INTERVISTA
CATERINA PACI Giovani attori crescono
Dall’audizione alla ribellione tingendosi i capelli di rosa, Caterina Paci affronta le sue sfide e trionfa su Netflix nel film “Sei nell’anima” interpretando la cantante Gianna Nannini adolescente. A soli 16 anni, racconta in questa intervista ad ArteCultura Magazine il suo percorso in ascesa e l’impatto degli Intimacy Coordinators nel cinema.
“Prima, ho registrato un selftape su parte, poi mi hanno convocato a Roma dalla regista, abbiamo fatto diverse prove, ma qualche giorno dopo mi hanno detto che non ero stata scelta perché sembravo troppo grande rispetto all’età scenica richiesta. E questa è una cosa che mi è capitata in diverse occasioni. Come atto di ribellione alla delusione, mi sono tinta i capelli di rosa. Il giorno dopo la mia agente, Chiara Solari, mi ha comunicato che mi avevano dato il ruolo. È stata una grande emozione”. I dolori della giovane attrice: è fiorentina Caterina Paci, sedici anni appena che è su Netflix nel cast del film sulla vita di Gianna Nannini, “Sei nell’anima” diretto da una grande regista come Cinzia Th Torrini. Il suo ruolo è quello di Gianna Nannini adolescente. Un film su piattaforma, già campione di visualizzazioni in una settimana: “Evviva – scrive la regista sui suoi social – ‘Sei nell’anima’ è al primo posto nella top ten di Netflix! E si può vedere in 190 Paesi!”. Giovanissima e già con le idee chiare Caterina Paci si è formata in una scuola di teatro e cinema che oggi è anche un’agenzia per giovani talenti sotto la direzione di Chiara Solari. Ragazzina, ma con lo sguardo e il carattere degli anni delicati e ribelli dell’adolescenza propri della grande Gianna Nannini. Le scene da lei interpretate, e l’essere minorenne sul set, hanno richiesto la presenza di un Intimacy coordinator (una figura da poco resa obbligatoria in Italia), ma che ha permesso di dare verità a delle scene brevi ma forti, intime e delicate per la loro narrazione e per la loro realizzazione.
Caterina, dove hai studiato recitazione e come si combina con l’impegno scolastico?
“I primi corsi erano di teatro per bambini nella sede dell’Accademia di danza, e dopo la scuola si è trasferita diventando Formazione Entrarte e aprendo cinema con il percorso DVAS, che significa appunto ‘Dalla vita al set‘. Io ho seguito tutti i corsi, da quelli ludici, ai propedeutici e tuttora continuo, in quella che sento un po’ casa mia, la mia formazione. Vorrei nominare e ringraziare anche la mia docente di recitazione cinematografica Valentina Chico, fondamentale nel mio percorso. La mia scuola? Frequento il liceo classico Michelangelo di Firenze, faccio uno studio di tipo umanistico e letterario. Le mie giornate sono piene a livello di impegno scolastico, inoltre pratico l’atletica leggera e quindi ho spesso gli allenamenti il pomeriggio, durante la settimana sono molto impegnata. Riesco a conciliare le mie giornate e a portare avanti la formazione attoriale e il mio sogno, con grande impegno e passione, perché il DVAS si svolge nel fine settimana. Questa impostazione è fatta per permettere a noi attori ancora studenti di poter fare un percorso di un certo tipo, che prevede lezioni verticali anche di molte ore consecutive, che non sarebbero possibili in altri momenti. La formazione data è professionale e finalizzata a formare noi allievi attori per essere presentati a produzioni e quindi pronti per i provini, non è una scuola che ha l’obiettivo dello spettacolo finale o del corto fine a sé stesso, facciamo anche questo tipo di attività, ma solo come restituzione del lavoro”.
Come ti sei trovata sul set e in che modo hai preparato la parte?
