GRANDI COLLEZIONISTI
ALBERTO DELLA RAGIONE Custode della resistenza artistica del Novecento
La collezione di Alberto Della Ragione, esposta al Museo Novecento di Firenze, evidenzia il ruolo fondamentale dell’arte nel contestare e ispirare in un secolo caratterizzato da profonde trasformazioni. E offre un’analisi approfondita dell’impatto duraturo delle opere, che non si limitano a riflettere il proprio tempo, ma lo sfidano attivamente, stimolando dialogo e innovazione.
Durante il ventennio fascista in Italia, l’arte divenne un campo di battaglia ideologico, uno spazio dove il regime di Mussolini cercava di imporre una visione estetica che riflettesse e promuovesse i suoi valori autoritari. Tra gli anni ’20 e ’40, l’arte non solo decorava, ma fungeva da potente veicolo di propaganda. Il fascismo promuoveva un’arte che esaltasse la grandezza dell’Italia, con un richiamo nostalgico all’Impero romano, che Mussolini aspirava a rivitalizzare. Questa visione si traduceva in opere neoclassiche, rappresentazioni eroiche di soldati, contadini e famiglie, tutte immagini destinate a forgiare l’identità di un nuovo italiano forte e laborioso. Le mostre d’arte dovevano essere didascaliche, facilmente interpretate dal grande pubblico e fondamentalmente in linea con gli ideali del regime.
L’arte come atto di ribellione al regime. Nonostante la censura e le restrizioni, molti artisti italiani non si piegarono completamente ai diktat del fascismo. Movimenti come il Futurismo, che inizialmente avevano celebrato ideali di rinnovamento e modernità simili a quelli del regime, si trovarono presto in una posizione ambigua. Artisti come Giorgio de Chirico, pur non essendo apertamente antifascisti, attraverso la loro arte esprimevano una realtà più complessa e meno idilliaca di quella proposta dal fascismo. Altri scelsero la via della resistenza aperta. Figure come Renato Guttuso utilizzarono i loro pennelli come strumenti di critica sociale, dipingendo la realtà delle classi lavoratrici e degli emarginati, in netto contrasto con l’immagine lustrata proposta dal regime. Il movimento Corrente, di cui Guttuso fu parte, promuoveva infatti un’arte impegnata, focalizzata sulla realtà contemporanea e sull’impegno civile, spesso in opposizione diretta agli ideali fascisti.

Renato Guttuso (Bagheria 1911-Roma 1987) Il massacro-1943
Ma anche altri artisti come Carlo Carrà e Felice Casorati, pur operando sotto gli occhi vigili del regime, riuscirono a mantenere una certa distanza critica, esprimendo nei loro lavori una sottile ma evidente disapprovazione verso le restrizioni imposte. Casorati, per esempio, noto per il suo stile pittorico preciso e contemplativo, offrì un contrasto marcato rispetto al dinamismo e all’eroismo esaltato dalla propaganda fascista, preferendo temi di quiete e introspezione.

Felice Casorati (Novara 1883 – Torino 1963) NUDA (STUDIO PER MERIGGIO), 1922
Bruno Cassinari, membro anch’egli del gruppo Corrente, attraverso il colore, metteva in luce le tensioni emotive e la drammaticità umana della vita quotidiana

Bruno Cassinari (Piacenza, 1912 – Milano, 1992) VITELLO SQUARTATO-1941
Mario Mafai, grande creatore di nature morte, cantava la Roma in via di disfacimento e reagiva alla retorica del Novecento con una pittura tonale, sentimentale a tratti fantasiosa.

Mario Mafai (Roma 1902 – Roma 1965) FIORI SECCHI – 1937

MARIO-MAFAI-Roma-1902-Roma-1965-Fantasia-1940
Scipione (Gino Bonichi) esplorava temi come l’angoscia esistenziale, l’erotismo, e la morte con un linguaggio visivo che combinava elementi surrealista e espressionista. Le sue opere sono cariche di una tensione emotiva intensa, spesso rappresentando figure umane distorte e paesaggi onirici che sembrano emergere direttamente dai suoi stati d’animo turbolenti.

Scipione (Gino Bonichi) Macerata, 1904-Arco 1993, APOCALISSE,1930
L’arte surreale e astratta di altri artisti, come Alberto Savinio, fratello di Giorgio de Chirico, incarnava un ulteriore rifiuto dell’ideologia fascista, attraverso i suoi temi onirici e mitologici che sfidavano il realismo e il razionalismo promossi dal regime. Questi artisti, anche se meno diretti nella loro resistenza politica, contribuivano a un discorso culturale più ampio che metteva in discussione i limiti della libertà artistica sotto il fascismo.
Furono tutti questi artisti, che nel complesso esprimevano storie di resistenza e dissidenza, a formare il nucleo della collezione di Alberto Della Ragione, noto ingegnere navale italiano dell’epoca. Egli li selezionò per la loro capacità di comunicare intensamente temi di lotta, cambiamento sociale e riflessione critica attraverso la loro arte, offrendo loro sostegno e protezione. Con una visione lungimirante e un profondo apprezzamento per l’arte che andava oltre i dettami fascisti, Della Ragione si impegnò attivamente nel raccogliere opere che non solo rappresentavano l’avanguardia artistica, ma anche forme di sottili resistenze culturali e politiche. La sua collezione, composta da opere di Carrà, Casorati, Savinio e molti altri, divenne un rifugio per quei capolavori che potevano essere stati oggetto di censura o addirittura distruzione sotto il rigido controllo del regime. Alberto Della Ragione offrì agli artisti un rifugio sicuro e uno spazio per diffondere le loro visioni, preservando l’arte come strumento di espressione e cambiamento sociale. Non si limitò ad acquistare opere, ma organizzò mostre e incontri per stimolare il dialogo tra artisti e pubblico, contrastando la censura fascista e rafforzando la comunità artistica. Il suo impegno andò oltre il mecenatismo, trasformandolo in un vero attivista culturale, determinato a difendere la libertà creativa in un’epoca di restrizioni. La sua casa a Firenze divenne un punto di incontro per intellettuali e artisti, un luogo di libero scambio di idee e sperimentazione creativa, spesso in contrasto con l’ortodossia del regime. Con il suo impegno, Alberto della Ragione protesse il patrimonio artistico italiano e contribuì alla resistenza culturale contro il fascismo, sottolineando il ruolo cruciale dell’arte come mezzo di espressione e resistenza. Nel 1970, decise di donare la sua intera collezione alla città di Firenze, oggi esposta nel Museo del Novecento. Oggi la collezione di Alberto Della Ragione, che spazia dal futurismo alla metafisica, dal realismo sociale all’astrattismo, rappresenta una panoramica dettagliata delle correnti artistiche che hanno segnato un periodo di grande turbolenza e cambiamento ed un efficace promemoria del ruolo essenziale dell’arte nell’analizzare e confrontarsi con le questioni sociali e politiche, incentivando una costante discussione sulla resistenza e l’importanza della creatività.
“Con il suo impegno, Alberto Della Ragione protesse il patrimonio artistico italiano e contribuì alla resistenza culturale contro il fascismo, sottolineando il ruolo cruciale dell’arte come mezzo di espressione e resistenza”