AMBIENTE & SOSTENIBILITÀ
Sviluppo sostenibile e innovazione per una nuova cultura del Mare
Dal monitoraggio dei vulcani sommersi alla valorizzazione delle opere d’arte subacquee, ecco come l’Europa mira a massimizzare il potenziale dei mari, ponendo al centro la sostenibilità ambientale.
Donatella Zucca
Le attività economiche dei Paesi costieri si estendono fino alle prime 200 miglia marine, oltre le quali le acque diventano un territorio senza padroni. Tra questi Paesi, alcuni sono impegnati nella ricerca di nuove rotte e risorse naturali come minerali, gas e petrolio. Allo stesso tempo, altri riconoscono l’importanza degli investimenti in ricerca e studio per una crescita consapevole, identificata con il termine “Blue Growth”. È essenziale sottolineare che la Blue Economy rappresenta un concetto più ampio che abbraccia tutte le attività economiche legate ai mari e agli oceani, mentre la Blue Growth, promossa dalla Commissione Europea, costituisce un’iniziativa specifica all’interno di questo contesto che si propone di favorire lo sviluppo sostenibile e la crescita economica nel settore marittimo. L’obiettivo è quello di massimizzare il potenziale economico dei mari e degli oceani, con un’attenzione particolare alla sostenibilità ambientale e alla creazione di posti di lavoro. Per raggiungerlo la Blue Growth mira a utilizzare in modo responsabile le risorse marine, promuovere l’innovazione e la ricerca scientifica nei settori marini, e creare opportunità di impiego nelle comunità costiere. Una iniziativa che, cercando di armonizzare gli interessi economici con la tutela dell’ambiente marino, si integra nella strategia dell’Unione Europea per lo sviluppo sostenibile.
In Italia, secondo l’XI Rapporto sull’Economia del Mare elaborato dal Centro Studi Tagliacarne e Unioncamere, le 228.000 imprese operanti nella Blue Economy offrono occupazione a circa 914.000 persone, generando, insieme alle loro filiere, un valore aggiunto che può raggiungere i 142,7 miliardi di euro. Dal 2021, questo settore ha evidenziato una notevole crescita anche nelle esportazioni, il cui andamento necessita naturalmente di un monitoraggio attento per mantenere o incrementare in modo appropriato il suo valore. In modo insolito, questa ricchezza non proviene dal nord, bensì dal sud e dal centro Italia, rappresentando nel 2021 oltre il 61% del totale. La cantieristica, in particolare, si è distinta nelle esportazioni, registrando un aumento del 40,7% nel 2022 rispetto all’anno precedente. Il Lazio si pone in testa per il numero di aziende legate alla Blue Economy, seguito da Campania e Sicilia. Tra i protagonisti del settore, spiccano i servizi di alloggio e la ristorazione, sebbene siano preceduti dall’industria delle estrazioni marine, in crescita significativa a causa dell’aumento dei costi di gas e petrolio. Il valore di quest’ultima è previsto aumenterà notevolmente, passando da 1,5 miliardi di dollari nel 2010 a 3 miliardi nel 2030, includendo cavi sottomarini, energia eolica, pesca, estrazione di idrocarburi e la ricerca di litio e rame nei fondali oceanici – minerali essenziali per le batterie delle auto elettriche. Va sottolineato che tali attività comportano gravi rischi per gli ecosistemi marini, compreso lo sfruttamento di giacimenti di noduli di manganese e i processi di estrazione delle terre rare REE (Rare Earth Elements), paradossalmente fondamentali per lo sviluppo di tecnologie verdi, come il funzionamento delle turbine eoliche. Le principali nazioni attive in questo ambito sono Cina, Russia, India, Corea del Sud, Germania, Giappone, Francia, Belgio, Regno Unito e Polonia.
