TEATRO
PIA TOLOMEI DI LIPPA “Il mio tributo al centenario di Giorgio Albertazzi”
Un grande amore e un legame indimenticabile. Così è stato il famoso attore italiano Giorgio Albertazzi per sua moglie Pia Tolomei di Lippa. Che in questa intervista esclusiva ad ArteCultura Magazine parla del suo spettacolo “Un perdente di successo” al Teatro della Pergola svelando l’intensità del loro rapporto e il significato dell’opera
“Volevo fare una cosa per Giorgio e per i suoi cento anni. Desideravo che la gente ricordasse la sua memoria, senza narcisismi, con la semplicità di chi sente il dovere di testimoniare, provando ad essere alla sua altezza, dato che lui possedeva il terzo occhio, quello che fa vedere più degli altri. Mi mancano le sue provocazioni pensate, che aprivano le questioni invece di chiuderle. E soprattutto mi manca lui, il suo sorriso sempre testardo, più difficile, più importante”. Pia Tolomei di Lippa è la moglie di Giorgio Albertazzi, giovane contessa discendente da quella Pia Tolomei cantata da Dante nel V Canto del Purgatorio. Da domenica 8 ottobre alle 19,30 è in scena al Teatro della Pergola questo spettacolo da lei stessa pensato e voluto, dal titolo “Un perdente di successo” che vede protagoniste in scena Mariangela D’Abbraccio, Laura Marinoni, Elisabetta Pozzi: senza nessun dubbio tre tra le maggiori attrici italiane che hanno condiviso l’esperienza sul palco con Giorgio Albertazzi, nel ricordo riconoscente e amoroso del grande attore nel centenario dalla nascita.
Pia, il titolo parla da solo
“Un perdente di successo è la citazione del libro scritto da Giorgio, cioè la sua famosa e bellissima autobiografia. L’idea di ricordarlo non è nuova, perché l’ho sempre fatto, fin dall’anno del suo addio, con uno spettacolo dedicato a lui, nella nostra tenuta, alla Pescaia, in Maremma (dove il grande interprete è morto nel 2016, ndr). Ogni anno proprio nei luoghi dove anche lui si esibiva d’estate, ho deciso di ricordarlo con lo stesso amore. Secondo me è un omaggio dovuto che in Italia non hanno saputo o voluto valorizzare, per un interprete come lui che non esagero a definire sopraffino, che ha lasciato una indelebile traccia non solo nel teatro italiano, ma nel mondo dello spettacolo”.
Come ha fatto a mettere insieme questa messa in scena?
“Volevo qualcosa che raccontasse non di lui, dove fosse proprio lui a parlare. Allora sono partita dalla scelta della sua autobiografia lavorando assieme a Mariangela D’Abbraccio che ne ha curato l’adattamento. L’impresa più grande è stata riuscire a far combaciare i tempi di attrici non solo come Mariangela, ma anche Laura Marinoni ed Elisabetta Pozzi che sono straordinarie e piene di impegni. Tre creature sue, comunque, che sono state molto carine e disponibili. L’ho proposto loro tra giugno e luglio, quasi sicura che mi dicessero di no, e invece si sono liberate per Giorgio. Poi ho pensato alla musica e ho voluto l’ottimo gruppo Musica da Ripostiglio, con un grande fisarmonicista come Gianluca Casadei, tutti amici di Giorgio bravi professionisti, che hanno subito accettato. Questo spettacolo è andato in scena alla Pescaia, il 20 agosto, giorno in cui avrebbe compiuto 100 anni. E adesso torna a Firenze, la sua città nel suo teatro, alla Pergola. Spero che altri teatri lo vogliano, perché naturalmente tutte le stagioni sono già tutte chiuse”.
L’idea della biografia e far parlare Albertazzi è molto bella.
“Per la prima volta una lettura dal suo libro è andata in scena a Forio d’Ischia, ancora prima che da me, grazie all’allora sindaco, Franco Iacono che tutti gli anni ha fatto qualcosa per ricordare Giorgio, e che è sempre stato molto vicino a me a lui, alla sua memoria: gli sono molto riconoscente”.
E nello spettacolo che vedremo (per ora) a Firenze cosa ci aspetta?
“Intanto potremo ascoltare le parole di Giorgio, che è bello far parlare. In questo adattamento non c’è soltanto ‘Un perdente di successo’, ma anche alcune delle sue bellissime poesie, una dedicata a me, scritta nel 2002, molto dolce; un’altra per la cagnetta Pola e anche un po’ di Peer Gynt che farà Elisabetta Pozzi, anche questo con l’adattamento e molte parole di Giorgio. Il finale è un colpo a sorpresa, molto romantico e poetico”.
Pia, come si vive senza Albertazzi?
“Sono cresciuta con lui, l’ho conosciuto a vent’anni e lui aveva passato i sessanta. Devo tutto a lui, e so che è ancora qui con me, alla Pescaia, me ne accorgo da mille particolari. Quello che sono diventata oggi, giusta o sbagliata che sia, lo devo a lui. Soprattutto quando mi arrabbio, perché le cose brutte vengono su facili, e le belle, invece, sono più difficili da tirare fuori. Ho avuto molta fortuna a incontrarlo, mi ha dato tutto, è il mio grande amore, un amore unico e speciale. Mi resta quel suo bellissimo sorriso, che imponeva quasi come un dress code, da far indossare a tutti gli invitati: anche alla sua festa della fine della vita”.
“Sono cresciuta con lui, l’ho conosciuto a vent’anni e lui aveva passato i sessanta. Devo tutto a lui, e so che è ancora qui con me, alla Pescaia, me ne accorgo da mille particolari”
Giornalista