INTERVISTA
DONOVAN Il musicista che ha fuso Folk, Jazz, Blues e Poesia
Donovan Phillips Leitch, pioniere degli anni ’60, rivela in questa intervista ad ArteCultura Magazine il suo approccio innovativo che ha mescolato diversi generi musicali con la poesia dando vita a un’espressione artistica senza confini. Una visione che ha plasmato un’intera era musicale e ispirato le generazioni successive.
Eccolo qui Donovan: capelli bianchi e lunghi, la chitarra a tracolla, gli occhi sognanti che guardano ancora lontano con fiducia, al futuro. Eccolo qui Donovan, al secolo Donovan Phillips Leitch, cantautore e musicista scozzese nato a Glasgow sotto il segno del toro nell’anno di grazia 1946. Un suo cameo, una mini-apparizione straordinaria è avvenuta a Firenze dopo decenni di lontananza dalle scene, almeno italiane. La preziosa occasione di poterlo riascoltare, creata da Pippo Zeffirelli, presidente della Fondazione Franco Zeffirelli Onlus, è stata la presentazione del restauro in 4D del capolavoro di Zeffirelli “Fratello sole sorella luna” presentato in prima nazionale a Firenze, al teatro della Compagnia. Donovan, ovvero un monumento della musica mondiale: moltissimi lo ricordano per la sua influenza nel movimento folk britannico degli anni ’60 e ’70, e per aver mescolato, primo nel mondo, elementi di folk, rock, psichedelia e musica popolare in molti dei suoi brani.
Donovan come nasce l’amore per la melodia?
“Ho iniziato a suonare la chitarra e a comporre canzoni fin da molto giovane. Credo che la mia caratteristica sia quella di non avere una formazione musicale formale, perché ho imparato a suonare da autodidatta attraverso l’assimilazione di quelle famose influenze musicali provenienti da artisti folk e blues. La mia formazione si è sviluppata soprattutto attraverso l’ascolto e l’assorbimento di vari stili musicali”.
La chitarra è ancora oggi la sua fedele compagna?
“La porto sempre con me. Sinceramente penso che la mia abilità nel suonare e nel comporre canzoni si sia evoluta nel corso degli anni con tanta pratica e lasciando spazio alla sperimentazione. Sono ricordi ormai: perché la mia carriera musicale è iniziata alla fine degli anni ’60, quando cominciai a esibirmi nei locali di Londra e poi a registrare i suoi primi brani. Erano tempi molto creativi, dove si poteva improvvisare, farsi spazio tra le correnti artistiche”.

Donovan con un gruppo di suore
Donovan, la sua formazione ha fatto scuola nel mondo.
“Di sicuro attraverso l’esperienza musicale sul campo, ma anche attraverso l’esposizione alla cultura musicale dell’epoca e la mia personale esplorazione artistica, perché sono sempre stato un uomo curioso, aperto a tutte le tendenze, senza preclusioni: forse è questo che mi ha portato a diventare una delle figure di riferimento nel famoso movimento folk revival degli anni ’60. Da qui è partito tutto, e tutto questo spontaneamente, senza pianificare o fare calcoli”.
La musica che ha composto può essere considerata classica?
“I famosi anni Sessanta sono stati un periodo di vero rinascimento, perché fino allora esistevano generi ben distinti di cantanti e interpreti, specializzati nel folk, jazz, blues e c’era anche la poesia, i poeti. Ingredienti che poi io, con altri artisti del periodo che facevano parte di questa, diciamo corrente, abbiamo messo assieme. Ma così facendo si sono aperte le porte inaspettate, per poter fare di tutto: vedendola oggi la nostra musica sì, penso si possa definire in un certo modo musica classica. Il mescolare elementi di folk, rock, psichedelia e pop in tutte le mie canzoni, credo che abbiano creato uno stile unico e distintivo, ed è questo che ha attirato l’attenzione del pubblico, che ringrazio sempre”.
Lei ha suonato in concerti iconici come al Madison Square Garden di New York nel 1967 con Joan Baez: che ricordo ha?
(ride) “Beh straordinario, molto bello. Eravamo insieme durante il Festival di benvenuto al Bob Dylan -Bob Dylan’s Welcome Back Festival- che era stato organizzato per dare il benvenuto, appunto a Dylan dopo un periodo di assenza dalle scene. Anche oggi a ripensarci ho la consapevolezza che questo è stato un momento epocale per la musica folk e rock dell’epoca, dove si cantava per la pace che è stato il mio unico credo, e con la partecipazione di molti artisti. Con Joan Baez ci siamo esibiti insieme durante questo festival storico. Sì, è vero che c’erano anche altri artisti importanti, ma noi due in quell’occasione abbiamo reso questo evento ancora più memorabile e significativo. E non solo per i fan, che erano tantissimi, del folk e del rock che volevano la pace. Un bellissimo ricordo”.

PRESSPHOTO Firenze, Teatro della Compagnia. Proiezione della pellicola di Zeffirelli ÒFratello Sole, sorella LunaÓ. Introduzione di Pippo Zeffirelli, con Eugenio Giani e Federica Giuliani. Nella foto il cantautore inglese Donovan canta una delle canzoni presenti nel film. Giuseppe Cabras/New Press Photo
Il maestro Zeffirelli ha scelto la sua musica per un film capolavoro come “Fratello sole sorella luna” del 1972. Che effetto le fa rivederlo a distanza di tanto tempo?
“È un’emozione grandissima, perché grazie a lui ho avuto la possibilità di contribuire al successo di questo meraviglioso film pluripremiato con diverse canzoni alla colonna sonora. Con Zeffirelli ho avuto un rapporto professionale e amichevole. Lo ricordo come uomo straordinario, artista illuminato, generoso, divertente ma anche severo. Aveva seguito il mio lavoro nel comporre e interpretare brani legati a tematiche spirituali, di pace e di natura, il che probabilmente ha reso la mia musica forse una specie di scelta naturale per questo bellissimo film incentrato sulla vita di San Francesco d’Assisi. Di Zeffirelli ricordo ancora con molto affetto e divertimento che è stato il primo a farmi provare i pomodori gialli nella sua bellissima villa di Positano, che io non avevo mai visto né assaggiato”.
Donovan si sente di dare un consiglio ai giovani musicisti?
“Uno solo: di usare meno il computer per creare musica, ma di metterci soprattutto il cuore, perché solo il cuore può descrivere i sentimenti. E farli cantare”.
“Per creare musica metteteci soprattutto il cuore, perché solo il cuore può descrivere i sentimenti e farli cantare”

Donovan insieme alla moglie

Giornalista