INTERVISTA
GIUSEPPE GIBBONI Il giovane astro del violino italiano
Giuseppe Gibboni, vincitore a vent’anni del Premio Paganini 2021, parla, in questa intervista ad ArteCultura Magazine, della sua passione per il violino, dei suoi sogni futuri e dell’impatto che ha avuto la vittoria su di lui, trasformandolo da studente a professionista riconosciuto.
“È uno dei talenti più straordinari che abbia conosciuto. Possiede un’intonazione perfetta, una tecnica strabiliante, un suono molto affascinante e una musicalità sincera. Sono sicuro che avrà tutti i successi che merita”. Nessuna parola può essere più appropriata di quelle di un grande violinista come Salvatore Accardo per descrivere Giuseppe Gibboni, nato nel maggio del 2001, uno dei migliori nuovi talenti italiani, salito alla ribalta per aver vinto nel 2021 a soli vent’anni, il prestigioso Premio Paganini di Genova, riportandolo in Italia dopo 24 anni.
Se l’aspettava di vincere il concorso Paganini?
“Sono andato al concorso con la mentalità di vincere il concorso e l’avevo messo in conto di poterlo vincere. Anche se dai concorsi c’è da aspettarsi di tutto perché sono estremamente imprevedibili. Ma quello che è certo è che mi sono preparato per vincere questo concorso”.
E cosa ha significato per lei?
“Vincere il concorso Paganini è stato sicuramente uno dei momenti più importanti della mia carriera finora e ha indubbiamente cambiato la mia vita, mi ha fatto passare dallo status di studente a quello di professionista”.
A che età ci si innamora del violino?
“Ho iniziato a suonare il violino a tre anni e mezzo circa, perché provengo da una famiglia di musicisti e mio padre è stato il mio primo insegnante, ho iniziato col violoncello in realtà, ma non so neppure io perché il mio sogno è sempre stato di suonare il violino. Con lui ho affrontato un lungo lavoro, con costanza e determinazione, ma non mi è mai pesato: ora risultati stanno arrivando”.
Giuseppe, quale è il suo rapporto con questo strumento così difficile?
“Ho un ottimo rapporto con il violino perché lo ritengo uno strumento estremamente versatile in grado di offrire tantissimo”.
I suoi interpreti di riferimento?
“Non ho un vero e proprio violinista preferito, ma prediligo le incisioni del secolo scorso. Mi piace molto il modo di suonare dei violinisti del Novecento che erano senz’altro un po’ più liberi e fuori dagli schemi rispetto a oggi, che si tende a suonare più omologati, tutti allo stesso modo”.
Cosa c’è nel suo futuro?
“Nei prossimi progetti spero di suonare sempre di più in giro per il mondo. Semplicemente fare quello che già sto facendo: quindi suonare tanto e far conoscere la musica classica a quanta più gente possibile. E soprattutto ai giovani perché credo che abbiamo bisogno delle nuove generazioni e anche che sia importante per i giovani conoscere la bellezza della musica classica”.
Ce l’ha un musicista punto di riferimento?
“Come vincitore del Premio Paganini non posso che ispirarmi a Paganini che è stato un grandissimo innovatore, il più grande violinista di tutti i tempi. Innovatore sia nell’aspetto violinistico che proprio come personaggio. È stato in grado di coinvolgere tantissima gente: col suo modo di essere è stato una vera e propria rockstar”.
Lei è giovanissimo: se le dico musica rock, pop o rap?
“Dovessi scegliere tra rock, pop, e rap sceglierei la musica pop. Ma non ho un genere particolare: credo che la musica sia bella tutta. Purché fatta bene”.
“Ho un ottimo rapporto con il violino perché lo ritengo uno strumento estremamente versatile in grado di offrire tantissimo”
Giornalista