IL TEMPO NELLE OPERE DEGLI ARTISTI
Il cerchio della vita nelle stagioni dell’arte
L’arte splende e rigenera in tutte le stagioni, che ci insegnano la consapevolezza che ogni tempo ha le sue decadenze e le sue rinascite. Tema percorso da tantissimi artisti, moderni o contemporanei. Le quattro stagioni nell’arte regalano colori, incantano il tempo, sono un inno, una colonna sonora: tutte le stagioni aprono e chiudono speranze.
Beatrice Laurora
Con quattro dipinti della foto di apertura, Cezanne racconta lo scorrere delle stagioni ma è evidente fin dal primo sguardo che si tratta della rappresentazione del corso della vita; non troveremo la nascita e la morte ma la giovinezza e la vecchiaia, un ciclo ridotto che vuole rappresentare un limitato ma fondamentale tempo. Primavera giovane e spensierata in abito arancio, estate florida e immensa nel suo donarsi al mondo come fa il grano, l’autunno dell’uva e delle arance e l’inverno che conduce all’epilogo. in tutte le fasi si nota un’assoluta serenità, umanità; la natura stessa si accinge a chiudere un cerchio sapendo che se ne sarebbe aperto immediatamente un altro.
STORIE DI PRIMAVERA
Tempo di rinascita, di nuova luce, di speranza, di ritorno alla vita
“Ricordati che devi fiorire”
Nel mese di marzo gli alberi si colorano di un verde sempre più saturo, per poi lasciare spazio alle più incredibili fioriture in libertà; allo stesso tempo le giornate si fanno più lunghe e il sole più caldo e forte. Gli impressionisti, amavano dipingere all’aria aperta cercando di fermare sulle loro tele gli scenari della natura. Armati di tutto punto di pennelli, colori e attrezzatura, lasciavano il loro studio dopo un lungo inverno per immergersi nella natura. I mesi di marzo, aprile e maggio erano i loro preferiti; ad essi la primavera si presentava in tutte le sue sfumature. Bianco, azzurro, verde si sovrappongono e si confondono fino a creare uno spazio che si dilata pian piano sullo sfondo, raccontando tutta la suggestione e la bellezza della natura in fiore.
Claude Monet visse a Giverny, a nordovest di Parigi, per oltre quarant’anni. Nella Primavera a Giverny di Claude Monet – (1886) sono il viola e il glicine che si riverberano sui tronchi a conferire un fascino incomparabile al quadro. Non è un colore dai contorni netti, ma un’aura lieve, quasi un’impressione che resta nella visione del dipinto. I volti delle donne intente a conversare sul prato non sono delineati, eppure si riesce a cogliere quanto siano reciprocamente protese all’ascolto. Le sensazioni percepibili non sono solo visive, ma persino olfattive e tattili; la rappresentazione dà voce al soffio del vento e lascia nello spettatore una scia del profumo che si spande nell’aria.
Passeggiate sulla riva alla Senna, vorticosi passi di danza nei café–chantant, convegni amorosi all’ombra di un albero, bambine intente a raccogliere fiori nei campi, barche che galleggiano placide sulla superficie del mare: sono questi i soggetti prediletti da Pierre-Auguste Renoir, il pittore della joye de vivre. Durante la Primavera, stagione preferita dall’artista, per raccontare la vita che gli scorre davanti, Renoir ricorre ad una tavolozza luminosa e vibrante, costruendo l’immagine non come imitazione della realtà ma come percezione… l’occhio cattura macchie di colore e il pennello le registra sulla tela, vivide.
“Nessun’ombra è nera. Anche le ombre hanno sempre un colore. La natura conosce solo colori”
Le ombre colorate di Renoir Il pensiero, attribuito a Renoir, era condiviso da molti impressionisti; Anche nell’ombra, la natura non è mai nera ma dello stesso colore coperto da un velo; ed è l’accostamento di tonalità complementari a produrre un risultato più brillante: colori caldi come il rosso, l’arancione e il giallo accostati agli equivalenti freddi verde, blu e viola. Renoir in questo dipinto esprime la gioia di una passeggiata all’aria aperta e ci invita a entrare nel quadro, a percorrere il sentiero e a godere della bellezza della primavera.
STORIE D’AUTUNNO
Più che una stagione, uno stato d’animo
Il sole riposa, le foglie danzano nella brezza, qualcuna cade, altre aspettano, qualcosa finisce, qualche altra inizia.. L’autunno è un trampolino; crescita e radici. Metafora di cambiamento dell’animo umano capace di creare sempre nuovi colori, l’Autunno ha ispirato molti pittori. Tra filari di alberi e alte maree che fanno l’orlo al cielo, vanno mutando le stagioni, gli anni e i sentimenti. Vi sono creazioni, come quelle di John Atkinson Grimshaw che mostrano un momento riconducibile agli anni della seconda metà dell’Ottocento, tempo in cui l’artista nacque e visse seguendo l’intensità di un’ispirazione generosa e incantevole. Quella spinta si traduceva nei paesaggi raccontati con pennellate ampie e ricche, diluite nelle tinte spesso acquose, grigie, gialle e a volte rosse: quando arriva, l’Autunno sfoggia venature scarlatte che pizzicano più dell’aria fredda. Ruggine e polvere, e un cielo pesante, plumbeo, a risaltare l’oro dei pochi raggi di un sole ostinato; John Grimshaw intreccia nei suoi dipinti la meraviglia e la malinconia dei fiumi e delle grandi città.