Nella strategia di crescita sostenibile della Commissione Europea (Blue Growth) , diventa fondamentale monitorare le attività geologiche e i vulcani sommersi, di cui il Mediterraneo è particolarmente ricco. Il Kolumbo, a pochi chilometri dall’isola di Santorini e inserito nel sistema vulcanico dell’Egeo Meridionale, racchiude una camera magmatica mobile, secondo gli esperti in crescita e capace, entro 150 anni, di scatenare un’enorme eruzione come quella del 1650 d.C. A scoprirla e studiarla un team di scienziati ricercatori e delle università più prestigiose del mondo, guidati dal vulcanologo Michele Paulatto e il geofisico Kajetan Chrapkiewicz, secondo cui la camera magmatica è profonda tra i 2 e i 4 chilometri e la bocca del vulcano a 500 metri dalla superficie del mare. Ma non è tutto, i fondali delle zone nord orientali di Santorini ne custodiscono altri 20 di ogni tipo e dimensione. In Italia si concentrano nel Canale di Sicilia e nel Tirreno centrale, una delle zone più profonde del Mediterraneo Occidentale, e geologicamente alla convergenza della placca tettonica Eurasiatica e Africana. Proprio qui è attivo il Marsili, profondo 70km, largo 30, alto 3000m e con la bocca a 450m dal pelo dell’acqua. Poi altri come Glauco, Eolo, Sisifo, Palinuro, Magnaghi etc, e quelli vicini alla Sicilia, al largo di Pantelleria e Sciacca. Vulcani dormienti o attivi, presenti in quantità anche negli oceani, causa di terremoti, frane, variazioni dei livelli e della temperatura delle acque, i cui effetti ricadono sulle coste, le correnti marine e non solo, quindi da monitorare per essere preparati ad affrontare eventuali resilienze.
Non esistono però solo inquietanti film del sommerso, fondali meno profondi custodiscono testimonianze di storia e di cultura. Patrimoni per cui torna con forza in scena il Mediterraneo, da millenni epicentro di arte, cultura, commercio ed economia, via di collegamento con l’Europa cui tutto il mondo ha fatto e fa ancora riferimento. A Monaco, capitale mondiale dello yachting, ha luogo la Monaco Ocean Week per la preservazione degli oceani, promossa dalla Fondazione Principe Alberto II, dall’Istituto Oceanografico e dal Centro Scientifico di Monaco. Quest’anno, l’iniziativa comprende tre incontri e un simposio che si conclude con il Monaco Smart Yacht, un evento di networking volto a promuovere l’adozione di innovazioni che rendano più sostenibile l’industria nautica da diporto. In linea con l’impegno ecologico del Principato, lo Yacht Club dispone di caricatori rapidi nel suo marina, sistemi di ricarica ad alta potenza per imbarcazioni elettriche ad alte prestazioni e tender elettrici per gli sport acquatici. Inoltre, ospita annualmente il Monaco Energy Boat Challenge e l’International Smart & Sustainable Marina Award, concludendo il Monaco Smart & Sustainable Marina Rendez-vous di settembre. L’Italia, consapevole di questa prospettiva turistica, ha intrapreso azioni significative. Nel 2021, Assonat e ICStudio Srl hanno presentato lo standard PORTO SOSTENIBILE®, un sistema di valutazione e certificazione del percorso volontario di sostenibilità dei porti turistici. Tale introduzione include anche un percorso formativo per il personale, accreditato dal Comitato per l’Ecolabel ed Ecoaudit – Sezione Emas Eco Management Audit Scheme, Italia ISPRA. Nel 2023, si prevede la consegna delle prime certificazioni del programma FIDESG – SUSTAINABLE MARINA®, conforme alla legge del 2022 sulle Concessioni Demaniali Marittime, Lacuali e Fluviali a scopo turistico-ricettivo e sportivo.
