INTERVISTA
BARBARA D’URSO Dallo schermo alla scena, il ritorno trionfale con ‘Taxi a Due Piazze’
In questa intervista ad ArteCultura Magazine, Barbara D’Urso, protagonista della commedia di successo ‘Taxi a Due Piazze’, svela il suo emozionante ritorno al teatro dopo 15 anni. Con sincerità, rivive la formazione con Garinei, l’incanto degli anni Ottanta e condivide il sogno di un musical unico. Un racconto appassionante di reinvenzione artistica.
“Io? Giustamente sono all’opposto di Giulia: non riuscirei mai a reggere una doppia situazione sentimentale e una bugia non riesco a dirla. Però rispetto moltissimo l’amore di ognuno, basta non far del male al prossimo, perché l’amore è il sacrosanto diritto di viverlo come si preferisce. Recitare mi diverte, e mi butto su questo personaggio amplificando un ruolo che è tanto distante da me, che non saprei interpretare nella realtà: il che in scena mi dà una certa carica”. Quindici anni senza teatro, ma con l’imprinting di grandi nomi come – uno su tutti – Pietro Garinei, passano un po’ come una bicicletta lasciata lì: basta salirci sopra e ci sai andare. Così Barbara D’Urso brillante protagonista nei teatri d’Italia con il sorprendente “Taxi a due piazze”, racconta un po’ della versione di sé da attrice teatrale. È lei la protagonista di questa commedia tra le più rappresentate in Italia, scritta e rinnovata da Ray Cooney, con la versione italiana la prima volta al femminile, firmata da Gianluca Ramazzotti: in scena Rosalia Porcaro, Franco Oppini, Gianpaolo Gambi, Barbara Terrinoni, Antonio Rampino, Nico Di Crescenzo, la regia è di Chiara Noschese. È la storia della tassista Giulia Rossi, cioè D’Urso, personaggio ambiguo, anzi, bigamo, ma dipinto sul palcoscenico adorabile, fresco, divertente con punte di ingenuità. Poi ci sono i due mariti, e l’amica del cuore. Un bel cast dove tutto ruota intorno a un incidente e a questo mitico taxi, quasi un convitato di pietra. In scena Barbara D’Urso va libera senza narcisismo, ma con la semplicità di chi sente di dover in qualche modo testimoniare che anche attraverso uno spettacolo, la vita si può rinnovare.
Barbara, come si trova nello spettacolo catapultata negli anni Ottanta?
“Benissimo. Anche perché siamo una compagnia molto affiatata e allegra e questo fa la differenza quando stai fuori per molto tempo. La scuola fatta con Garinei mi è servita: sono quelle lezioni che non ti dimenticherai mai. Riproponiamo questo grande classico della commedia leggera, messa in scena la prima volta a Londra nel 1983. Io mi sono rivista la versione italiana con due fantastici interpreti come Johnny Dorelli e Paola Quattrini. Si doveva fare qualcosa che non fosse paragonabile, a personaggi unici come loro. Così il testo l’ho scelto io, in un periodo che mi proponevano di tutto, compreso ‘Nei panni di una bionda’, poi mi sono focalizzata su questa. E l’abbiamo pensata al femminile: perché no, finalmente?”.
Cosa ricorda di Garinei?
“Era un osservatore incredibile. Un vero maestro come ormai non ce ne sono più. Uno che tutte le sere guardava il nostro spettacolo, E meno male che c’è Maria, per tre mesi di seguito. Eravamo al Sistina e veniva sempre a darci le note, sia a me che a Montesano. Ricordo che una volta mi disse: Barbara, quando hai cantato la canzone seduta sul letto, hai accavallato la gamba destra invece che la sinistra. Mi ha trasmesso una formazione super rigorosa. Gli sono ancora grata”.
Come avete ricreato i mitici Anni Ottanta?
“Li abbiamo ristudiati a tavolino, naturalmente. Con un grande lavoro del costumista abbiamo cercato dettagli e particolari anche nei movimenti. Gli anni Ottanta sono lontani, ma anche vicini a molti equivoci, per certi aspetti. L’abbiamo pensato perché sia per tutti uno spettacolo godibile in quanto di interessante c’è anche l’idea della trasposizione di un classico declinato al femminile esattamente dallo stesso autore dell’originale e con una donna alla regia. Penso sia, come si dice? Anche politicamente corretto”.
Quindici anni senza teatro signora D’Urso: come ha resistito?
“Diciamo che ho fatto lo stesso tante cose contemporaneamente, comprese tre trasmissioni in televisione. Per me era assolutamente impossibile poter garantire una tournée: anche questa è la figlia ristretta del mio impegno televisivo. Posso lavorare solo nei week end e per le feste di Natale: ancora tournee lunghe non me la posso permettere. Ma questa sicuramente continuerà: è un tale successo che ci vogliono dappertutto. Ci hanno contattati da Napoli, Taranto, Genova, Livorno: è bello che chi l’ha visto il nostro Taxi a due piazze non ha potuto non notare il ritmo sostenuto, le battute che si rincorrono e si sovrappongono. E anche a un po’ di svecchiamento dal testo originale”.
Ce l’ha uno sogno nel cassetto?
“Punto al musical. Nel mio futuro vorrei fare un musical, un genere che adoro, ma voglio un testo pazzesco, unico, che non sia stato fatto o almeno dimenticato. Lo sto cercando e vado in tutti i teatri, in prima fila per sentire quell’energia lì e vedere se me la trasmettono. È da quando ho 18 anni che amo il teatro, lo spettacolo, e sogno un musical; quindi, deve essere un qualcosa di completo, di totale. Sempre compatibilmente con la televisione che non ho smesso di fare. E con questa tournee che amo e che sta andando benissimo”.
I suoi figli che le dicono?
“Sono orgogliosi della loro mamma e, per fortuna, discreti. Sono una donna di spettacolo, e sono stata molto fortunata, è vero. Ma è anche vero che mi sono sempre molto impegnata. A teatro mi diverto e mi rispecchio: vedo davanti a me platee attente e come sospese a un filo teso tra le mie parole. Come la ricerca di una felicità momentanea e possibile: senza equivoci”. Col cuore!
“Nel mio futuro vorrei fare un musical, un genere che adoro, ma voglio un testo pazzesco, unico, che non sia stato fatto o almeno dimenticato”
Giornalista