Arte e paesaggi autunnali. I luoghi dell’anima di Egon Schiele. La natura diventa specchio dell’essere con la sua tristezza. Un’intensa malinconia che se non può essere comunicata attraverso le parole, ma ritratta respingendo costantemente canoni ed ideali estetici condivisi. L’arte di Schiele è un tentativo di rappresentare drammaticamente l’esistenza, oltre il senso comune della bellezza. Al di là della fisicità della materia diventa così possibile parlare di quel mondo interiore che tace, che resiste, si piega al tempo, e ci rende esseri umani.
Schiele in questo dipinto concentra due aspetti di fragilità, quello delle piante prossime ad essere spogliate delle proprie foglie e quello del sole al tramonto che pare perdere forza ed energia.
STORIE D’ESTATE
Luce diffusa, colori caldi, paesaggi di sale
Papaveri nei campi di grano, spiagge e quella luce dorata e calda che c’è solo nelle sere d’estate.. scorre molto in fretta, l’estate è una parentesi.
“In tutto ciò che fa Señor Sorolla dà prova di quel gioioso sé interiore che trova espressione costante nelle sue tele scintillanti e bagnate dal sole, negli allegri bambini della spiaggia”, ha osservato lo scrittore Thomas Ybarra
Non sono molti a conoscere Joaquín Sorolla fuori dalla Spagna, se non esperti d’arte. Eppure è un pittore che ha portato sulle tele la luce del Mediterraneo, affine alla luce delle nostre spiagge e del mare d’Italia. Clotilde ed Elena sugli scogli è un’istantanea di un episodio di vita vera. Dalla corrispondenza epistolare emersa successivamente, intercorsa tra l’artista e Clotilde durante i suoi tanti viaggi in giro per l’Europa, si coglie la grande passione amorosa che li legava, tanto che Clotilde fu sua moglie, madre dei suoi bambini e musa ispiratrice. Per imparare a dare all’acqua questo grande realismo, Sorolla si esercitava dipingendo tanti quadri solo con le onde del mare; la sua pittura veloce, fatta per macchie di colore, riesce a rendere perfettamente la schiuma delle onde e il loro movimento.
Per molti la stagione estiva è sinonimo di vacanza, per altri intenso lavoro. Il dipinto di Pieter Bruegel rappresenta la mietitura nei mesi di agosto e settembre, con i contadini che fanno una pausa all’ombra di un albero, mentre in lontananza alcune figure si divertono e delle imbarcazioni prendono il largo da un porto. L’ampiezza del panorama in confronto al resto della composizione indica che l’attenzione di Bruegel non era sulle fatiche che segnano quella stagione dell’anno, ma sull’atmosfera e sulla trasformazione dello stesso paesaggio: i toni caldi e quasi infuocati dell’estate colorano ogni cosa, conferendo un’aura di torpore lieve, soffice, che rende leggero il paesaggio, i personaggi, e perfino il duro lavoro.
STORIE D’INVERNO
Il fascino della neve dipinta
«Stavo vicino ad uno splendido esemplare di betulla, la cui ramificazione aveva una rara ritmicità. Rimasto assorto a guardarla, mi cadde il bastone e mi inchinai a raccoglierlo. Quando guardai la cima della betulla dal basso, mi si aprì una vista di una bellezza fantastica, e ne restai attonito: quel tintinnio e l’echeggiare di tutti i colori dell’arcobaleno, uniti dall’azzurro smalto del cielo».
Per la natura della sua attività Igor Grabar’ dovette mescolare l’approccio esatto e scientifico alla realtà e la spontanea emotività della percezione.Non fu solo un artista, un creatore libero. Ivan Grabar’ fu fondatore e direttore dei Laboratori nazionali di restauro a Mosca; un lavoro che richiedeva le qualità del pedante accademico e dell’artista allo stesso tempo. L’immagine di Grabar affascina lo spettatore. Il cielo turchese, il silenzio squillante dell’aria gelida e gli alberi di betulla bianca creano uno stato d’animo favoloso. Il manto nevoso splende sotto il sole con scintille multicolori, il paesaggio invernale è come se fosse cosparso di pietre preziose
Come avviene per ogni ciclo, anche quello delle stagioni arrivato al suo termine riprende, e dopo l’inverno ricomincerà la primavera, e poi l’estate, e l’autunno, e per ogni stagione l’arte si evolve; si spoglia e si riveste di foglie, scorre come un fiume in piena, cambia colore della terra e del cielo; ciò che non muta ne è la bellezza sorprendente; e al sorprendente non ci si abitua mai.
Beatrice Laurora
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