INTERVISTA
GUALSERIO ZAMPERINI L’Arte come ponte tra Italia e Tunisia
L’arte è un potente linguaggio universale di unione tra nazioni. Ne è convinto il console onorario generale della Tunisia a Firenze che in questa intervista esclusiva per ArteCultura Magazine, condivide la sua passione nell’export della cultura italiana attraverso eventi eccezionali in Tunisia, rivela riconoscimenti e soddisfazioni, svela i legami speciali e affronta le sfide della sua diplomazia culturale. Un racconto di speranza, amicizia e connessione tra popoli.
“È proprio la libertà degli altri e la nostra che ci fanno paura? Preferiamo tornare indietro che andare avanti? Io preferisco guardare avanti. Perché soffro di una ingovernabile forma di curiosità, mi piace sentirmi vivere. E continuare a far lavorare l’immaginazione. Io ci credo che tra popoli possano nascere connessioni di crescita attraverso la cultura”. Ipse dixit il console onorario generale della Tunisia a Firenze dal 2009, Gualserio Zamperini: un ruolo non facile. Da anni è lui che si prodiga con rigore per l’unione e la collaborazione di due Paesi come Italia e Tunisia, mai come oggi al centro di dibattiti internazionali. Dal suo ruolo diplomatico ha capito che è proprio attraverso la cultura che si possono scardinare pregiudizi e arrivare all’essenza dell’uomo, per un nuovo umanesimo che abbatta barriere e confini.
Zamperini, non sono molte le persone che nuotano controcorrente, che si impegnano per sostenere il bene comune: come è cominciata l’avventura?
“Un po’ per caso. Poi ha preso il sopravvento sulla mia vita quotidiana di imprenditore. Ancora oggi la vivo con un senso di incertezza, legata ai timori del Paese che rappresento, con questa congiuntura internazionale, che diventa immigrazione. Non è facile per niente lavorare diplomaticamente in questo momento: tutti siamo qui a vedere cosa succederà. La verità è che la Tunisia non è stata aiutata nei tempi che avrebbero dovuto aiutarla. L’Europa, ma anche l’Italia, ha fatto ben poco per un Paese che si affacciava a un sistema democratico. Perché va ricordato che la Tunisia è stato il primo Paese arabo che aveva cominciato a lavorare per un sistema democratico, che andava sostenuto di più anche dall’Europa, per avere poi il coraggio di dare vita a nuovi scenari internazionali”.
Da anni lei organizza, con successo crescente, concerti in Tunisia, esportando di fatto la cultura italiana e creando un ponte con quel Paese.
“È così, e lo faccio con impegno e con piacere, anche se in questo momento è tutto più difficile. Ritengo che relazionarsi tra popoli attraverso l’arte, sia l’unico mezzo plausibile, avvicinabile, universale, perché è l’unico che non ha frontiere e riesce a parlare il linguaggio del cuore, andando a toccare la profondità dei sentimenti che, come la musica, non conoscono distinzioni. Secondo me questa è la cosa più importante. Ma serve anche per trasmettere un po’ della nostra cultura italiana che oggi è l’unica forma veramente democratica che ci rimane. Aiutare a diffondere saperi e culture diverse, vuol dire anche fratellanza, condivisione, vicinanza. Attraverso la musica si arriva a un modo per dire ‘ci siamo’ e non fare sentire sole le persone. Certamente so che non sono altro che palliativi alla situazione che stanno vivendo quei popoli, ma penso che dalle piccole cose si possa arrivare a quelle più grandi”.
Console, Tunisia e Toscana hanno altri link?
“In effetti, sì. Con la Tunisia abbiamo anche rapporti commerciali: in Italia, la Toscana è la prima regione che ha più scambi con questo Paese. Per esempio, ce ne sono con la regione di Sousse, dove abbiamo stretto un ‘patto d’amicizia’, il che vuol dire che anche le autorità sono molto attive e hanno molto ben lavorato proprio in Tunisia, nonostante quel che si crede. Ma per me questo dimostra che quando ci si impegna seriamente sulle cose, si riescono a raggiungere obiettivi che non sembravano possibili a un primo sguardo”
Quando ha cominciato con gli scambi culturali?
“Da subito, nel 2009, appena nominato, organizzai per primo, con vero successo, una grande mostra dell’artigianato tunisino in pieno centro storico, culminato in un gala. Una mostra che ha ratificato il patto di amicizia tra la Tunisia con la Toscana e Firenze. Da lì pensai di portare il Maggio Fiorentino a El Jem per esibirsi nel bellissimo anfiteatro romano e fu un trionfo in piena regola. Una serata importante, a cui partecipò tutto lo stato maggiore del governo tunisino, che fu trasmessa in diretta in prima serata dalla televisione nazionale. Dopo questo, al di là del mio impegno quotidiano, che prevede visite anche nelle carceri, ho contatti con la comunità per i permessi di soggiorno, e lavoro per gli studenti che vengono a Firenze. Ho proseguito nel mio percorso dei concerti, e ho portato in Tunisia la Fondazione Pavarotti, poi I cameristi del Teatro alla Scala di Milano un gruppo di 185 persone; poi ancora il Pucciniano, e anche il Conservatorio Cherubini di Firenze”.
In Tunisia cosa le dicono, Zamperini?
(Sorride) “Tante cose sinceramente. Ho anche ricevuto l’Oscar alla Cultura a Tabarka tramite l’Istituto di Cultura italiano e l’Ambasciata italiana a Tunisi e sono stato nominato Cavaliere della Repubblica per alti meriti. Devo dire che ho avuto molte gratificazioni pubbliche, e proprio all’anfiteatro di El Jem, certificati di riconoscenza. Ho instaurato ottimi rapporti con tutti i sindaci che si sono succeduti a Tunisi, e adesso ce l’ho con Souad Abderrahim, prima donna eletta sindaca, non solo di Tunisi, ma di una capitale araba”.
Soddisfazioni da conservare nel cuore?
“La strada dove c’è l’ambasciata italiana a Tunisi ora si chiama Rue de Florence, e a Firenze da un paio di anni esiste Largo Tunisi. Io non sono per fomentare odio e intolleranza. Ma è veramente difficile e frustrante accorgersi di non contare niente. E quando accade il contrario, è festa grande tra popoli”.
“Ritengo che relazionarsi tra popoli attraverso l’arte, sia l’unico mezzo plausibile, avvicinabile, universale, perché è l’unico che non ha frontiere e riesce a parlare il linguaggio del cuore, andando a toccare la profondità dei sentimenti”
Giornalista