Nelle strategie di Blue Growth, l’accesso alle informazioni scientifiche è fondamentale per il controllo ambientale e la gestione sostenibile delle risorse marine. In Europa, questo processo è agevolato anche a livello locale attraverso la concezione di attività produttive in sintonia con le caratteristiche del territorio, il monitoraggio del lavoro dei ricercatori e l’applicazione di tecnologie avanzate. In queste aree, l’Italia può distinguersi grazie alla leadership di numerose aziende nell’implementazione delle nuove tecnologie e dell’intelligenza artificiale (IA), come confermato dal Rapporto Blue Economy e Blue Growth 2023. Questo rapporto, incentrato sulla valorizzazione delle risorse e del potenziale economico di mari e oceani, adotta un approccio mirato a garantire la vitalità degli ecosistemi marini. I primi risultati sono già evidenti in termini di efficienza, sostenibilità, gestione, ricerca, studi e indagini. Il Rapporto UE 2023 sulla Blue Economy fornisce una panoramica della transizione energetica, delle emissioni di gas serra legate alle attività marine, delle tecniche e delle fasi di produzione della pesca, del cambiamento climatico e dei suoi impatti sulle coste, includendo persino una breve analisi degli impatti dell’invasione russa dell’Ucraina su alcuni settori. Nell’ambito della missione dell’Unione Europea “Restore our Ocean and Waters”, 20 progetti sono stati finanziati grazie al programma Horizon Europe. Questi progetti si concentrano sulla protezione e sulla ripristinazione della biodiversità marina, sulla riduzione dell’inquinamento e sull’incentivazione della sostenibilità, contribuendo così a preservare i nostri oceani e le nostre acque. Tra questi, Blue4All e Ocean Citizien dedicati agli ecosistemi marini, Climarest ai bacini atlantico e artico, Remedies e Seaclear2.0 per frenare l’inquinamento, Olamur e Ultfarms per sperimentare soluzioni di acquacoltura marina a basso impatto. In Italia si distinguono diverse startup, oltre a giovani imprenditrici e imprenditori non solo italiani. Nata nel 2020 e di base a Monfalcone, la startup Northern Light sviluppa soluzioni di tecnologia pulita nel settore nautico, attraverso l’utilizzo di fibre naturali, resine sostenibili e materiali riciclati: si deve a loro, il primo scafo monotipo completamente riciclabile. Insieme all’Università di Siena, la startup e Società Benefit Moebeus dà vita dal 2021 a concept di economia circolare, grazie a un’offerta combinata amica dell’ambiente, fatta di turismo e prodotti per sport acquatici. La sua piattaforma digitale Tour4Blue ha vinto la “Call for innovation – Lo sport nella blue economy”, promossa da Blue District e l’incubatore I3P del Politecnico di Torino. Poi SwimLift, Oceanhis e Wsense, anche loro vincitrici della Call for Innovation.
A livello di ricerca, e non solo, il CRN gioca un ruolo cruciale, la sua nave oceanografica Gaia Blue è un pragmatico passo italiano verso una economia amica dei mari e i loro fondali. Il suo obbiettivo è esaminare gli abissi, scoprire nuove specie ed ecosistemi, fare valutazioni qualitаtive di quelli più profondi, analizzare gli effetti di fattori geologici e vulcanici sommersi. Mondi in cui entrano in gioco le nuove tecnologie, la robotica e l’Intelligenza Artificiale, innescando un dialogo continuo tra industria e ricerca, orientato all’espansione, più che alla crescita. A livello regionale, si distingue l’Emilia-Romagna con la società consortile ART-ER Attrattività Ricerca Territorio, che sostiene le buone pratiche e, nell’ambito di Strategia Nazionale di Specializzazione Intelligente, partecipa a iniziative di cooperazione internazionale. In questa regione la blue community riunisce più di 300 ricercatori ed esperti, 49 dipartimenti universitari e istituti di ricerca, 25 corsi di istruzione e formazione, 63 reti nazionali e internazionali con oltre 200 progetti che vanno dall’acquacoltura, ai porti, la cantieristica, la robotica marina e le biotecnologie blu. Scendendo a sud, la Campania è uno dei poli italiani più importanti della filiera del mare, coi suoi porti pescherecci, quelli industriali di Napoli e Salerno, attrazioni turistiche, cantieristica, ricerca e innovazione d’alto livello. A questo s’aggiunge una grande tradizione nel campo della biologia, l’Università degli Studi Federico II di Napoli è stata la prima facoltà̀ italiana del settore, oggi s’avvale di una ricca rete di centri e istituti di ricerca, persino nelle biotecnologie.
