INTERVISTA
ROBERTO VECCHIONI “L’Infinito è dentro di noi”
L’artista e cantautore italiano svela, in questa intervista ad ArteCultura Magazine, il segreto della sua eterna giovinezza: l’emozione. E, con il nuovo tour ‘L’Infinito’, porta sul palco la forza della vita e la bellezza delle piccole cose in uno straordinario viaggio attraverso immagini, monologhi e canzoni
“Un artista è una persona del tutto inutile, il Pil non cambia con un’artista, la nazione non è meglio o peggio ma esistono dei momenti di tutti noi che sentiamo qualcosa, da una frase letta, dalla scena di un film, da una musica. Ognuno ha la sua. E questa cosa si chiama emozione, che ripaga di tutte le cose, l’emozione è come una rete di appoggio, ci tiene su”. Con tocchi di filosofia Roberto Vecchioni, che ha ricevuto il Pegaso d’Oro della Regione Toscana a Firenze, parla della sua nuova tournée. E della sua nuova vita a 80 anni.
Come esseri umani cosa ci manca Vecchioni?
“Può succedere di tutto nella vita di ognuno, ma noi siamo ancora capaci di piangere e di ridere, e finché abbiamo queste emozioni siamo vivi. Se perdiamo questa facoltà non ci salvano i soldi, il lavoro”.
Quanto pessimismo: e cosa allora?
“Non ci salva neanche l’amore, perché l’amore è emozione. Io quando canto sono testimone per me di emozioni, e ricettacolo di quelle del pubblico. Finché avremo queste emozioni saremo uomini: non si deve mai smettere di sentirsi giovani e di amare».
A ottant’anni – che ostenta con una certa civetteria e ne dimostra dieci di meno – non è mai stato così richiesto, e ha scritto anche un libro che va a ruba.
(Ride) “Si intitola ‘Tra il silenzio e il tuono’, edito da Einaudi, lo penso come inno alla forza della vita. Ma questa è un’altra storia: la verità è che non mi sono mai stancato di scrivere canzoni. Le canzoni si scrivono anche per gli altri, ma non per tutti. Ho fatto canzoni incomprensibili, bisognerebbe spiegarle ma non lo faccio, eppure poco alla volta sono state comprese, richieste ai concerti. Anche più di Samarcanda o Luci a San Siro, eppure 20 anni fa erano incomprese”.
In che senso incomprese? Da chi?
“Nel senso che sono contento di non aver mai cercato la facilità, che è una cosa che ho sempre avuto in odio, mentre va benissimo la canzone semplice. Una famosa frase di Oscar Wilde dice che devi far passare per intelligenti le cose stupide affinché anche gli stupidi si sentano intelligenti, ecco, questa cosa non mi va e non mi andrà mai».
Vecchioni, lei sarà al Musart Festival Firenze giovedì 18 luglio al Parco Mediceo di Pratolino, per poi partire per l’Italia con “L’Infinito tour”, ce lo racconta un po’?
“L’Infinito è un grande spettacolo di canti, immagini e monologhi, che parte da un’idea precisa: l’infinito non è al di fuori di noi, non è introvabile, ma è dentro di noi, nella nostra anima e nelle nostre emozioni. Tutta la prima parte dello spettacolo è giocata sul nuovo disco e sui personaggi che hanno battuto il destino, hanno combattuto il male, hanno amato la vita, gli altri e se stessi. Emerge un mio concetto recente, nuovo, di grande amore per tutto ciò che si fa e si vive. La seconda parte dello spettacolo, invece, è una specie di ritorno, uno sguardo sul passato con le canzoni di prima, che mostrano come si è arrivati a questo concetto di infinito attraverso pensieri particolari sull’amore, sul sogno, sull’esistenza, sul dolore, sulla gioia, sulla felicità… e come poi tutte queste piccole cose si siano ricomposte in un’unica idea, che è quella di amare la vita comunque sia, bella o brutta perché in realtà è sempre bella. Siamo noi che a volte la immaginiamo in un altro modo». Sul palco l’amatissimo cantautore sarà accompagnato dalla sua band storica, costituita da Lucio Fabbri (pianoforte e violino), Massimo Germini (chitarra acustica), Antonio Petruzzelli (basso) e Roberto Gualdi (batteria). Con modestia e determinazione, capacità di ascolto, chiarezza e creatività. Grazie di esserci grande Prof.
“Finché avremo queste emozioni saremo uomini: non si deve mai smettere di sentirsi giovani e di amare”
Giornalista