TEATRO
La rivincita della donna nella coppia aperta di Dario Fo e Franca Rame
In scena al Teatro della Pergola di Firenze, “Coppia aperta quasi spalancata”, commedia scritta da Dario Fo e Franca Rame e diretta da Alessandro Tedeschi, esplora le sottili differenze tra la psicologia maschile e femminile, mettendo in mostra l’insofferenza degli uomini alla monogamia e il difficile e sofferto percorso della donna verso l’autoaffermazione e l’indipendenza. Ne parlano in questa intervista ad ArteCultura Magazine i due protagonisti Chiara Francini e Alessandro Federico. Che raccontano….
«Antonia che è convinta di essere felice solo se ha accanto un uomo, prima è assoggettata ai cliché imposti, poi reagisce. Alla fine, capisce che la sua felicità dipende solo da lei, ma prima deve fare faticosi compromessi e subire anche violenze dal marito». Così Chiara Francini prima, con toni divertenti, poi anche drammatici, racconta le due facce della famosa, indissolubile medaglia dello stare in coppia: quelle che narrano e trattano le differenze tra psicologia maschile e femminile, compresa la relativa insofferenza degli uomini al concetto di monogamia. Poche parole ma buone, per descrivere un testo prezioso come “Coppia aperta quasi spalancata”, spettacolo che ha debuttato al Teatro della Pergola di Firenze, firmato dal Nobel Dario Fo con la sua compagna, Franca Rame, qui per la regia di Alessandro Tedeschi. La coppia è perfettamente formata – e rodata – da Chiara Francini e Alessandro Federico che sul palcoscenico sono più che credibili.
Chiara di cosa si tratta?
Chiara Francini “Di una favola tragicomica travestita da commedia. Come nel miglior vaudeville sulla liberalizzazione della vita coniugale degno del miglior Feydeau, al quale l’ironia surreale di Fo e Rame sembra ispirarsi. Mettiamo in scena i figli del famoso Sessantotto e di quel mutamento di coscienza civile del Belpaese. E c’è tutto, compresa l’evoluzione del matrimonio borghese, visto alla luce delle riforme legislative di quegli anni, i Settanta, che hanno portato con loro le trasformazioni dei nuclei familiari e del loro andamento dal punto di vista anche socio antropologico”.
Applausi a scena aperta durante lo spettacolo, alla fine le ovazioni del pubblico: è solo la vostra bravura o c’è dell’altro?
Chiara Francini “Con questo spettacolo ognuno in piccolo, o in grande, rivede molto dei suoi comportamenti, il testo è ormai un classico universale: pare che perché la coppia aperta funzioni, debba essere aperta da una parte sola, quella del maschio. Perché se la coppia aperta, è aperta da entrambe le parti, si corre il rischio delle correnti d’aria. Il successo di questo spettacolo è perché, come tutti i capolavori di scrittura, riporta la sempiterna favola o il sempiterno martirio che è un sentimento come l’amore quando è coppia. Soprattutto si vanno ad analizzare le tematiche dello stare all’interno di una coppia, ma è un testo che soprattutto pone l’accento sull’individualità di due esseri umani, Antonia e Mambretti. E che, in maniera straordinaria, come sanno fare i geni come Dario Fo, riesce ad analizzare, sottolineare e sclerotizzare quelle che sono un po’ inevitabilmente le peculiarità di un uomo e di una donna, soprattutto quando sono coppia”.
È questo, dunque, qui il segreto del vostro grande successo?
Chiara Francini “Questo fa sì che il pubblico si riveda, riprodotto in dinamiche dove i maschi, ma soprattutto le femmine, si rivedano. Quante pensano che l’unico motivo di felicità sia riuscire a tenersi accanto qualcuno? Altrimenti ci si sente una donna fallita? Come succede ad Antonia che fa di tutto per tenersi il suo compagno. Accetta e patisce. Ma poi, nel momento in cui riesce ad ascoltarsi, rinasce dalle proprie ceneri mentre Mambretti…”.
