INTERVISTA
EUGENIO GIANI, politica e cultura come missione
Un viaggio nell’universo interiore del Presidente della Toscana, che racconta come la cultura rappresenti l’anima della sua azione politica. Tra passione, memoria e valori, Giani riflette sull’importanza delle radici storiche e familiari, del dialogo con le nuove generazioni e sulla necessità di una politica autentica, empatica e profondamente umana.
C’è chi fa politica per mestiere, chi per passione, e poi c’è Eugenio Giani, Presidente della Regione Toscana, per il quale politica e cultura sono due facce della stessa medaglia. Un uomo che ha fatto dell’amore per la storia, l’arte e le persone il suo tratto distintivo, con uno stile personale che unisce profondità di pensiero, concretezza e una straordinaria capacità di relazione. Lo incontriamo per un’intervista che è anche un viaggio nel suo mondo interiore.
Presidente Giani, partiamo da una domanda centrale: cosa rappresenta per lei la cultura?
“La cultura per me è un elemento fondante della civiltà. È ciò che permette a una comunità di evolversi, di riconoscersi, di elevarsi. Non è solo conoscenza, è identità. Nei miei ruoli amministrativi – prima al Comune di Firenze, oggi alla guida della Regione Toscana – ho sempre cercato di far sì che la cultura non fosse considerata qualcosa di “in più”, ma qualcosa di “necessario”. Quando si crea un evento, un’occasione, una mostra, non si sta solo promuovendo un’attività: si sta costruendo un legame profondo tra individuo e collettività”.
Questa passione ha radici lontane, familiari quasi?
“Assolutamente. Mio padre, un ferroviere, è stato il primo a trasmettermi questa passione. La domenica mi portava con sé nei musei, nelle gallerie d’arte, in giro per la Toscana alla scoperta dei nostri tesori. Da bambino lo vivevo come un sacrificio – avrei preferito giocare a pallone con gli amici – ma oggi riconosco che quei momenti hanno lasciato un’impronta indelebile. Mi hanno insegnato a vedere il bello, a leggere il passato per capire il presente”.

PRESSPHOTO Firenze, Regione Toscana, auguri di Natale del presidente Eugenio Giani alla stampa
Giuseppe Cabras/New Press Photo
Ci sono figure storiche che l’hanno ispirata nel suo modo di fare politica?
“Ce ne sono tante, sarebbe difficile sceglierne solo una. Penso a Lorenzo il Magnifico, Cosimo I de’ Medici, Pietro Leopoldo… Tutti uomini che hanno fatto grande la Toscana con una visione politica che affondava le radici nella cultura. E poi in tempi più vicini a noi, Carlo Rosselli e il suo socialismo liberale, Calamandrei e quella straordinaria tensione morale che portava nella vita pubblica. E figure come Don Milani o Don Facibeni, che univano spiritualità, educazione e giustizia sociale. È da lì che traggo ispirazione: da chi ha saputo essere intellettuale e politico insieme”.
La politica di oggi sembra però aver perso quel respiro ideale… è d’accordo?
“Sì, è cambiata profondamente. Quando ho cominciato, nei primi anni Novanta, i partiti erano vere e proprie scuole di formazione. Ci si entrava con un forte senso ideologico: eri socialista, comunista, democristiano… E in base a quella identità, ti formavi e ti misuravi. Oggi invece la politica è più pragmatica, orientata alla gestione. Conta di più saper amministrare bene, risolvere problemi concreti. Non lo vedo come un male, ma è un cambio di paradigma che ci impone di non perdere l’anima, di non smarrire quella profondità che dava senso all’azione politica”.
Lei è spesso descritto come una persona straordinariamente empatica, capace di ricordarsi nomi, volti, storie…
“È vero, è una cosa che mi viene naturale. Per me la politica è innanzitutto ascolto, presenza. Non si può governare un territorio se non lo si conosce, se non lo si vive. Ho bisogno del contatto diretto con le persone, di capire cosa pensano, cosa sentono. È così che si costruisce la fiducia: stando nei luoghi, non solo nei palazzi. Quando ti fai un’opinione sulla base dell’esperienza, della conoscenza reale, riesci a decidere meglio, a rispondere meglio. È una politica fatta con i piedi per terra e il cuore tra la gente”.
E con i giovani? Ha spesso parlato di quanto per lei sia importante coltivare un rapporto con le nuove generazioni.
“Fondamentale. Il futuro si costruisce attraverso il passaggio generazionale. Una buona politica non pensa solo al presente, ma semina per il domani. Io credo molto nella trasmissione dei valori, dell’etica, della coerenza. Se nel tempo ci saranno persone che porteranno avanti quel che io ho cercato di fare, vorrà dire che il mio lavoro avrà avuto un senso. Mi piace dialogare con i giovani, ascoltarli, ma anche guidarli. Non per imporgli un modello, ma per accompagnarli nella costruzione del loro”.
E’ anche autore di libri di grande successo. Cosa rappresenta per lei la scrittura?
“È una forma di testimonianza. Gli antichi dicevano “Verba volant, scripta manent”, e io lo sento profondamente. Scrivere è lasciare traccia. È fermare un pensiero, un’esperienza, una visione. Ho scritto su Cosimo I, su Pietro Leopoldo… vorrei scrivere ancora, magari di filosofia, quando avrò più tempo per riflettere con calma. Sento questo bisogno di crescere dentro di me: raccontare ciò che ho vissuto per offrirlo ad altri, come stimolo, come punto di partenza”.

PRESSPHOTO Firenze, presentazione dell’offerta formativa delle Its Academy della Toscana: Eugenio Giani, Alessandra Nardini e Lorenzo Pierazzi. Foto Marco Mori /New Press Photo
Ha mai sognato una vita diversa dalla politica?
“Sì, avrei voluto saper dipingere o cantare, ma non erano nelle mie corde. Invece, credo che sarei stato un buon manager. L’ho intuito quando ho guidato Firenze Parcheggi: siamo passati da milioni di perdite a milioni di utile in pochi anni. Lì ho capito che avevo anche capacità organizzative e gestionali, ma non ho mai avuto il tempo di coltivarle a fondo”.
E i suoi figli? Hanno seguito le sue orme?
“Sono due ragazzi splendidi, e ne vado orgoglioso. Gabriele si è laureato in economia con il massimo dei voti ed è funzionario dell’Agenzia delle Entrate. Lorenzo ha 17 anni, frequenta il liceo scientifico ed è un ragazzo vitale, curioso, sensibile. Molto simile a me da giovane. Il merito però non è solo mio: mia moglie ha avuto un ruolo fondamentale nel creare una famiglia solida, nel seguirli con dedizione e amore”.
In una frase, chi è Eugenio Giani?
“Un uomo che ha messo la cultura al servizio della politica e la politica al servizio della gente”.
“La cultura per me è un elemento fondante della civiltà. Non è solo conoscenza, è identità”

PRESSPHOTO Firenze, premiazioni del Campionato di Giornalismo al teatro Cartiere Carrara. Eugenio Giani. Foto Marco Mori /New Press Photo

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