INTERVISTA
GIORGIO CAVAZZANO Una vita con Disney tra innovazione e magia del disegno
Considerato uno dei più grandi disegnatori contemporanei, Cavazzano racconta la sua evoluzione artistica, l’incontro con Tiziano Sclavi e Fellini, l’amore per Venezia e l’internazionalizzazione del fumetto Disney. Tra ricordi personali, nuovi progetti europei e una visione ottimista del futuro di Topolino, emerge un artista innovativo e discreto, convinto che disegnare significhi soprattutto emozionare e far sognare.
Donatella Zucca
Secondo Feltrinelli, Giorgio Cavazzano è uno dei più celebri disegnatori di fumetti contemporanei, riconosciuto per aver innovato profondamente lo stile della tradizione Disneyana, diventandone un punto di riferimento assoluto. Una tesi confermata anche dallo scrittore e fumettista Tiziano Sclavi, creatore di Dylan Dog, che ha affermato: «Negli anni, Giorgio è riuscito a essere Cavazzano e Disney allo stesso tempo, un risultato che prima di lui era riuscito solo a Carl Barks». Cavazzano, attivo anche nel mondo della pubblicità, ha dato vita a personaggi cult come Walkie & Talkie, Oscar e Tango, Smalto & Johnny, Timoty Titan e Capitan Rogers, proiettando il suo talento nel panorama internazionale già a partire dal 1979. Proprio in quell’anno crea il personaggio Peter O’Pencil per la rivista tedesca Zack, distribuita in Belgio, Francia, Lussemburgo e Olanda. Dal 1988 al 1991 collabora inoltre con la rivista francese Pif, pubblicata da Éditions Vaillant, ridisegnando i famosi personaggi originariamente creati nel 1950 da José Cabrero Arnal. Innovativo, dinamico e dotato di una straordinaria capacità grafica – così è definito da AT&T Laboratories Cambridge, importante centro europeo di ricerca nelle comunicazioni – Cavazzano non si limita al disegno ma è anche autore di numerose sceneggiature. La sua carriera è costellata da successi internazionali e prestigiosi riconoscimenti, ma tutto ciò vissuto con grande semplicità e discrezione. Punti fermi della sua vita restano la famiglia e Venezia, la città in cui è nato nel 1947 e che continua ad amare profondamente, vivendo oggi nel vicino comune di Mirano. Una Venezia conosciuta fin dall’infanzia con la curiosità tipica dei bambini, al punto da averne assaggiato involontariamente persino l’acqua dei canali, dopo esservi caduto più volte.
Gillo Dorfles, nella sua riflessione sul fumetto seriale lo aveva considerato materiale Kitsch rielaborato in chiave artistica. Non ti sembra un po’ troppo riduttivo?
“Non so a quando risale questa asserzione e quale storia abbiano fornito a Gillo Dorfles, perché non è abbastanza chiaro a cosa si riferisca questo materiale Kitsch, ma basta pensare a come veniva considerato da Umberto Eco il fumetto, per capire che è tutto completamente diverso. Comunque, anni fa non era il solo a pensare così, a una certa prudenza nel considerare il fumetto in chiave artistica, in seguito però le cose si sono sviluppate in maniera diversa. Negli anni è cambiato tutto, la grande comunicazione e una serie di autori importanti hanno radicalmente modificato la sua chiave di lettura. Per esempio, oggi anche in Disney siamo impegnati a realizzare più storie destinate a incontrare gradimento e interesse anche in altri paesi, soprattutto europei, con gli stessi disegni, copertine e storie che vengono pubblicate in Finlandia, Francia e Germania, non solo in Italia. Dover essere compreso a livello internazionale è perfetto, lo trovo un aspetto fondamentale”.
È la cultura che evolve, ma per i disegnatori subentra anche la necessità di conoscere i vari paesi, o sbaglio?
“Infatti. Io ho avuto modo di collaborare con la Finlandia vedendo i film del regista Aki Kaurismäki. Ero molto interessato a capire questo genere di racconto, la sua filosofia, le pause, i personaggi, i dialoghi e questo mi è piaciuto talmente che Kaurismäki mi ha proposto di realizzare la parodia del suo film L’uomo senza passato. Per me è stato grandioso, era intitolata “Il papero senza passato”, una storia con Paperino protagonista e la partecipazione di molti altri personaggi del mondo dei paperi”.
Quale nazione si avvicina di più all’Italia, forse la Francia?
“No, è la Germania. A voler essere onesto mi permetto di dire che in Francia non hanno mai amato completamente Disney”.
