INTERVISTA
MARIANGELA D’ABBRACCIO Tra sogno e realtà nello zoo di vetro di Tennessee Williams
Con un legame storico al Teatro della Pergola, Mariangela D’Abbraccio torna sul palco in ‘Lo zoo di vetro’. Un viaggio emotivo attraverso sogni e realtà, in una famiglia intrappolata nel proprio simbolico zoo di vetro che diventa anche nostro. Uno spettacolo che promette di evocare una profonda risonanza con gli spettatori, riflettendo i temi universali di aspirazioni, delusioni e la lotta per l’identità personale nel contesto di vincoli familiari e sociali.
“Un autore che non sparisce mai dai cartelloni teatrali. I personaggi credono sempre nel sogno, hanno la speranza che possa accadere. Questa spinta vitale del sogno è la chiave del successo di Tennessee Williams. Amanda è molto terrigna, violenta, ma basta un nulla perché parta e pensi che domani sarà un sogno migliore”. Poche parole per Mariangela D’Abbraccio per definire questo suo nuovo, atteso lavoro, che la vede protagonista a Firenze in un debutto importante. Una delle migliori attrici italiane torna con Tennessee William e un classico dei classici, Lo zoo di vetro: debutto al Teatro della Pergola dall’11 al 16 febbraio.
D’Abbraccio, lei ha una lunga storia con il Teatro della Pergola. Ci racconta il suo legame con questo palcoscenico?
“La Pergola mi ha visto fin dall’inizio, quando lavoravo con la regia di Eduardo De Filippo in una farsa di Scarpetta e poi in Ditegli sempre di sì. Eduardo mi ha notata, mi ha voluta nella sua compagnia, che all’epoca era diretta da Luca De Filippo. Cercavo di iniziare a studiare per fare l’attrice, ed è stato proprio Eduardo a farmi incontrare Luca, che è stato una persona meravigliosa e un vero amico per me. Dopo Napoli Milionaria ho preso altre strade, lavorando con Giorgio Albertazzi, ma il legame con Luca non si è mai spezzato. È stata una figura bellissima che manca moltissimo al teatro italiano, un De Filippo come lui oggi non c’è più”.

“Torno a lavorare con Pier Luigi Pizzi per il mio quarto Tennessee Williams”, dice Mariangela D’Abbraccio
Lei ha recitato molto, più di tutte, Tennessee Williams in Italia. Qual è il suo rapporto con questo autore?
“Torno a lavorare con Pier Luigi Pizzi per il mio quarto Tennessee Williams. Sono l’attrice italiana che ha interpretato più volte questo autore, e quando il maestro Pizzi mi ha proposto Lo zoo di vetro, mi è sembrata una bellissima occasione. Con lui ho già fatto Un tram chiamato desiderio, e torno volentieri a lavorare con i ragazzi che mi accompagnano in questo spettacolo, attori di grande qualità scelti con il cuore. In scena sarò con Gabriele Anagni, Elisabetta Mirra e Pavel Zelinskiy. È un testo che tocca l’anima e ci ricorda cosa significa inseguire la propria vocazione”.
Com’è lavorare con un grande maestro come Pier Luigi Pizzi?
“Venivamo già dal Tram e ci conoscevamo molto bene. È un regista straordinario, una macchina perfetta. Uno dei più grandi scenografi italiani, che lascia sempre il suo tocco unico ma al tempo stesso segue lo spettacolo con grande attenzione. Sa che un attore protagonista ha sulle spalle la responsabilità dell’intero spettacolo e lo sostiene nel suo percorso. È incredibile: ha 94 anni ed è capace di fare sei ore di prove senza fermarsi mai, senza una pausa. Noi dobbiamo chiederla, perché ci stanchiamo e lui no. Ha un’energia vitale incredibile, è di un altro livello, quasi non umano”.
Cosa racconta Lo zoo di vetro?
“Lo spettacolo racconta le vicende della famiglia Wingfield, composta dalla madre Amanda (che interpreto io) e dai suoi due figli, Tom (Gabriele Anagni) e Laura (Elisabetta Mirra), una ragazza timida e claudicante. Cambiano a volte i ruoli, ed è la madre ad avere certe pretese, ma non cambiano i desideri, che restano diversi e spesso non ricambiati. Sono anime fragili che il pubblico vedrà muoversi intrappolate nel proprio simbolico ‘zoo di vetro’, che diventa anche nostro. I loro sentimenti e le loro parole ci attraverseranno il cuore, perché potrebbero facilmente appartenere alla nostra società”.
Secondo lei perché questo testo è ancora così attuale?
“Siamo alla fine degli anni ‘30 del secolo scorso, e la storia racconta la vicenda di una madre abbandonata dal marito che deve affrontare le difficoltà, i timori e le ansie derivanti dal desiderio di assicurare un futuro sereno ai suoi figli. Amanda oscilla tra il tenero e l’eccessivo. Laura, resa zoppa da una malattia, è introversa e chiusa, intrappolata in un mondo di illusioni: passa il tempo ad ascoltare vecchi dischi, leggere romanzi e soprattutto accudire la sua collezione di animaletti di vetro. Tom, invece, lavora in una fabbrica di scarpe per mantenere la famiglia, ma si sente soffocare e cerca un modo per evadere, rifugiandosi nel cinema e nella scrittura. La madre teme che lui stia diventando come il padre, alcolizzato e fuggito via. Queste dinamiche sono universali: parlano delle difficoltà, dei sogni e delle illusioni di tante famiglie di oggi. Williams è un autore che scava dentro di noi, mettendo in scena le nostre fragilità e il nostro bisogno di libertà”.
Cosa colpirà maggiormente il pubblico di questo spettacolo?
“Lo zoo di vetro racconta sogni, paure, illusioni, oppressione, sentimenti, rimorsi. È un testo che tocca l’anima e ci ricorda cosa significa inseguire la propria vocazione. Il pubblico vedrà una famiglia intrappolata nel proprio simbolico ‘zoo di vetro’, ma in realtà quella gabbia è anche la nostra. Ci riconosceremo nei loro desideri, nei loro fallimenti, nei loro tentativi di trovare un posto nel mondo. È un testo scritto con una straordinaria profondità e ancora oggi, dopo tanti anni, continua a parlare a tutti noi”.
“Lo zoo di vetro racconta sogni, paure, illusioni, oppressione, sentimenti, rimorsi. È un testo che tocca l’anima e ci ricorda cosa significa inseguire la propria vocazione”

Giornalista