INTERVISTA
ROBERT WILSON “L’arte della luce e delle identità nell’opera teatrale su Fernando Pessoa”
Il famoso regista e drammaturgo americano rivela, in questa intervista ad ArteCultura Magazine, le sfide e le ispirazioni dietro la sua nuova produzione “Pessoa, Since I’ve Been Me” che debutterà al Teatro della Pergola di Firenze. Tra riflessioni sull’uso innovativo della luce e dialoghi con la poliedricità di Fernando Pessoa, Wilson condivide come la diversità culturale e linguistica del cast arricchisca la rappresentazione di un autore iconico della letteratura portoghese.
“Mi è stato chiesto di lavorare su Fernando Pessoa dal Teatro della Pergola di Firenze e dal Théâtre de la Ville di Parigi. L’idea che sia una produzione internazionale, che ci siano attori provenienti da Paesi differenti, con background culturali differenti, e che sia uno spettacolo in varie lingue, mi sembra giusta per Pessoa. Pessoa era un uomo fatto di tante diverse persone, un portoghese cresciuto in Sudafrica. Mi è sempre parso un uomo molto solitario, anche nella sua immaginazione, nella maniera proprio in cui la sua immaginazione si muoveva. Sto lavorando a questo progetto insieme allo scrittore americano Darryl Pinckney, con cui lavoro da tanti anni. Per certi versi c’è un parallelismo bizzarro tra come scrive e pensa Darryl e Pessoa”. Una nuova sfida per un personaggio di fama mondiale, coreografo, pittore, scultore, videoartista, designer di suono e luci e chi più ne ha ne metta. Robert, detto Bob Wilson è nato a Waco, nell’ottobre del 1941, ed è uno dei più famosi registi e drammaturghi statunitensi. È famoso per la cultura internazionale per le sue collaborazioni con personaggi come Philip Glass in “Einstein on the beach”, e con numerosi altri artisti, tra i quali William Burroughs, Allen Ginsberg, Tom Waits e David Byrne.
Maestro l’aspetta questa nuova sfida che debutta in prima mondiale al Teatro della Pergola di Firenze con “Pessoa, Since I’ve been me”, una produzione internazionale. Qual è la prima cosa a cui dà più importanza per iniziare un lavoro?
“Quando comincio a lavorare, la prima cosa che faccio è illuminare lo spazio. Inizio con la luce. Anche se non so ancora quale sarà il testo o la situazione, sicuramente comincio con la luce. Ho studiato architettura e il mio primo giorno, il professore disse: “Studenti, cominciate con la luce!” È stata come una martellata nella mia testa. “Cominciate con la luce”. Molto spesso in teatro qualcuno scrive un testo, si fa la regia, si cominciano le prove e solo a ridosso dello spettacolo si pensa alle luci. Vi siete chiesti, invece, cosa succede se si comincia con le luci? Dunque, la mia prima domanda è: quale è la luce?”.
Come costruisce il suo lavoro, seguito e apprezzato da milioni di persone nel mondo?
“Una volta creato lo spazio, penso a come riempirlo. Il mio lavoro è questo: una costruzione di tempo e spazio. Niente di più. È una costruzione astratta che ha a che fare con cosa vedo e cosa ascolto. La ragione per cui facciamo teatro come artisti è quella di porre delle domande. Non si tratta di dire: “È questo”. Da una parte cerchiamo di rispettare il maestro, in questo caso Pessoa, ma non vogliamo diventarne schiavi. Bisogna anche sapersene allontanare, prenderne le distanze”.
Lei pensa che sia difficile per il pubblico capire il suo messaggio? Come lo spiega un autore?
“Veniamo al titolo, Pessoa – Since I’ve been me. Per prima cosa, un titolo è un titolo. Per esempio, quando ho fatto Einstein on the beach nello spettacolo non c’è mai Einstein che sta sulla spiaggia, era solo il titolo. Non bisogna interpretare il titolo. In Giorni felici di Samuel Beckett si apre il sipario e c’è una tragedia in corso, in realtà. Mai interpretare il titolo. Ciò detto, è comunque qualcosa che rimane nella testa del pubblico. È una maniera di iniziare. Qualunque cosa tu possa pensare, è reale e sarà comprensibile per il pubblico questa visione diversa, e sarà facile immergersi in una nuova storia”.
Fernando Pessoa è stato forse uno dei più importanti scrittori della letteratura portoghese e sicuramente autore molto influente dei nostri tempi. Insieme ad altri ha introdotto i movimenti di avanguardia nel suo Paese e è stato il primo a introdurre il concetto di eteronimi, cioè identità letterarie, segno distintivo della sua opera: sul palcoscenico come si è misurato con questo grande autore?
“Lo spettacolo è pieno di molte idee. Pessoa, come tutti noi, è pieno di molti personaggi. Quindi, una maniera di approcciare questo lavoro è cercare di capire come trattare questo prisma di personalità. Nella mia testa c’è un prisma con tutte le diverse personalità, i diversi aspetti di Pessoa”. Vedere Wilson all’opera: per credere.
“Quando comincio a lavorare, la prima cosa che faccio è illuminare lo spazio. Inizio con la luce”
Giornalista