Però quando sei andato in Francia ti sei trovato bene.
“Si, certo. Mi sono trovato molto bene perché ero libero di realizzare il mio stile. In quel periodo in Italia avevo avuto dei veti che non lo avevano reso possibile, avrei dovuto rinunciare al mio modo di raccontare espressivamente i personaggi. In Francia mi hanno lasciato totalmente libero, è stato un periodo che ricordo con grande affetto, molto bello, molto emozionante”.
I giovani vanno pazzi per DOOM, videogame horror, con zombi posseduti dagli inferi, demoni e mostri, per altri con guerre, rapine e stragi, gli stessi amati dagli autori di massacri come alla Columbia high school. In questo panorama di perfidia, sadismo e violenza come s’inserisce Topolino?
“Beh, s’inserisce in modo parallelo e opposto. Il loro è un discorso abbastanza distante dal nostro pubblico e le nostre storie sono molto attente a non creare atmosfere così nere”.
Sì, però ho letto che i giovani che leggono Topolino, sono gli stessi che poi leggono anche gli altri?
“No, non credo proprio. Topolino risponde a delle scelte da parte del lettore che non cerca certe cose. Insomma, sono più di 50 anni che disegno Disney e ti posso assicurare che i nostri lettori vogliono e pretendono che ci sia anche un punto d’incontro coi personaggi, il cui ruolo deve essere molto sereno. Non certamente preoccupante e angosciante come quelli che hai citato, come i massacri alla Columbia high school. Queste cose non fanno parte del nostro mondo. Certamente quello attuale non è un bel periodo per chi legge e neppure per chi scrive. Spesso vengono a trovarmi dei disegnatori e degli illustratori, soprattutto illustratori, che mi fanno vedere delle opere noir, cattive, rabbiose, furiose, e mi chiedo perché. Forse la ragione sta nell’atmosfera molto poco serena che oggi pervade in tutto il mondo, influenzando loro e varie forme della creatività. Per fortuna c’è Topolino, per fortuna ci sono altre testate molto lontane da questi spaccati terribili”.

Uno schizzo di Giorgio Cavazzano per “Zio Paperone e il terzo Nilo”
Non pensi che il Covid abbia fatto la sua parte?
“Probabilmente la cosa è anche peggiorata. Sì, perché c’era già da prima, soprattutto nei disegni giapponesi e in certi manga con immagini crude, macabre, angoscianti e violente”.
Sbaglio o le storie raccontate e rappresentate nel fumetto sono uno strumento educativo utile a sensibilizzare le persone anche su temi sociali?
“No, non sbagli. Noi lo abbiamo fatto e continuiamo a farlo. Io stesso insieme a tanti altri disegnatori ho avuto modo di lavorare su questi temi, su problematiche un po’ più impegnative”.
Ovviamente sempre essendo gradevoli e divertendo.
“Il divertimento c’è sempre, per chi legge e per chi crea, io per esempio mi diverto ancora moltissimo”.

“A me piace curare il dettaglio perché appartiene alla vignetta e ai personaggi, dice Giorgio Cavazzano
Nel tuo disegno è fondamentale la cura dl dettaglio, ci puoi dire o citare qualche storia in cui lo più che in altre e poi come mai?
“A me piace curare il dettaglio perché appartiene alla vignetta e ai personaggi. C’è un’attenzione in questo persino nelle scritte, in tutto quello il panorama della dinamica di una tavola, dagli oggetti, gli animali e gli elementi naturali ai personaggi secondari, non solo quelli primari. Mi piace e mi diverte proprio cercare questo. Sì, lo faccio da sempre, fa parte della curiosità che avevo da bambino e poi un po’ alla volta da adolescente. Da quando iniziai a collaborare con Romano Scarpa seguo questa linea, una linea che include un’evoluzione negli oggetti, l’abbigliamento, la maniera di camminare, di correre e una continua ricerca”.
È vero che l’atmosfera delle tue vignette cambia a seconda delle situazioni e delle persone in scena?