A questo punto, Alessandro Federico dica lei.
Alessandro Federico “Lui scopre che senza lei, invece, non può vivere. Ormai a scoppio molto ritardato come è caratteristico dell’uomo, che forse le cose le scopre dopo una donna, e questo si può dire. Perché come scrivevamo nei diari di scuola è ancora vero che in amore vince chi fugge: non è cambiato nulla risalendo fino a Shakespeare, siamo rimasti lì. La grandezza di un testo è il fatto che sia eterno, perché attuale, anche se è vero che ci siamo evoluti e siamo cambiati, certe dinamiche, no. Diciamo che attorno agli anni 70-80 sembrava un messaggio più contemporaneo, ma in realtà non è così: la scena forte dove loro fanno l’amore, è quella dove la donna non vuole, ma l’uomo sì. Una cosa che rimanda alla signora Franca, giocando in commedia, ma non così tanto”.
Chiara non le sembra strano che questo testo sia stato scritto da Fo e Rame? Rappresenta un po’ il contrario del loro dichiarato libertinismo. Con reazioni alquanto borghesi, direi.
Alessandro Federico “È un testo che racconta proprio le dinamiche della loro coppia, che negli anni si è evoluta ed è cambiata, ma che di sicuro c’erano tra loro e ricalcano la loro vita. Mambretti è Dario Fo, e loro due insieme, vivono un microcosmo nel quale sono contenute, non due vite, forse molte di più”.
Quanto le somiglia, Chiara, questa protagonista?
Chiara Francini “Assomiglia a tante donne e anche io mi ci rivedo moltissimo. Perché nonostante uno dica, sei una donna di successo eccetera, in realtà questo senso di colpa e di inadeguatezza è davvero qualcosa che caratterizza tutte le donne, me compresa, che posso sembrare realizzata e lo sono. Però è veramente un qualcosa dove anch’io, che sono una provinciale paesana, mi ci rivedo e non poco. Comunque, la cosa importante è la sintonia, e ogni coppia è un microcosmo a sé. Poi sai, non si arriva mai da ogni parte, ci si limita a raccontare. E ognuno elabora quel che sente. Credo che l’importante sia come nasce questo incantesimo dell’amore in linea con la carne e la testa”.
Alessandro una parola sul suo ruolo.
Alessandro Federico “In verità quello che interpreto è lontano da me: io sono per essere fedele in amore, e invece nello spettacolo il nostro Mambretti inizia con il desiderio di aprire e in questo non mi somiglia. Ma mi somiglia nell’essere uomo, soprattutto nella fragilità del mio stato di uomo. A me piace molto la parabola sua, dove racconta questa fragilità nella quale mi ci ritrovo: quella di un uomo che, per quanto faccia vedere i muscoli, ha il suo bello proprio nella fragilità. E allora i ruoli si invertono: il marito strilla, va in crisi, vuole la mamma e minaccia il suicidio, salvo poi ringalluzzire precipitosamente non appena la moglie, impietosita, confessa di avere inscenato una situazione del tutto inventata. E naturalmente, a quel punto, non potrà mancare il classico colpo di scena”.
Chiara, il segreto della donna per sentirsi non ingabbiata in un cliché c’è?
Chiara Francini “Secondo me la grande rivoluzione per le donne avviene quando cominciano ad ascoltarsi a seguire solo la propria voce. E, se questo accade, sono capaci di cambiare il mondo. Antonia comincia a rinascere proprio nel momento in cui pensava che tutto fosse immutabile. C’è nel finale la libertà, sempre la libertà».Uno spettacolo da vedere, anche utile, come nell’antichità: quando il parlare e ascoltare non era un optional, né una pratica da remoto.
“La grande rivoluzione per le donne avviene quando cominciano ad ascoltarsi a seguire solo la propria voce. E, se questo accade, sono capaci di cambiare il mondo”
Giornalista