TEATRO & SPETTACOLO
A Fiesole, la nuova sfida di Giovanni Vernassa
Il nuovo teatro da 320 posti che verrà inaugurato a novembre nella città d’arte Toscana, darà spazio ai giovani, alla musica, alla danza e al contemporaneo. Ne parla in questa intervista il direttore artistico Vernassa. Che illustra i suoi progetti e le idee di sviluppo che dal Teatro Verdi di Firenze lo hanno portato ad allargare il raggio d’azione
“La novità è quella che prenderemo un altro teatro, a Fiesole, accanto all’Anfiteatro Romano. Si tratta di un bellissimo teatro da 320 posti che sarà inaugurato a novembre. Un’altra sfida per noi abituati a non arrenderci mai. Sarà uno spazio per la musica, per la danza e per il contemporaneo, con un grande occhio rivolto ai giovani. Si chiamerà Teatro di Fiesole e lo gestiremo noi”. Giovanni Vernassa è direttore artistico e manager di una delle più capienti sale della Toscana e ovviamente di Firenze, il Teatro Verdi in origine era il Teatro Pagliano, che ha preso questo nome nel 1901. Un bellissimo colosso da 1500 posti e ben 6 ordini di palchi e la straordinaria struttura a ferro di cavallo con un nome di riferimento e cioè Giovanni Vernassa, uomo dalle mille risorse. Sicuramente lo spettacolo gli scorre nelle vene: il padre era il grande Sergio Vernassa forse il primo vero impresario teatrale italiano fin dagli anni Cinquanta, la madre era stata soubrette assieme a Sandra Mondaini con Erminio Macario che inventò di fatto la “rivista” e diede una svolta al gusto italico per lo spettacolo e ai primi rudimenti della trasgressione. E lui, Giovanni, dal canto suo porta avanti da sempre il suo ruolo di direttore artistico del Verdi a Firenze, che poi negli anni si è andato ad aggiungere allo stesso ruolo per altri spazi storici d’Italia, dal nord al sud.
Vernassa, programmare una stagione artistica: oggi quanto coraggio ci vuole?
“Alla base c’è il conoscere il pubblico e capire cosa è passato in questi anni e da cosa è dipeso il suo gradimento. Lo spettatore del Teatro Verdi si aspetta spettacoli nazional popolari, ama vari generi non è monotematico sul discorso prosa. Diciamo non solo classici e commedia, tanto per capirsi. Al contrario, il Verdi è polivalente, ci vanno dai musical alle commedie musicali, la danza, gli ‘one man show’. E non è un caso che sia così: perché puntiamo su un pubblico vario, per rispondere alle esigenze di tutta la Toscana. L’ attenzione la condivido coi ‘gemelli’ di Roma come il Sistina o il Teatro Lirico e gli Arcimboldi a Milano. Così cerchiamo di proporre i musical più importanti come Mamma Mia, Jesus Christ Superstar e imbastire un cartellone. Per poi capire cosa c’è di nuovo anche nella danza contemporanea e proporla al pubblico come è accaduto ai Momix che a Firenze in pratica sono nati e adesso sono diventati dei classici che la gente si aspetta di rivedere”.
Il tempo le ha dato ragione su varie scelte fatte, partite da Firenze e arrivate anche fuori dall’Italia.
“Scelte che sono state sempre ripagate dal pubblico, e non solo per fortuna, ma per professionalità. Come la presenza in cartellone da sempre di un grande artista come Vincenzo Salemme che da noi ha trovato la sua casa. E come anche Massimo Ghini, frequentatore assiduo del Verdi o il trasformista Arturo Brachetti, che ha cominciato con l’aver successo a Parigi, ma che poi ha fatto suo il nostro palcoscenico e da qui è stato conosciuto in Italia e dopo aver girato il mondo con successo è sempre tornato da noi con gratitudine e affetto”.
Un lavoro tanto capillare non si fa da soli.
“Proprio no: da sempre collaboro insieme a Claudio Bertini, Massimo Gramigni, Barbara Vernassa, Lorenzo Luzzetti: alcuni di noi lavorano su altri fronti dello spettacolo, ma sempre uniti. Altrimenti un buon risultato sarebbe impossibile ottenerlo.
