di arrivare al cuore dello spettatore senza l’aiuto del linguaggio: diciamo che la danza è istinto e sublime messi insieme. Il ballo mostra la bellezza del corpo umano ai suoi massimi livelli, trasformando il gesto effimero in sostanza ed emozione, un piccolo miracolo che avvicina artista e pubblico alla bellezza».
Ha pensato a qualcuno a cui vada una dedica speciale tra i brani in scena?
«Uno sì e con tanto affetto e gratitudine: è l’omaggio alla musica di Ezio Bosso, “In your black eyes” che interpreterò dedicandolo a lui non solo idealmente. Bosso era un grande musicista, che ha sofferto anche troppo nella sua vita, ma che ha saputo regalarci delle sensazioni profonde e d’amore verso la vita, insegnandoci tanto. E poi c’è il pezzo di chiusura che è una vera sperimentazione contemporanea: un mio assolo dialogante per la prima volta nella storia della danza classica con una batteria live sul palco».
Facciamo il nome dei suoi friends?
«Sono diventati anche loro star della danza a partire dall’amata Melissa Hamilton del Royal Ballet e il talentuoso ballerino Osiel Gouneo dal Balletto di Monaco di Baviera, oltre ai primi ballerini della Scala, Nicoletta Manni e Timofej Andrjashenko; e ancora Adeline Pastor dall’Aalto Ballet di Essen e, sempre dal Royal Ballet di Londra, Fumi Kaneko e Vadim Muntagirov. Nomi già tutti molto riconoscibili e amati dal pubblico. Sono felice per loro, se con il nostro spettacolo riusciranno ad avere una vita professionale e artistica degna di questo nome».
Bolle cioè un ponte tra il mondo classico, elitario del teatro e quello frenetico. Bolle che ha portato la danza nel futuro, rompendo le barriere che relegavano la danza ad essere arte di nicchia. Bolle forever. Patrimonio dell’umanità: una delle meraviglie naturali più rare, delicate (e potenti) del mondo.
Giornalista