INTERVISTA
MASSIMO RANIERI Arte, Amore e Musica Italiana, connubio vincente
Massimo Ranieri rivela, in questa intervista ad ArteCultura Magazine, come l’arte, l’amore e la musica italiana si intreccino nella sua vita e nella sua carriera. Con passione e umiltà, condivide il suo legame con il pubblico e difende con fervore la tradizione musicale italiana
“Quando ero ragazzo pensavo che il lavoro fosse importante più di tutto perché se l’amore fosse finito, avendo il lavoro non mi sarei ritrovato solo. Adesso che ho 73 anni, e diciamo che vado verso la vecchiaia, ho scoperto che senza l’amore non si riesce a fare nulla, perché è una spinta emotiva molto forte, sia l’amore che il sentimento dell’amore. È questo che aiuta ad affrontare con più leggerezza e consapevolezza il mio meraviglioso mestiere”. Massimo Ranieri, praticamente ‘trino e uno’: sul palcoscenico una voce calda e potente, che a distanza ravvicinata diventa suadente e velatamente dolce. Che dire di uno showman di razza che il mondo ci invidia, showman straordinario con doti eccezionali anche di attore, ballerino, oltre che di adorato interprete della canzone italiana. Massimo Ranieri, cioè una sintesi quasi mitologica tra fantastico animale da palcoscenico e tutta l’energia della musica fatta persona. Non a caso per il suo concerto i biglietti vanno a ruba quasi un anno prima. A Firenze debutta al Teatro Verdi mercoledì 6 marzo alle 20.45.
Massimo, ma queste interviste, alla fine, la annoiano?
(ride) “Ma per niente! Io debbo tutto al pubblico se non ci fosse il mio pubblico non ci sarei io e nessuno dei miei colleghi artisti. Rispetto assoluto alle domande dei giornalisti, che portano al pubblico i miei pensieri, ed è un bellissimo modo di comunicare. Io lavoro, preparo gli spettacoli pensando al pubblico e amo coinvolgere anche durante gli show, perché così si sente più vicino a me e con me divide le emozioni. Non smetto mai di studiare per cercare le parole giuste, allenarle, giudicarle, cancellarle e pure sostituirle. Perché tutte le parole hanno un senso “altro” al di là del significato. Pensa a quanto questo coinvolge chi assiste a un mio spettacolo, e quanta empatia suscita: il risultato è veramente bellissimo”.
Massimo, lei è un uomo molto amato da almeno tre generazioni di persone, che effetto fa tutto questo amore che non finisce?
“Solo chi lo prova e fa questo mestiere può capire l’effetto che fa e non si può spiegare: è meraviglioso. Ma non si riesce a raccontare, è difficilissimo trovare parole su come ci si sente quando si sta su un palco davanti a persone che ti amano e ti stimano, appunto da tre generazioni. Sai che vuol dire? Che i genitori o i nonni li hanno educati bene alla tradizione della grande canzone italiana, questi ragazzi. Ed è straordinario che i più giovani crescano con questa educazione e soprattutto con questa musica: cioè con l’ascolto della musica italiana che rappresenta la nostra tradizione culturale. Perché quello che ci propongono sempre di più oggi è l’imitazione della tradizione americana o inglese che non c’entra niente con le nostre origini e la nostra tradizione. E noi abbiamo l’obbligo di difenderla, di essere i guardiani della nostra cultura anche musicale”.
Un artista totale, istrionico polivalente che asseconda la sua vocazione dell’arte come forma assoluta: cosa privilegia delle sue “bravure”?
“Io dico sempre che non ci sarebbe il cantante senza l’attore, e non ci sarebbe l’attore senza il cantante, una specie di dottor Jekyll e mister Hyde. Sono una persona che vuole sempre sperimentare, e nel lavoro non mi fermo mai: ecco quindi il mio teatro con grandi registi, il cinema, la regia lirica, la tv e quant’altro. Nei miei programmi c’è il portare in giro per i teatri d’Italia per tutto il 2024 il mio spettacolo “Tutti i sogni ancora in volo”. Il filo conduttore dello spettacolo è l’amore ed io, qui, mi racconto con sincerità in prima persona. E ripercorro tutta la mia vita: sono un sognatore e sogno di poter sognare ancora. Un altro sogno lo realizzerò ad aprile, perché sono stato invitato in Australia, all’Opera House: un grande onore perché è accaduto solo a grandissimi artisti italiani come Modugno, Pavarotti e Bocelli”.
Ranieri, un ricordo di un regista come Maurizio Scaparro?
“Il teatro è il mio più grande amore, perché mi ha forgiato e mi ha fatto crescere e ho avuto la fortuna di incontrare grandi maestri che hanno scommesso su di me. Maurizio Scaparro è stato un amico fraterno e mi manca molto, non solo a me, ma a tutto il teatro. Mi manca la sua leggerezza, la sensibilità, la profondità e la sua grande, immensa cultura: un maestro assoluto di vita e di teatro. La mia fortuna per questo mestiere è stata nascere a Napoli e questo conta, è contato anche con Maurizio Scaparro: una città piena di grande cultura. Io le devo tutto. O quasi”.
“Non smetto mai di studiare per cercare le parole giuste, allenarle, giudicarle, cancellarle e pure sostituirle. Perché tutte le parole hanno un senso “altro” al di là del significato”
Giornalista