TEATRO
Stefano Massini “Dalle viscere di un bunker l’urlo disperato contro la guerra”
Il Teatro Della Pergola di Firenze mette in scena “Bunker Kiev”, la potente opera di Massini che fa vivere allo spettatore l’ansia, l’angoscia e la speranza di chi è costretto in Ucraina a rifugiarsi sottoterra per cercare di sopravvivere alle bombe e ai missili russi
“Il bunker è quel posto in cui non sai dove sei, in tutti i sensi e forse alla fine nemmeno lo vuoi sapere: ti basta uscirne, è come, in una frase, la parentesi. Ecco sì, la parentesi, che a scuola una volta quell’insegnante com’è che si chiamava? Cominciava con la T, mi sembra. Nei bunker ti pianti spesso sui ricordi stupidi, il nome dell’insegnante cominciava con la T…”. Inizia interpretando parole, centellinando, dando loro forma, sostanza, corpo: così Stefano Massini nella sua nuova, forte idea di denuncia con un’azione teatrale contro la guerra in Ucraina, diventata nella quotidianità, anche sproloquio di argomenti televisivi che tengono banco sui social e consacra l’improvvisa fama di chi ne fa un presidio retorico. Parte da Firenze una drammaturgia iperrealista unica nel suo genere dal titolo “Bunker Kiev” un’azione scenica forte, che prende allo stomaco per la denuncia senza mezzi termini contro la guerra, scritta da Stefano Massini. Un progetto che agisce in un diluvio di parole con questo affabulatore di eccezione, impegnato e colto, sempre coi piedi ben piantati a terra, con un partner importante come il Teatro della Pergola.
Azione scenica che parte dai sotterranei, in uno di quei luoghi che dal 1600 sono la città del teatro, tra percorsi e cunicoli che si snodano lì sotto, mai frequentati dal pubblico, ma che possono arrivare fino al palcoscenico, dalle viscere di uno dei teatri più antichi d’Europa. “Bunker Kiev” è qualcosa di più di un semplice racconto perché soli trenta spettatori alla volta sono nel bunker e vivono il bunker, respirano l’aria del bunker, la paura del bunker e le inquietudini in questo spazio ristretto che la guerra e la costrizione portano con sé. Uno spettacolo contro la banalizzazione della guerra in un ambiente sonoro ricostruito da Andrea Baggio, col brano finale composto ed eseguito da Piero Pelù. Si tratta di un progetto speciale, avallato anche dal sindaco di Firenze, Dario Nardella, e organizzato di concerto, ovviamente con il direttore della Pergola Teatro della Toscana, Marco Giorgetti per soli trenta spettatori ogni volta. (Info: 055 2264347)
Una prima recita ha debuttato, altre ne arriveranno per ricordare che a un anno esatto dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia il 24 febbraio 2022, niente è cambiato. Anzi. Che sotto il bunker ci sta rintanata l’umanità innocente che non si arrende e si racconta storie per sopravvivere, tra rumore di bombardamenti e dì aerei a bassa quota, Stefano Massini, seduto tra i trenta, al buio, prende la parola per attraversare insieme l’esperienza di cosa significhi sopravvivere oggi, a Kiev, sotto le bombe. Lo scrittore, unico italiano vincitore di un Tony Award, ha sentito l’urgenza di un lavoro che sia innanzitutto un potente atto politico. E Bunker Kiev lo è a tutti gli effetti. Sulla scia di questa performance – denuncia dove i veri protagonisti sulla scena sono corpi ammassati, ravvicinati, obbligati, ogni giorno all’ una Palazzo Vecchio fa risuonare la sirena dell’allarme aereo, quella stessa che fa correre ai rifugi chi è in guerra in Ucraina senza colpe, senza volerlo.
Una scelta etica per essere idealmente vicini alla popolazione ucraina nel nome del teatro e della sua funzione che può e deve mettere il suo artificio al servizio di un’umanità distratta, proprio per colmare questo squilibrio tra banalizzazione della guerra e la sua percezione. Si può fare, si deve fare: questo per la Pergola non è teatro, ma storia. Dopo l’8 settembre 1943, infatti, con Firenze occupata dai nazisti, l’edificio teatrale non solo rimase aperto, ma alle sue naturali funzioni aggiunse anche quelle di rifugio antiaereo per gli abitanti del centro storico. Durante il passaggio del fronte a Firenze, il cosiddetto “periodo d’emergenza” dell’estate 1944, il Teatro era normalmente chiuso al pubblico, ma non ai suoi “abitanti”, a cui si aggiunsero anche alcune famiglie che vivevano nei pressi dei ponti distrutti dai tedeschi per rallentare il passaggio degli alleati.
Massini porta al pubblico una storia vera più del vero, dalle viscere di un teatro, che parte dalle testimonianze prese da blog, televisioni e social, riferite non solo negli articoli di giornale o nei video, ma anche nei messaggi di chi sta vivendo direttamente l’esperienza dei bunker. Qui si confronta drammaticamente con la realtà fatta di droni, bunker e di esistenze fermate e braccate, irrimediabilmente mutate. Massini, che ci ha abituato alla sua visione empatica della vita, ha tratto una drammaturgia potente e spietata. E presenta un’opera paradigmatica e semplicissima, capace di far rivivere alle persone l’esperienza di simili rifugi, concentrati di umanità e di dolore.
È un puzzle di esistenze rotte, incrinate, messe a rischio da una follia militare che costringe a rinunciare alla luce del sole, rifugiandosi sottoterra come animali in letargo oppure, più semplicemente, braccati. Un atto politico più che una performance vera e propria. Essere motore della partecipazione critica agli eventi della società: è questa una delle funzioni più alte e importanti del Teatro, che diviene testimone della Storia – ha sottolineato Marco Giorgetti alla presentazione -. Da Firenze un grido di dolore che raccolga in sé quello dell’Europa: è questa una delle funzioni più alte e importanti del teatro che diviene testimone della Storia”.
E “Bunker Kiev” resta progetto speciale del Teatro della Toscana per sostenere gli ospedali pediatrici di Kiev e di Mariupol, il cui Teatro Drama è stato squarciato dai bombardamenti durante la prima grande battaglia della guerra in Ucraina, nonostante nel cortile fosse stata dipinta la scritta “bambini”. Dopo le prime performance nel “Bunker Kiev” con Massini, si alterneranno in un’ideale staffetta teatrale e testimoniale, altri interpreti anche della società civile, nell’ottica del Teatro della Toscana di assumere un fondamentale impegno sociale, anzitutto verso le nuove generazioni. Le letture si alterneranno lì sotto con chi vorrà farle per sottolineare l’impegno di una città come Firenze contro la guerra in Ucraina a un anno dallo scoppio. Alla fine, il gelo del silenzio, nessun applauso. Massini si alza e va al di là di un muro che è uno squarcio. Come a sottintendere che la guerra in Ucraina si inferocisce ogni giorno di più.
“Il bunker è quel posto in cui non sai dove sei, in tutti i sensi e forse alla fine nemmeno lo vuoi sapere: ti basta uscirne, è come, in una frase, la parentesi”
Giornalista