AI & CREATIVITÀ
L’impatto dell’intelligenza artificiale sui lavori creativi
I nuovi software sono pronti a rivoluzionare il settore artistico e culturale. Come? Ne parla Jacopo Perfetti, Cofondatore e Ceo di Oblique.ai, Docente in Sda Bocconi e saggista in questa intervista a DIGITAL AGE, la trasmissione di ILI Editore sull’evoluzione in corso tecnologica, sociale e culturale
Angela Maria Scullica
L’intelligenza artificiale sta progredendo velocemente e sta fornendo al settore artistico e culturale soluzioni molto più creative rispetto a qualche anno fa. Già a partire dall’anno prossimo, i nuovi software saranno più facilmente accessibili e si assisterà nel settore artistico e culturale a un loro ultilizzo nettamente più ampio e generalizzato. Quale sarà il loro impatto sui lavori creativi? Come evolveranno gli scenari e quali saranno le sfide da affrontare? Ne ho parlato lo scorso 22 giugno a Digital Age, la trasmissione di ILI Editore che approfondisce la trasformazione delle relazioni, della cultura, dell’arte, della società, dei valori, nell’era digitale con Jacopo Perfetti, Cofondatore e Ceo di Oblique.ai, Docente in Sda Bocconi e saggista.
La creatività è sempre stata una prerogativa dell’essere umano, quanto l’intelligenza artificiale può far venire meno questo assunto?
In generale si ritiene che la creatività sia un po’ come un castello dove l’intelligenza artificiale fatica ad entrare. Questo è vero fino a un certo punto. Da diverso tempo infatti in ambito creativo, soprattutto artistico, il binomio tecnologia e creatività umana hanno sempre collaborato. Una collaborazione che, a partire dalla rivoluzione industriale, ha condotto a risultati che hanno cambiato la vita di miliardi di persone. Oggi assistiamo a un fenomeno che potremmo definire, per seguire un po’ il trend della tecnologia, di democratizzazione dell’intelligenza artificiale anche all’interno della creatività.
Cioè? Cosa intendi dire con questa espressione?
Oggi abbiamo accesso a strumenti che sono sempre più democratici nell’accezione più contemporanea del termine, cioè facili da utilizzare, hanno un prezzo accessibile e quindi possono essere adoperati da un numero elevato di persone per esprimere la propria creatività. Questo è un fenomeno che coinvolge tutte le sfere della creatività e dell’arte come la scrittura, la pittura, la musica, la poesia, il cinema ecc.
Si tratta quindi di software ai quali diventerà sempre più facile accedere. Tant’è che molte persone riusciranno ad avere questi software creativi…
Si, e questo processo è ciclico. Io mi ricordo quando avevo diciott’anni, era il 1999 e c’era il boom di Internet. Ai tempi, per diletto, avevo iniziato a programmare. Internet sembrava allora un mondo parallelo, inaccessibile ed effettivamente costruire un sito non era così immediato come lo è ora. Oggi ci sono programmi software come WordPress dove chiunque potenzialmente può aprirsi un sito dopodiché se hai un background da programmatore, quindi sai a come funziona, puoi fare certe cose ma se il tuo obiettivo è solo quello di farti un sito Internet, puoi provarci da solo senza, come succedeva appunto vent’anni fa, dover passare da un’agenzia o da un programmatore. Questo si è verificato in qualsiasi campo, succederà anche con l’intelligenza artificiale applicata
Quali sono i sistemi di software più innovativi nel campo della scrittura, della musica, dell’arte?
Partiamo dalla scrittura che è il campo che conosco meglio perché in Oblique abbiamo sviluppato una piattaforma che si chiama “Writer” dove sostanzialmente, utilizzando alcuni software di intelligenza artificiale come, per esempio, GPT3 che è un software rilasciato da OpenAI, (azienda americana che ha, tra i fondatori, Igon Mask) si ottengono articoli, scritti con tecnica Seo e completi di fotografie free royalty da inserire nei propri blog, newsletter ecc. aziendali.
Come funziona questa piattaforma di intelligenza artificiale per la scrittura di articoli?