Tutto è iniziato 24 anni fa quando prendemmo il Teatro Verdi e andammo a parlare con il Sistina di Roma della nostra prima stagione teatrale dicendo: abbiamo un contratto per i prossimi vent’anni. Vorremmo che il Verdi diventasse la vostra casa, la casa della commedia musicale e allora sono arrivate la Compagnia della Rancia e quella di Massimo Romeo Piparo, il teatro di Piero Garinei che è stato a Firenze tantissime volte come Giorgio Gaber, Mariangela Melato e il grande Gigi Proietti. Lo stesso Fiorello ha trovato nel Teatro Verdi la sua casa. Da quel momento è nato un rapporto solido con queste compagnie che hanno creduto in noi e ancora oggi sono la nostra forza assoluta”.
E siete stati premiati: i numeri delle presenze parlano da soli.
“Tutti hanno fatto la loro parte nel far rifiorire questo che è uno dei più bei teatri d’Italia dove vedi curiosità, novità e lo spettacolo unico che poi girano anche in Europa. Un teatro che con la sua ampiezza ha potuto anche sostituire il Comunale, cioè il teatro lirico, bombardato in tempo di guerra”.
Quanto ha contato nelle scelte tanto avanguardistiche l’influenza di suo padre, Vernassa?
“Quando ancora in Italia non esisteva il musical, mio padre andava in America a vederlo perché ne era innamorato: a noi fratelli da piccoli ci faceva vedere i film musicali americani che in Italia non esistevano. E poi aveva questa grande passione per lo spettacolo, fra l’altro aveva iniziato come attore con i più grandi dell’epoca come Tognazzi, Albertazzi, Vianello, Gassman, quindi lo spettacolo gli scorreva nelle vene. Poi la grande passione del musical che ci ha trasmesso. Pensa solo ad ‘Aggiungi un posto a tavola’, che è un vero cult: per la prima volta andò in scena nel 1974 al Teatro Verdi, portato proprio da mio padre. E trent’anni dopo lo abbiamo riproposto con mia sorella Barbara, questa volta con il figlio di Dorelli ed è stato ancora un successo strepitoso. Per dire quanto sia stato fondamentale nostro padre nelle scelte e nel saper guardare oltre. Il nostro rammarico è stata la sua prematura scomparsa, nel 1991, prima che la Compagnia della Rancia potesse approdare, voluta da lui, a Firenze con il primo musical italiano, A Chorus Line che aprì a questo genere di spettacolo anche in Italia. E quando gli chiedevano di che partito politico fosse, rispondeva: io sono un teatrante, altro non mi interessa. E così siamo noi. E voglio ricordare anche che al Verdi a Firenze è andato in scena anche l’ultimo spettacolo di Monica Vitti, “Prima Pagina”.
Ci racconti come si sta espandendo lo spirito del Teatro Verdi.
“Durante la pandemia ho scommesso su Roma, città difficilissima in genere, ma anche per il teatro e lo spettacolo. Assieme al mio socio Michele Gentile ho preso in gestione e ristrutturato il Teatro Parioli con un contratto che ce lo affida per 18 anni con l’intenzione di restituirlo alla città dopo anni di chiusura. Tanto che Maurizio Costanzo mi ha chiamato per dirmi: hai regalato a Roma il Parioli e io finalmente posso tornare a casa. Da aprile ha ricominciato le sue trasmissioni da lì. Il Parioli si è andato ad aggiungere al Duse di Bologna, al Celebrazioni, all’Europa Auditorium sempre a Bologna, al Politeama Genovese a Genova, che doveva diventare un garage.
Ancora due parole il nuovo teatro di Fiesole le merita, vista la novità assoluta per uno spazio nuovo di pacca.
“Abbiamo preso in concessione dal comune di Fiesole per cinquant’anni: si tratta di un’opera mai finita, un teatro chiuso, che si chiamava in origine Auditorium di Fiesole, in una piazza centrale. Lo stiamo finendo di costruire insieme a Gramigni, Bertini e Luzzetti, e lo restituiamo non solo alla città di Fiesole ma alla cultura italiana: quel che verrà fuori sarà un teatro bellissimo modernissimo con un’acustica perfetta raggiunta dall’architetto Carlo Carbone: si stanno ultimando i lavori e sarà inaugurato a fine novembre con un grande evento”.
E che tipo di programmazione?
“Mah, io aspetto di avere le chiavi. E con le chiavi in mano penseremo a programmare, le idee non ci mancano di sicuro”. Il teatro secondo Giovanni Vernassa: di certo non strumento antiquato, ma nato per dare soluzioni alle controversie della cultura
“Alla base c’è il conoscere il pubblico e capire cosa è passato in questi anni e da cosa è dipeso il suo gradimento”
Giornalista