“Si certo. Anche quello è importantissimo, guarda da quando Vincenzo Mollica mi consigliò di realizzare una parodia cinematografica per Casablanca, un grande film in bianco e nero, di cui ho riprodotto con la mezzatinta le vignette. Da lì arrivò la collaborazione con Federico Fellini per una parodia del film La Strada. Una bellissima esperienza, per cui feci uno studio dei personaggi così come voleva Giulietta Masina, quando da bambina leggeva Topolino, con Minni in gonnellino e cappellino col fiore e Topolino in pantaloncini rossi, a cui dovetti affiancare uno studio sulla scenografia del periodo. Ultima, è la collaborazione che ho avuto e continuo ad avere, con lo scrittore Alessandro Baricco nella parodia “Le avventure di Pippo nel novecento”. Una storia che fa riferimento al Titanic e per cui, nel riprodurre quello che Baricco e lo sceneggiatore Tito Faraci mi avevano indicato, mi ero documentato su un libro dedicato a quel transatlantico e questa è stata la cosa più bella. Solo qualche settimana fa, ho disegnato un omaggio a Dino Buzzati attraverso Il Colombre, uno dei suoi racconti più celebri, che vede Paperino protagonista”.
In pochi, si sono salvati dalla sua matita giocosa e smitizzante, nemmeno William Shakespeare, prima del 2000 fu lui a disegnare “Paperon bisbeticus domato” scritto da Silvano Mezzavilla e ispirato a “La bisbetica domata”. Nel 2024, a 700 anni dalla scomparsa di Marco Polo, è toccato a lui con la storia in due parti “Il Miliardo”, ispirata a “Il Milione”, scritta da Marco Nucci, con Paperone e Paperino lungo le Vie della Seta, alla ricerca di un prezioso tesoro.
“Negli anni di omaggi ne abbiamo fatti tanti”, continua Giorgio, “per esempio quello a Corto Maltese con Topo Maltese e le scene di un meraviglioso topo nel ruolo di protagonista. Nel rivedere Corto Maltese più attentamente, mi sono reso conto ancora meglio di quanto bello fosse questo personaggio. Si tratta della parodia di “Una Ballata del mare salato”, prima storia del marinaio Corto Maltese creato da Hugo Pratt, con Gambadilegno, Minni e Macchia Nera che nell’ordine interpretano Corto, Rasputin, Pandora e il Monaco. Prima mi ha chiamato un giornalista per chiedere se potessi fare un servizio con dei disegni realizzati un paio di anni fa sulla cantante Mina. Un insieme di storie chiamato Mina Uack, il suo alter ego disneyano nel ruolo di protagonista insieme a Paperone, Qui Quo e Qua e Paperino, realizzato grazie a Vincenzo Mollica, patron dell’iniziativa, e la cantante. Da sempre abbonata a Topolino, Mina ne è stata felice, mi ha scritto che far parte del mondo disneyano è qualcosa di meraviglioso, di magico”.
Per il futuro che progetti hai?
“Ne ho uno molto importante di cui però non posso parlare. Una collaborazione europea che mi terrà, speriamo non tanto, distante dai personaggi di Disney. Li amo e il pensiero di lavorare su qualcos’altro mi agita, saranno un paio d’anni che mi preoccupano non poco. …. Alla mia età, però, è qualcosa di molto importante, in diversi mi hanno detto “se vuoi finire bene la tua carriera fallo, questa cosa resterà nella storia”. Collaboro come disegnatore, dovrò valutare varie sceneggiature ed, essendo un progetto europeo, dovrà avere delle caratteristiche particolari. Anche questa è una sfida, una sfida che mi piace, però non dormo la notte”.
Un flash sulla tua vita privata?
“Mia moglie è stato un colpo di fulmine avuto più di 50 anni fa, siamo sposati e abbiamo due figli, uno convive con una compagna che ha conosciuto in un mio viaggio in Finlandia. Come architetto voleva farmi vedere lo studio di Alvar Aalto; invece, proprio lì ha visto questa ragazza finlandese, importante, simpatica e veramente bella. Il più giovane si è sposato e ha due bambini che mi riempiono di disegni, sono abbonati a Topolino e disegnano, disegnano, disegnano”.

Giorgio Cavazzano con la moglie Elena, un meraviglioso colpo di fulmine 53 anni fa
Il mondo è sconvolto da ogni sorta di cambiamenti e imprevisti, ma le persone leggono ancora Topolino. Secondo te perché?
“Perché i suoi personaggi sono veri e le storie trattano il mondo in cui viviamo, perché si aggiorna continuamente attraverso nuovi talenti, autori e disegnatori che portano avanti questo tipo di interesse e di attenzioni. Grazie alla capacità e la pazienza dei responsabili di redazione nel valutare disegni e storie, nel dar vita a un prodotto di altissimo livello, soprattutto per lo stile, prevedo che i personaggi di Topolino avranno ancora una vita molto lunga”.
“Il fumetto deve divertire sempre, chi legge e chi crea. Io, per esempio, mi diverto ancora moltissimo”

Donatella Zucca
Giornalista e scenografa