Occorre innanzitutto partire da un breaf creativo che può essere “scrivi un articolo sull’impatto dell’intelligenza artificiale sui lavori creativi”. Questo software è in grado di scrivere un articolo di senso compiuto in italiano mettendoci già come dicevo le fotografie royalty free partendo dalle keywords. È in grado di selezionare le migliori fotografie senza diritto d’autore presenti su internet e di comporre un articolo di 1000 parole di un livello più che sufficiente per un blog aziendale, con in più due vantaggi “strategici”:
- è già pensato per essere ottimizzato SEO, contiene quindi al suo interno le parole chiave più rilevanti per l’argomento;
- non ha dentro delle fake news questo perché un algoritmo ha una veloce capacità di comprendere il testo che ha scritto, individuare le frasi più enfatiche dove c’è il maggior rischio di fake news, controllare le fonti e avere un’attendibilità molto elevata
Sarà quindi meglio far scrivere il computer per quanto riguarda i fatti di cronaca e politici
Sì, per certi aspetti, penso che i testi scritti da un software saranno preferibili, poi, se si riuscirà a comprendere che sono stati scritti da un software, su questo ho i miei dubbi. Ma possiamo già fare un esperimento. Noi, per esempio, abbiamo una newsletter che esce ogni settimana. Il corpo principale della newsletter è scritto interamente dal nostro software che, in un’ora, genera 15 newsletter che vengono utilizzate per le prossime 15 settimane. Nello stesso tempo io mando ogni venerdì anche una mia newsletter con pareri, opinioni…che sono al 100% frutto della mia testa. Si tratta di due prodotti completamente differenti. Io preferisco la mia, ma come sempre, bisogna partire dall’obiettivo. Se serve una newsletter aziendale focalizzata su un argomento preciso, quella fatta dal software va benissimo. Noi, per esempio, abbiamo detto al software di scrivere sul rapporto intelligenza artificiale e musica, voce, creatività e lui produce testi per ognuno di questi argomenti, neutri e molto circoscritti, la mia newsletter copre invece diversi ambiti
Immagino che dal punto di vista informativo sarà meglio affidarsi al software; invece, se si vuole dare un parere, un’interpretazione allora lì ci vuole sempre la persona
Ti faccio questo esempio partendo da due dati. Prendiamo due lavori simili ma diversi, il technical writer cioè lo scrittore che scrive argomenti molto tecnici e informativi e il writer inteso come autore di fiction. Il primo, lo scrittore più tecnico, ha un rischio di automatizzazione pari al 71% cioè c’è il 71% di possibilità che nei prossimi anni questa attività venga automatizzata, quindi fatta da un robot. Se invece andiamo sugli autori che scrivono libri di fiction ma anche di saggistica non tecnica, dove quindi, c’è più è una riflessione filosofica, un ragionamento, allora questa percentuale si riduce drasticamente all’8%. L’atto è il medesimo, cioè scrivere. Quello che fa veramente la differenza è il ragionamento che c’è dietro. Il robot automatizzerà alcuni lavori ma questo darà la possibilità all’essere umano di investire su lavori più gratificanti perché tendenzialmente un’economia più automatizzata dovrebbe, almeno sulla carta creare, produrre più ricchezza in minor tempo. Ovviamente si tratta di un grosso tema: bisognerà infatti capire se la ricchezza così prodotta sarà centralizzata oppure distribuita, cioè, in sostanza, se si arricchirà solo l’imprenditore a capo dell’azienda licenziando la forza lavoro che non serve più o se la ricchezza verrà distribuita anche sui dipendenti in termini di meno giorni lavorativi e di più tempo libero. E questo sarà da vedere
Quale sarà l’impatto dell’intelligenza artificiale sulla musica e sulla pittura?