“Sul set mi sono sentita subito a casa mia, ho conosciuto delle persone fantastiche, prima tra tutti la regista Cinzia Th Torrini, tutti grandi lavoratori e seri professionisti. Per la preparazione del mio personaggio, non è stato tanto il lavoro sulla memoria, non è stata quella la parte più lunga o complicata, la preparazione principale l’ho dovuta fare fisica ed emotiva, ma mi spiego meglio per gradi. Gianna è una grandissima giocatrice di tennis, io non avevo mai giocato a tennis prima della scorsa estate quando ho fatto delle settimane di tennis intensivo usando una racchetta degli anni 70, quindi di legno più pesante e più piccola. Un’altra parte del lavoro è stato fatto su di me con piccoli cambiamenti: per esempio ho tagliato i capelli e mi sono stati lisciati e resi più scuri per essere più somigliante all’immagine di Gianna alla mia età. Poi mi sono documentata sulla Gianna della mia età, leggendo biografia e interviste”.
Cosa ne sapevi di Gianna Nannini? L’hai conosciuta?
“Conoscevo Gianna come cantante, attraverso mia mamma e anche mia nonna, che mi hanno sempre cantato e fatto ascoltare, fin da piccolissima, le sue canzoni. Gianna come artista e persona non la conoscevo, non immaginavo niente della sua vita. Dopo il film e averla attraversata approfondendo la sua storia, apprezzo ancora di più le sue canzoni, perché posso capirne i testi. Raccontano tutte la sua vita e si apre un mondo dietro alle sue parole: non la canto e basta, l’ascolto. Ho conosciuto Gianna Nannini sul set, per una mia scena girata a Siena nella villa di famiglia, è stato un incontro buffo, mi stavano microfonando, ricordo che era una giornata molto ventosa e quindi non era semplice. Gianna è arrivata in auto, mia madre vedendola scendere l’ha scambiata per la protagonista, Letizia Toni, pensando l’avessero magnificamente truccata, e l’ha salutata. E invece era proprio Gianna che ha parlato con mia mamma e si è molto emozionata. Quella è stata la prima volta che l’ho incontrata e un’altra volta a fine riprese per i saluti e poi a Roma per l’anteprima del film”.
Chi è l’intimacy coordinator?
“Una figura diventata obbligatoria anche in Italia per sostenere l’attore quando viene chiamato a interpretare scene intime e anche di sesso. A maggior ragione quando l’attore è minorenne è figura fondamentale perché può essere che si racconti una situazione non ancora vissuta e quindi con una maggior difficoltà di restituzione di verità nella scena. L’intimacy aiuta a comprendere bene la scena mettendo l’attore a proprio agio e quindi portando l’attore a realizzare la scena superando ogni tipo di imbarazzo (per me è stato così) e tutto grazie al lavoro fatto insieme ad Elly Schirinzi “.
Un pensiero su Cinzia TH Torrini.
“Cinzia è una persona davvero fantastica, oltre che una regista straordinaria. È sempre presente sul set con un’energia davvero contagiosa; pretende molto dai suoi attori e sa condurli a ciò che vuole con chiarezza e professionalità. Dopo i primi ciak mi sono rilassata perché con me è stata molto presente e anche affettuosa. Voglio ringraziarla per questa grande opportunità che ha voluto darmi e per come mi ha accompagnata e aiutata anche durante le scene un po’ più complicate”.
Rivederti al cinema che effetto ti ha fatto?
“La prima volta è stata emozionante: sono stata invitata all’anteprima a Roma, quasi non me lo aspettavo e per me è stato un grande onore. Durante la proiezione c’è stato un applauso del pubblico ad una delle mie scene. Momenti che ricorderò per sempre”. Protagonista del film è Letizia Toni, nei panni dell’icona rock: racconta trent’anni di vita e carriera partendo dall’infanzia, fino alla sua consacrazione, nel 1983. Il film è tratto da ” Cazzi Miei”, autobiografia dell’artista. Nel cast ci sono anche Maurizio Lombardi e Andrea Delogu nel ruolo di Mara Maionchi young. Un successo per piccole attrici che crescono. E spesso bene.
“Ho conosciuto Gianna Nannini sul set, per una mia scena girata a Siena nella villa di famiglia, è stato un incontro buffo. Gianna è arrivata in auto, mia madre vedendola scendere l’ha scambiata per la protagonista del film, truccata alla perfezione”
Giornalista