Un’altra grande attrattiva, le gallerie d’arte e i percorsi museali subacquei, la cui cura e monitoraggio fa bene alla salute del mare. Il percorso archeologico per sub e snorkeling di Blue Med, nella zona protetta di Capo Rizzuto conduce al relitto romano Punta Scifo D e alle colonne di Capo Cimiti; in Campania al sito Baia Sommersa nei Campi Flegrei e al Parco di Gaiola; in Puglia ai tesori di Egnazia, le Isole Tremiti e di San Pietro in Bevagna, e in Sicilia, che ha il maggior numero di reperti e siti archeologici subacquei, tra le isole Egadi, Pantelleria, l’area protetta di Plemmirio e Ustica con Punta Gavazzi e le Lezioni. Sempre in Mediterraneo, la Grecia offre la città di Pavlopetri in Peloponneso e Peristea alle isole Sporadi, poi il Parco Nazionale di Alonissos, primo museo sommerso del paese e, davanti ad Alessandria d’Egitto, i resti di Thonis, dal VI al IV secolo A. C. cruciale polo di commercio tra il Mediterraneo e il Nilo. “Una buona parte del turismo archeologico interessa quello subacqueo”, afferma Ulrike Guérin responsabile per UNESCO dell’ Underwater Cultural Heritage Convention, “in Italia molto importante”. Salvaguardarlo e valorizzarlo non è semplice ma, come lei sostiene, aprirlo ai visitatori è un dovere, qualcosa da fare con approcci adeguati ed educando al rispetto. Disseminati in varie parti del mondo, i percorsi museali sottomarini sono testimonial del presente e del passato, le opere d’arte delle gallerie sommerse mutano e vivono arricchendosi di bellezza. Il museo più grande è il MUSA in Messico, ideale per sub e snorkeling, fondato nel 2009 dal direttore del National Marine Park, il presidente del Cancun Nautical Association, e l’inglese Jason de Caires Taylor, scultore pioniere del settore.
Si deve a Jason l’ingresso dell’arte negli abissi e la creazione dei principali musei sommersi. Il suo primo museo Grenada Underwater Sculpture Park, ai Caraibi, fu anche il primo del mondo, con oltre 60 sculture. Opere rese vive e mutevoli dalle caratteristiche naturali di quelle acque e dall’utilizzo di materiali ecosostenibili, una prerogativa dell’artista creatore dei principali musei sommersi. Tra loro, l’Ocean Atlas alle Bahamas, il Museo Atlantico di Lanzarote alle Canarie che, a 15 mt di profondità, celebra i viaggi dei migranti verso l’Europa e il Museum of Underwater Art in Australia, che educa alla protezione della barriera corallina. Tornando a casa nostra, è ammirevole La casa dei Pesci a Talamone, il progetto nato da un’idea del pescatore maremmano Paolo Fanciulli, per proteggere l’ambiente marino da Talamone alla foce dell’Ombrone, posando sui fondali grossi blocchi di marmo scolpiti per impedire la pesca a strascico. Iniziativa cui hanno aderito artisti di fama internazionale come Giorgio Butini, Massimo Catalani, Massimo Lippi e Emily Young, ispiratrice della canzone See Emily Play dei Pink Floyd. Nel 2023 i giovani artisti emergenti Anna Torre, Claudia Zanaga, Ege Kolcu, Masha Paunovic e Wimar Van Ommen. che hanno realizzato le loro opere in un oliveto nella campagna dell’Osa. “Credo che esista un’intelligenza generale della natura e dell’oceano come luogo in cui è iniziata la vita sulla terra e che potrebbe incarnare la massima coscienza creativa”, ci ha detto tempo fa l’artista Pam Longobardi, Professore di arte alla Georgia State University e Artist-in – Residence della Società Oceanica, “considerare il mondo non umano una grande forza vitale intelligente, molto più antica di noi stessi, può insegnare molte cose”.
Per Cynthia Minet, artista del gruppo Gyre – The Plastic Ocean, il primo step nelle blue action è stata la raccolta dei rifiuti plastici prima dell’arrivo in mare, poi dalle spiagge. “Il messaggio del mio lavoro di artista punta al problema dell’inquinamento da plastica negli oceani”, dice Cynthia, “quella nei tombini di Los Angeles a ogni pioggia finisce nel Pacifico poi, catturata dalle correnti, rotea per il mondo nei vortici oceanici e in buona parte finisce sulle coste dell’Alaska, dove in certi punti arriva alle ginocchia. Fu per questo che scelsi di ritrarre i cani da slitta, centrali nella comprensione della mia esperienza in Alaska”. Un’opera per il Gyre – The Plastic Ocean, che debuttò all’Anchorage Museum con l’istallazione Pack Dogs della serie Unsustainable Creatures: cinque husky che trainano una slitta illuminati da Led che danno l’effetto dell’aurora boreale.
I mari non sono solo fonte di ricchezza economica, ma anche un prezioso patrimonio da preservare e valorizzare per le generazioni future
Donatella Zucca
Giornalista e scenografa