Riguardo alla musica l’intelligenza artificiale è già attorno a noi e si usa tantissimo. In Spotify la playlist viene creata sulla base dei brani che abbiamo ascoltato, dei nostri dati ecc., ma anche in termini di produzione l’intelligenza artificiale ha creato già qualcosa anche se per ora si tratta solo di sperimentazione. Per esempio è stato fatto un progetto molto divertente in cui è stata campionata (oggi questo si fa molto rapidamente) la voce dei principali cantanti del club dei 27, quelli cioè che sono morti a 27 anni come Kurt Gobain, Brian Jones, Jimi Hendrix, Jim Morrison, Amy Winehouse e simili per chiedere all’intelligenza artificiale di comporre nuovi testi in linea con i differenti stili, facendoli poi cantare ai cantanti in questione. Sembrava tutto assolutamente vero! Su Netflix, se non sbaglio, è uscito un documentario con la voce di Andy Warhol che è stata campionata. È facile immaginare come questo possa prestarsi a molteplici utilizzi e anche distopici per cui un domani non si sa se parlerai con me oppure con qualcun altro che mi ha in campionato la voce.
Le musiche create da un robot avranno la stessa qualità di quelle umane?
Per me no perché la musica non è una commodity. Non si potrà mai avere quel qualcosa in più che deriva dall’esperienza dell’ascolto. Andare a un concerto di una persona reale o di un di un avatar è differente anche se ci sono stati esperimenti come quelli dei Gorillaz che hanno funzionato. Però escludo che un domani se andremo a vedere un concerto ci esalteremo come negli anni Sessanta.
Penso che la prima cosa che deve fare un artista alle prime armi più che lanciarsi nel creare una musica, è imparare a utilizzare questi software…
Penso sia fondamentale anche se poi magari non verranno utilizzati. Noi usciamo da un trentennio che è quello di Internet dove chi entra nel mondo del lavoro non può prescindere da Internet. Ciò non vuol dire che faremo tutti i programmatori, ma che avremo tutti a che fare con questo tipo di tecnologia. Per questo quindi, secondo me, indipendentemente da quello che si fa, bisogna avere conoscenza di che cos’è l’intelligenza artificiale, quali sono le possibilità che offre? Magari poi scelgo di non sfruttarla, però questa domanda dobbiamo averla sempre in testa come produttori ma anche come fruitori. Occorre sempre chiedersi “Ma chi sta influenzando le mie scelte?” L’intelligenza artificiale è infatti ormai già dietro moltissime scelte che facciamo quotidianamente. Quindi è importane innanzitutto avere consapevolezza di questo fatto, poi decidere se utilizzarla, lasciarsi influenzare o meno
Certo questo è un aspetto molto importante anche perché questi software stanno prendendo tantissimi dati personali che gli forniamo noi stessi per cui diventa importantissimo capire come funzionano per non esserne poi manipolati. Ritornando invece alle espressioni artistiche, quali lavori creativi verranno eliminati e quali invece saranno i nuovi?
Eliminati è una parola esagerata, io direi cambiati, trasformati. C’è tutto il mondo dell’artigianato che non solo non scomparirà ma verrà ulteriormente valorizzato. La quantità verrà data in pasto alle macchine, la qualità rimarrà in capo a noi. Questo vuol dire che, anche dal punto di vista artistico creativo, magari avremo la possibilità di spendere meno per la quantità se abbiamo bisogno di cose da fruire velocemente, ma di investire di più per valorizzare il “Made by human”, cioè il fatto dall’uomo. I lavori che perderanno di valore sul mercato saranno quelli intermedi. Se io fossi un giornalista, un grafico o un qualsiasi operatore del settore della creatività cercherei di andare nella direzione di valorizzare il mio lavoro e le mie competenze: tendenzialmente se come posizionamento sono nel mezzo e quindi, riguardo alla scrittura, scrivo per il blog aziendali facendo articoli di bassa qualità il rischio di essere sostituito dalle macchine nel giro di poco tempo è elevato; la stessa cosa vale per un grafico che sforna grafiche prese da Internet e rimaneggiate. Per un professionista che lavora nel settore della creatività diventa oggi molto importante riuscire a creare un network che nasce dalle proprie competenze e dalla capacità di saperle comunicare
Hai sollevato un’altro aspetto molto importante, quello del network e della comunicazione
La comunicazione diventa fondamentale nel creare il rapporto con il mercato anche perché le relazioni umane ci danno la possibilità di avere un grosso vantaggio competitivo perché possono sviluppare idee che a livello algoritmico è difficile che nascano. In più poi si possono sviluppare progetti e iniziative. La tecnologia certo aiuta moltissimo, però il pensiero che ha generato per esempio questa chiacchierata è un pensiero umano
Quali sono le sfide a cui si sta andando incontro nell’ambito artistico e culturale?
