INTERVISTA
MARIA GRAZIA GIUFFRIDA “Noi, custodi del futuro dei bambini abbandonati”
Tra storia e innovazione, ecco come l’Istituto degli Innocenti svolge oggi il suo importante ruolo educativo a tutela dell’infanzia e delle famiglie più fragili. Ne parla in questa intervista ad ArteCultura Magazine, Maria Grazia Giuffrida che lo presiede con passione e impegno.
Bionda, occhi azzurri: il sorriso pronto e accogliente. Maria Grazia Giuffrida, libera professionista con una lunga esperienza nell’ambito del volontariato, è la presidente di una delle istituzioni più importanti d’Italia, la prima, per l’accoglienza e per assistere i bambini abbandonati: l’Istituto degli Innocenti di Firenze, fondato nel XV secolo. Oggi attivissimo e all’avanguardia, ha quasi la valenza di un museo talmente ricco di opere d’arte: come ogni struttura di accoglienza del periodo, ha preso il nome di Ospedale. Cominciò nel 1445 ad accogliere i bambini abbandonati nella pila che posta sotto il loggiato esterno, sostituita poi con una finestra dalle inferriate. I bambini abbandonati al loro arrivo venivano affidati a un servizio di balie interne: donne povere, spesso ragazze sole o madri di bambini accolti proprio dall’istituzione. La prima bambina abbandonata si chiamava Agata Smeralda,
Presidente di una delle più antiche istituzioni pubbliche italiane dedicate all’accoglienza dei bambini, alla loro educazione e tutela. Come lavora oggi l’Istituto?
“L’Istituto degli Innocenti è oggi un’azienda pubblica di servizi alla persona che vive del proprio lavoro. Sigla accordi anche pluriennali con enti e istituzioni per un lavoro congiunto su questi temi di cui si occupa da sempre, letteralmente. Ha sviluppato competenze davvero importanti e significative e utilizza dei metodi certi e verificabili che sono a disposizione dei decisori politici e delle amministrazioni pubbliche. Ha sperimentato metodologie che prediligono l’ascolto e la partecipazione dei bambini e dei ragazzi in quanto destinatari e beneficiari delle politiche giovanili. È fermamente convinto che la collaborazione tra enti, istituzioni e società civile sia l’unico modo per avere delle strategie concrete e che producono benefici reali”.
Quanto sono attuali i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza?
“Sono quanto mai attualissimi e fondamentali. Oggi, ancora di più, abbiamo bisogno di perseguire concretamente quanto enunciato nella Carta dei diritti del fanciullo del 1989. I 54 articoli della Convenzione ONU sono il nostro faro, tutti i giorni. In tutte le epoche si sono affrontati ostacoli, le società mutano, è una loro caratteristica intrinseca, e in questo tempo è importante partire dal presupposto che i bambini e ragazzi sono già oggi protagonisti del loro futuro, non è una “condizione” che acquisiscono da grandi. Quindi diventa fondamentale renderli protagonisti dei processi, perché le decisioni prese oggi hanno realmente un impatto sulle generazioni future, sulle bambine e sui bambini di domani”.
Identità diverse le persone con le loro storie: quanto è difficile agire e come agire in una società come questa?
“È tutto difficile se non viene affrontato con professionalità, scientificità e concretezza. I problemi si affrontano, si sono sempre affrontati, l’importante è farlo con consapevolezza e serietà. Con studio, con evidenze scientifiche e con la comprensione, nel senso più letterale del termine”.
I servizi per l’accoglienza oggi riguardano anche le famiglie? Come vi misurate?
“Da molti anni stiamo sviluppando e attivando servizi a sostegno delle famiglie e della genitorialità, in raccordo con le autorità territoriali competenti. Riteniamo che sia importante fare rete con le altre istituzioni del territorio per poter dare risposte efficaci e concrete ai bisogni della nostra società che è in continua evoluzione anche nella sua composizione. Siamo abituati a vedere i cambiamenti come opportunità e come risorse, ce lo dice la nostra storia”.
Cosa è rimasto di Agata Smeralda la prima bambina abbandonata quel famoso 5 febbraio 1445?
“Cosa è rimasto di Agata Smeralda? Tutto! Come è rimasto tutto di tutti i bambini che sono stati all’Istituto. Gli Innocenti hanno saputo far tesoro di tutte le esperienze fatte in questi sei secoli di accoglienza, hanno attraversato le epoche anticipando in molti casi i tempi e hanno sempre avuto, grazie a questa capacità, grande considerazione da parte delle istituzioni con cui hanno interagito e con gli organismi con cui sono venuti in contatto. In una Firenze dove è nato il volontariato, dove ha preso forma l’accoglienza, l’Istituto degli Innocenti rappresenta un unicum nel panorama nazionale e un modello, oltre che un’istituzione di cui, mi permetto di dire, tutti i fiorentini dovrebbero andare fieri”.
Di cosa ha bisogno l’Istituto degli Innocenti?
“Non è facile rispondere a questa domanda perché l’Istituto ha saputo dimostrare in maniera trasversale i suoi meriti e la sua importanza e questo è verificabile nei fatti vista la grande stima e fiducia di cui ha sempre goduto da parte delle istituzioni. Non mi risulta che, ad oggi, ci sia stato un Governo – sia esso nazionale, regionale o cittadino – che abbia cercato di oscurarne le competenze o non ne abbia riconosciuto i meriti. Tutti hanno compreso quanto strategico sia l’Istituto per l’infanzia e l’adolescenza. Ecco, forse direi questo, per rispondere alla sua domanda: l’Istituto ha bisogno di non essere strumentalizzato perché sarebbe un danno per la collettività”.
Quali sono le vostre attività?
“Sono attivi servizi per le famiglie e il sostegno alla genitorialità, l’Istituto gestisce servizi educativi e ha al suo interno strutture di accoglienza. Proprio grazie a questi servizi, l’Istituto ha sviluppato nel tempo i suoi saperi fino a diventare oggi un centro di ricerca di livello nazionale – che si confronta anche sul panorama internazionale – specializzato in tutti gli aspetti che riguardano la vita di bambini e ragazzi. Acquisisce dati, realizza ricerche, monitora le attività legate alle politiche attive, è inserito nei processi decisionali a livello non solo locale ma anche nazionale attraverso le attività di assistenza tecnica svolte per i maggiori organismi e enti deputati alla tutela dell’infanzia e dell’adolescenza, cataloga e raccoglie documentazione e pubblicazioni che riguardano le tematiche relative alle persone di minore età e realizza programmi di formazione per le figure professionali che a vario titolo lavorano in questo ambito. Inoltre, è impegnato nella tutela e nella conservazione del proprio patrimonio storico-artistico, anche attraverso il Museo degli Innocenti”.
Cosa significa per lei essere presidente dell’Istituto degli Innocenti?
“Rappresenta per me una scoperta, sotto tutti i punti di vista. È stato ed è un luogo magico, vivo. Un’esperienza davvero unica che oserei definire un dono. Uno “spirito di servizio” (la carica di Presidente è a titolo gratuito, ndr) che sono stata felice di abbracciare e la realtà ha decisamente superato le aspettative. Lo rifarei? Sì”.
“I bambini sono già oggi protagonisti del loro futuro, non è una “condizione” che acquisiscono da grandi. Le decisioni prese oggi hanno un impatto sulle generazioni future, sulle bambine e i bambini di domani”
Giornalista