La sfida numero uno è quella di aumentare il quoziente di adattabilità, avere cioè l’umiltà e accettare la fatica di doversi costantemente mettersi in gioco e quindi, per esempio, imparare nuove tecnologie e linguaggi anche se poi non li utilizzeremo; la sfida numero due è quella di riposizionarsi e reinventarsi come professionisti creativi in un mondo dove parte della creatività verrà fatta dalla tecnologia e il mio consiglio, come dicevo prima, è quello di scrivere su un foglio il vantaggio competitivo che si può avere, riprendendo l’esempio della scrittura, rispetto a una macchina che in 30 secondi produce un articolo di 1000 parole. Messo di fronte a questa sfida, cosa posso fare di più? Questo può essere un ottimo esercizio perché ci dà la possibilità di valorizzare i nostri tratti distintivi che magari diamo per scontato o non pensiamo di avere; la terza grande sfida, secondo me, è un po’ più audace, è la seguente: “posto quello che voglio fare e la tecnologia che c’è sul mercato, cosa posso fare con essa? Qui è richiesto uno sforzo creativo quasi imprenditoriale.
Quindi bisogna innanzitutto partire da noi stessi, dai nostri desideri e passioni, poi conoscere come funzionano i nuovi mezzi sul mercato e comportarsi da imprenditori cioè cercare di creare un business su quello che piace e utilizzare anche i nuovi software a disposizione
Si è così, hai fatto una buona sintesi. L’intelligenza artificiale sarà un’onda gigantesca che non possiamo assolutamente ignorare. Messi di fronte a quest’onda cosa facciamo? La cosa peggiore è fare finta di niente, qualsiasi altra cosa è meglio del non fare nulla. Quindi messi di fronte a questa necessità, penso sia un ottimo momento per farsi le domande che dicevi tu su noi stessi e i reali interessi che ci appassionano e fare delle prove
È un ottimo momento per fare prove, reinventarsi, studiare e soprattutto è un ottimo momento per aprire la mente, lo scenario va visto nel complesso e vanno capiti anche questi software di intelligenza artificiale…
Vorrei concludere con una citazione di Einstein che mi è venuta in mente mentre dicevi questo: la mente è come un paracadute, funziona solo quando è aperto. Ora siamo in caduta libera e, come racconta la voce narrante di uno dei tre protagonisti di un bellissimo film francese in bianco e nero dal titolo “L’odio”, «Questa è la storia di un uomo che cade da un palazzo di cinquanta piani. Man mano che cadendo passa da un piano all’altro, il tizio, per farsi coraggio, si ripete: “Fino a qui tutto bene. Fino a qui tutto bene. Fino a qui tutto bene.” Il problema non è la caduta, ma l’atterraggio». E, per evitare il disastroso e inevitabile impatto, possiamo decidere di aprire la mente e usarla come paracadute senza dire “fino adesso non è cambiato niente, quindi, va tutto bene”.Per cui la mia speranza è che riusciamo impossessarci degli elementi decisamente positivi di questa tecnologia per perseguire una maggiore conoscenza e aumentare la nostra efficienza comunicativa
“L’intelligenza artificiale sarà un’onda gigantesca che non possiamo assolutamente ignorare. Messi di fronte a quest’onda cosa facciamo? La cosa peggiore è fare finta di niente, qualsiasi altra cosa è meglio del non fare nulla. Quindi messi di fronte a questa necessità, penso sia un ottimo momento per farsi le domande su noi stessi e i reali interessi che ci appassionano e fare delle prove”
Giornalista